Marco Diani, cofondatore e CEO di iMAGE S. “La chiave del successo per le imprese occidentali che producono sistemi di visione”, dice, “è di sottrarsi alla logica dei prezzi e pensare in modo innovativo”.
Le tecnologie della machine vision di iMAGE S ampliano il campo d’indagine verso ciò che non si può vedere con la luce visibile. Telecamere sensibili nel vicino e lontano infrarosso, nella banda UV e nei raggi X portano verso confini inesplorati.
di Riccardo Oldani
L’autunno è tradizionalmente la stagione delle tecnologie per la visione. In ottobre (quest’anno dall’8 al 10) Stoccarda ospita la più importante fiera internazionale del settore, Vision, seguita dall’Italian Machine Vision Forum, la mostra convegno promossa da ANIE Automazione e da Messe Frankfurt Italia, che nel 2024 si tiene ad Alzano Lombardo (BG) il 17 ottobre.
Il momento è quindi quanto mai propizio per farci raccontare i trend tecnologici e di mercato di un comparto divenuto sempre più importante negli ultimi anni, al centro dei processi di automatizzazione e digitalizzazione delle nostre imprese. A condurci in questa esplorazione è uno dei massimi esperti italiani, Marco Diani, cofondatore e CEO di iMAGE S, l’azienda di Mariano Comense nata nel 1994 e divenuta il punto di riferimento in Italia per chi sviluppa sistemi di visione nel mercato della machine vision, dell’intelligenza artificiale, dell’industria 4.0 e del settore geospaziale.
Diani è anche membro del Board of Directors di EMVA, l’associazione europea della machine vision, quindi, è anche particolarmente aggiornato sui temi dello sviluppo dell’industria continentale, degli standard e della competizione internazionale in uno scenario sempre più sfidante.
Nel suo laboratorio di test, iMAGE S esamina ogni singolo prodotto che ritiene interessante per il nostro mercato prima di inserirlo in catalogo.
IL MERCATO E IL “PROBLEMA” CINESE
“Alla fiera Vision di Stoccarda”, dice Marco Diani, “noi di iMAGE S saremo presenti come visitatori, come in ogni edizione, per incontrare i produttori che rappresentiamo e distribuiamo in Italia, e che partecipano come espositori e anche i nostri clienti”. iMAGE S commercializza nel nostro Paese 65 marchi, con una gamma di oltre 50 mila prodotti.
“Non saremo lì per siglare nuovi accordi, ma per rinsaldare i rapporti che abbiamo già attivato ed esplorare le novità tecnologiche in arrivo. A chi visiterà la fiera Vision consiglio però di fare un salto anche allo stand dell’EMVA e a quelli delle associazioni degli USA e del Giappone. Questo, infatti, è un momento di confronto delicato, in particolare con la Cina, con cui da tempo è iniziata una sorta di confronto sugli standard”.
“Le tre principali associazioni mondiali condividono infatti lo standard EMVA 1288, che definisce le modalità con cui misurare in maniera oggettiva le caratteristiche delle telecamere e che consente di mettere a confronto i prodotti di diversi marchi in maniera indipendente. I cinesi però hanno adottato una versione dello standard modificata a loro uso e consumo, per privilegiare i loro prodotti e farli emergere come i migliori sul mercato, cosa che non corrisponde in nessun modo alla realtà. C’è quindi in corso un’accesa discussione per trovare una soluzione che possa andare bene alle varie associazioni e quindi anche al mercato stesso. È importante, secondo me, che chi utilizza le tecnologie della visione nelle proprie applicazioni sia a conoscenza di questa diatriba e sia aggiornato sulle iniziative dell’EMVA”.
Milena Longoni, CEO e cofondatore di iMAGE S.
PENSARE IN MODO DIVERSO
I prodotti cinesi per la visione, in effetti, sono estremamente competitivi in fatto di prezzo anche perché, come avviene in tutto il comparto tecnologico, tutte le aziende del settore sono compartecipate dallo stato, che le avvantaggia in modo asimmetrico rispetto ai competitor internazionali con sgravi e facilitazioni che prendono la forma di una vera e propria concorrenza sleale. Se poi si cambiano le carte in tavola per far credere agli utilizzatori che anche la qualità tecnologica sia superiore, restano poche possibilità in mano all’industria europea e occidentale per tutelarsi.
“Sul piano del prezzo”, osserva Diani, “le aziende cinesi stanno arrivando sui nostri mercati con prodotti contro cui oggettivamente non possiamo competere. Ma la nostra qualità è ancora indubbiamente superiore, anche perché la chiave del successo per le nostre imprese è di sottrarsi alla logica dei prezzi per pensare e concepire i prodotti in modo diverso e utilizzarli in modo innovativo e creare valore aggiunto”.
LARGO ALLA SPACE ECONOMY
Pensare “out of the box”, insomma, immaginare nuove applicazioni ed esplorare nuovi mercati. Ma come? Per esempio, puntando al promettentissimo mercato della “space economy”. Marco Diani ha deciso di dedicare proprio a questo tema l’intervento che terrà al prossimo Italian Machine Vision Forum, evento a cui i principali player italiani partecipano con speech suddivisi in due sessioni, una dedicata alle tecnologie l’altro alle applicazioni.
“L’Italia”, ci fa notare Diani, “è stata il primo Paese in assoluto ad approvare una legge sulla space economy. Un passo importante, perché riteniamo possa esserci un ampio spazio di crescita in questo settore, che richiede prodotti mirati, dalle caratteristiche e dalle prestazioni particolari”.
Nel nostro Paese esistono 13 distretti aerospaziali, che fanno capo al Cluster tecnologico nazionale Aerospazio, CTNA. Si tratta di un ricco ecosistema di conoscenze, know-how, tecnologie e produzioni che mette in contatto tra loro grandi aziende con PMI e start-up, centri di ricerca, università e agenzie nazionali. Un bacino di imprese e di attività che si è ampliato enormemente da quando il costo dei satelliti è sceso a livelli molto più accessibili di un tempo, da un ordine di centinaia di milioni di dollari al milione di dollari. Oggi, insomma, sono molte di più rispetto a solo pochi anni fa le realtà che possono partecipare a questo mercato.
La riduzione dei costi in questo settore, osserva Diani, “è in primo luogo il risultato della genialità di chi ha pensato di fare le cose in una maniera diversa rispetto al ‘business as usual’. In pochi anni in Italia sono nate aziende veramente capaci di innovare l’avventura nello spazio. Per il settore della visione si tratta di un mercato importante, sia in ambito civile sia nella difesa, che ormai è divenuta, che ci piaccia o no, sempre più strategica”.
Paolo Longoni, CEO dell’azienda di Mariano Comense, di cui è fondatore insieme con Milena Longoni e Marco Diani.
ADATTATI A CONDIZIONI ESTREME
Ma, in particolare, quali sono i trend tecnologici che riguardano l’impiego delle tecnologie della visione nello spazio? “Un tempo”, spiega Diani, “si usavano prodotti fatti esclusivamente per operare fuori dall’atmosfera terrestre, per esempio, con soluzioni particolari per resistere alle radiazioni. Continuiamo a venderle ancora adesso, ma parliamo di prodotti costosi sviluppati da aziende superspecializzate. Oggi però vediamo che si cerca sempre di più di adattare agli impieghi spaziali le telecamere commerciali”.
“Prodotti che costano un centesimo, e anche meno, di quelli nativi aerospace, e che vengono adattati per la ‘sopravvivenza’ nello spazio, per esempio dotandoli di protezioni ad hoc. In ogni caso nello spazio servono risoluzioni alte e velocità elevate e occorre curare moltissimi aspetti per operare in condizioni così estreme. Quindi serve comunque un know-how avanzato e vediamo che diversi produttori si stanno impegnando in questa direzione”.
PAROLA D’ORDINE: RIPARTIRE SEMPRE
Anche se, in generale, il mercato delle tecnologie della visione non sta andando molto bene in questo periodo, condizionato dalle incertezze della crescita industriale in Europa, esistono ambiti, come appunto quello spaziale, con ottime prospettive di crescita. Le difficoltà possono infatti anche trasformarsi in opportunità.
“Ricordo sempre con piacere”, ci confida Diani, “una chiacchierata che feci, qualche decennio fa, con il fondatore di Comunione e Liberazione Don Luigi Giussani, che osservava come tutti i periodi di crisi servono per rinnovarsi. Nello specifico lui aveva in mente il mondo della spiritualità, si riferiva alle crisi di coscienza, ma lo stesso vale anche in un mondo più operativo. Le crisi ci sono sempre state e sempre ci saranno, l’importante è trovare sempre la forza e la voglia di investire quando si verificano, come noi di iMAGE S abbiamo sempre fatto”.
L’azienda, che nel 2024 ha varcato la soglia dei 30 anni di attività, ha attraversato tutti gli ultimi momenti difficili dell’economia mondiale, europea e italiana, ma non ha mai tirato i remi in barca scegliendo invece di rilanciare sempre attività e investimenti. Un impegno che le ha consentito di crescere fino a diventare il punto di riferimento italiano per tutte le realtà e tutti i comparti in cui le tecnologie della visione possono contribuire a un salto qualitativo e competitivo.
L’avvio di collaborazioni concrete con università, centri di ricerca e associazioni di settore, in Italia e in Europa, oltre che i rapporti commerciali con i più importanti produttori del mondo, ha consentito a iMAGE S di costruirsi una conoscenza e una competenza uniche e insostituibili nel settore, che le consentono non soltanto di individuare le soluzioni più interessanti per ogni tipo di mercato ma anche di collaborare con i suoi clienti per trovare il miglior modo di inserirle nei loro progetti e soluzioni.
La legge italiana sulla space economy mira a sostenere le imprese italiane del settore.
L’IMPATTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Un altro settore in crescita, e anche molto di moda, è quello dell’intelligenza artificiale applicata alla visione. Dice ancora Diani: “Siamo molto attenti agli sviluppi dell’IA generativa, che consente di ottenere risultati interessanti in molti ambiti applicativi legati alla machine vision, ma, a mio modo di vedere, sempre in abbinamento anche a tecnologie standard”.
Le soluzioni che utilizzano l’intelligenza artificiale sono sempre più veloci da “addestrare” e da implementare, ma non sono in grado di risolvere tutti i problemi e, soprattutto, hanno ancora un margine d’errore che non consente di avere risposte precise al 100%. “In ambito medicale questo problema si può superare”, commenta l’esperto di iMAGE S, “lasciando sempre l’ultima parola all’uomo o, meglio, agli esperti in grado di valutare i risultati ottenuti e di comprenderli. Nella sanità la visione supportata dall’intelligenza artificiale viene infatti usata essenzialmente per restringere i campi dell’indagine clinica o della ricerca, esaminando per esempio un grande numero di immagini e selezionando solo quelle più significative per il giudizio degli specialisti”.
“Noi di iMAGE S frequentiamo abitualmente la fiera della radiologia mondiale che si tiene da 110 anni a Chicago e vediamo come in questo settore la visione supportata dall’intelligenza artificiale trova sempre più applicazioni. Mentre un tempo gli stand più grossi erano quelli delle tre principali aziende tecnologiche del settore, GE, Philips e Siemens, oggi anche gruppi come Microsoft sono presenti in modo sempre più massiccio. Ma se nella sanità le soluzioni di IA forniscono un grande aiuto ai medici, nell’industria non si possono utilizzare sistemi affidabili al 98%. E questo è il motivo principale per cui, per quanto si parli molto di questa tecnologia in ambito industriale, le applicazioni reali sono ancora molto poche”.
IDEE INNOVATIVE PER LA MACHINE VISION
Un altro aspetto monitorato molto attentamente da iMAGE S riguarda l’introduzione sul mercato di soluzioni di machine vision che possono comportare una riduzione dei costi rispetto ai prodotti standard, soprattutto in termini di maggior produttività e facilità d’uso. Scendono comparativamente anche i costi di prodotti a elevata sensibilità, risoluzione e altri parametri legati alla qualità dell’immagine. Sono soluzioni interessanti per i system integrator, che ora possono proporle a un ventaglio più ampio di aziende.
“Noi abbiamo sempre privilegiato l’alta qualità nella scelta dei prodotti che commercializziamo”, osserva Diani, “ma ora questa tendenza dei produttori ci consente di proporre soluzioni altamente performanti a prezzi sempre più accessibili. Una destinazione molto interessante è, per esempio, quella della produzione di batterie, che richiede telecamere lineari con una potenza di calcolo e risoluzione molto elevate”.
“Teledyne DALSA, un’azienda con cui lavoriamo molto bene, ha, per esempio, rilasciato di recente una nuova gamma di telecamere della sua serie LINEA capace di prestazioni incredibili. Anche la tecnologia CIS, Contact Image Sensors, trova interessanti applicazioni nella produzione di batterie. Noi distribuiamo prodotti che vanno praticamente a contatto delle parti da esaminare e raggiungono una risoluzione elevatissima, pari a quella della qualità di stampa e non richiedono calibrazioni. Hanno il limite di avere una profondità di campo molto ridotta, non più di qualche millimetro, e quindi richiedono una grande stabilità degli oggetti ispezionati. Ma essendo precalibrati hanno il vantaggio di ridurre molto i costi e i tempi di installazione e di sostituzione”.
E i prodotti cinesi, che arriveranno in quantità? “Non siamo affatto convinti di distribuirli in Italia”, conclude Diani. “Preferiamo puntare sulla qualità superiore e sulla massima attenzione nel supporto tecnico e nell’assistenza al cliente. Del resto, lavoro nell’imaging da 41 anni e vedo arrivare continuamente sul mercato cose nuove ed entusiasmanti. Non ho dubbi quindi che ci sarà sempre da divertirsi nel fare il mio mestiere e che ci sarà sempre un grande futuro per tutto il settore”. © TECN’È
iMAGE S è alla continua ricerca di prodotti innovativi per le nuove esigenze dell’industria. Tra queste spiccano per esempio quelle per l’industria delle batterie come le telecamere ad alta risoluzione e potenza di calcolo o come i sensori CIS.