Lo stabilimento ABB di Dalmine, centro di eccellenza nazionale per la Smart Factory.
Le opportunità che le nuove frontiere tecnologiche offrono alle imprese sono molto concrete e gli strumenti offerti sono un mezzo efficace per la modernizzazione e l’efficienza del nostro sistema produttivo: la parola a Eliana Baruffi di ABB.
di Fiammetta Di Vilio
Forte della presenza nei mercati di tutto il mondo, ABB (www.abb.it) è in grado di supportare progetti di qualunque livello di complessità in diversi campi applicativi. Fornire soluzioni ritagliate sulle esigenze del cliente richiede di potere disporre di un’offerta caratterizzata dalla massima flessibilità, individuando per ciascun contesto applicativo i prodotti e i sistemi più adatti per la realizzazione di impianti sicuri, affidabili, efficienti ed economicamente competitivi. Ma non basta. Oltre che nei prodotti hardware e software, la competenza acquisita si concretizza ora nella ricca offerta di servizi proposti, ad esempio, dall’Application Center, con tecnici totalmente focalizzati sulle tematiche dell’automazione e del controllo del movimento in grado di accompagnare il cliente nel suo percorso di crescita e di fornire tutto il supporto necessario nella realizzazione dei progetti.
Ecco dunque, dalle parole di Eliana Baruffi, European Executive Communications Advisor e Country Communications Manager Italy di ABB, come la multinazionale cavalca e guida il cambiamento in un’epoca di grandi trasformazioni, ponendosi obiettivi sempre nuovi e via via più ambiziosi.
D. Quando si parla di automazione e di robot nel mondo del lavoro, alcuni media indicano come, con percentuali altissime, molte professioni verranno spazzate via da algoritmi, macchine e automi. Ci illustra il punto di vista di ABB sugli effetti delle “tecnologie abilitanti” sull’occupazione?
R. Ho iniziato a lavorare in ABB occupandomi di robotica, un settore che nel tempo è riuscito sempre a leggere le nuove sfide tecnologiche trasformandole in soluzioni. Mi ritengo molto fortunata a vivere quotidianamente la mia esperienza professionale in un’azienda come ABB Italia, un’eccellenza all’interno del Gruppo proprio per la realizzazione di applicazioni robotiche non solo nell’Automotive ma anche nella General Industry.
Tra l’altro, mi pare di poter decifrare dal contesto attuale delle piccole medie imprese che l’avvento dell’Intelligenza Artificiale farà sì che robotica e più in generale i sistemi di automazione si potranno via via estendere nelle loro applicazioni più avanzate anche ad aziende di quella dimensione. Tuttavia, come da sempre, l’innovazione tecnologica porta con sé una serie di dubbi e perplessità legate al concetto fuorviante della competizione fra robot e lavoro umano, ma l’evoluzione della robotica in ambito collaborativo, e noi ne abbiamo esperienza grazie a YuMi, ci racconta invece come i robot siano usciti dalle “gabbie” in cui siamo abituati a vederli, lavorando in vari contesti e avvicinandosi sempre di più all’uomo senza problemi di sicurezza, grazie ad una vera e propria interazione uomo-macchina. Tra gli altri aspetti che hanno contribuito a questo sviluppo evidenziamo la semplificazione estrema della programmazione e l’aumentata capacità di autoapprendimento dei robot, elementi che hanno contribuito ad una diffusione sempre più ampia della loro applicazione anche in ambito collaborativo.
Eliana Baruffi, European Executive Communications Advisor e Country Communications Manager – Italy, ABB.
D. Automazione e competenze: il ruolo strategico della formazione dentro e fuori l’impresa. Esiste una “via italiana” alla digitalizzazione delle fabbriche?
R. Per quanto riguarda il tema molto dibattuto dell’impatto dell’automazione dei processi sul mondo del lavoro e sull’occupazione, molte sono le diatribe da più parti che spesso dipingono scenari antitetici e controversi; noi preferiamo interpretare la realtà dei fatti. Se analizziamo, per esempio, i dati di alcuni Paesi con un altissimo livello di robotizzazione, come Corea del Sud, Germania e Giappone, e li confrontiamo con i dati occupazionali, emerge un fattore incoraggiante: automazione e digitalizzazione trasformano i lavori routinari e ripetitivi in nuovi posti di lavoro più gratificanti per gli operatori, rendendo le aziende più produttive e competitive. Sono informazioni che da sole basterebbero a confutare la tesi di senso comune secondo cui l’automazione è nemica del lavoro umano. Per ottenere tali risultati è determinante tuttavia elaborare strategie condivise in ambito formativo tra istituzioni, scuole e imprese; definire programmi e stanziare progetti che consentano ai nostri giovani di sviluppare nuove professionalità, funzionali ad un mondo in continua trasformazione.
D. Queste “nuove professionalità” possono essere identificate in qualche modo?
R. Ecco un’altra sfida aperta, e non solo per noi italiani. La velocità con cui si stanno evolvendo le tecnologie è esponenziale rispetto a quanto è accaduto in altri periodi storici e forse non ci è ancora consentito per questo motivo di allineare il passo con le strategie formative. Da parte nostra l’obiettivo è cercare in interlocutori interni ed esterni un contributo significativo per migliorare in tal senso. In ABB, infatti, ormai da circa due anni abbiamo avviato programmi di formazione massivi per tutti i dipendenti, sviluppando progetti che consentono alle persone, indipendentemente dal loro ruolo e funzione, di entrare in contatto con il digitale. Capire però come la trasformazione tecnologica in atto possa impattare sui nostri processi, sul nostro modo di lavorare e soprattutto di comunicare è un obiettivo più arduo.
D. Per la prima volta dopo anni, anche attraverso il piano di incentivi per Industry 4.0, si può parlare di una politica industriale che ha funzionato…
R. Gli incontri con i vari manager delle imprese italiane di ogni dimensione ci hanno confermato che il piano per Industry 4.0 è stato utile. È servito quantomeno a riflettere su diverse dinamiche economico-industriali e ad attivare un dialogo tra imprese e istituzioni che però deve continuare.
La digitalizzazione dei processi ha permesso a noi in primis di compiere un approfondimento sull’impatto della Rete rispetto a nuovi modelli di business e questa analisi ci ha poi aiutato a dare vita a training formativi mirati per disciplina, lasciandoci così modo di affrontare anche il tema del nuovo ruolo delle persone in fabbrica; perché è vero che noi vendiamo soluzioni di automazione ma è anche vero, al contempo, che siamo una grande azienda manifatturiera. Alcune delle nostre 13 fabbriche presenti su territorio italiano sono tecnologicamente molto avanzate, come lo stabilimento di Dalmine, centro di eccellenza nazionale per la Smart Factory. Quest’ultimo è un esempio concreto di produzione intelligente e di come le persone, che hanno visto cambiare il loro modo di operare in fabbrica, abbiano potuto valorizzare il proprio lavoro, in un’ottica interattiva e di integrazione con tutto il sistema aziendale.
Il nostro programma interno di digitalizzazione si basa su quattro pilastri: Industria 4.0, la piattaforma ABB Ability, l’applicazione nei nostri impianti dei principi ispirati a Industria 4.0 e infine, ma non meno importanti, le partnership attivate, poiché ormai questa rivoluzione industriale non può essere condotta in isolamento.
“Il sito di Dalmine è un esempio concreto di produzione intelligente e di come le persone, che hanno visto cambiare il loro modo di operare in fabbrica, abbiano potuto valorizzare il proprio lavoro, in un’ottica interattiva e di integrazione con tutto il sistema aziendale”.
D. Possiamo usare anche la parola “creatività” all’interno di questo nuovo modo di concepire il lavoro?
R. Un operatore che conosce più ampiamente il proprio mestiere, tramite i sistemi di automazione ha sicuramente maggiore consapevolezza di ciò che fa, diventando così protagonista attivo nel proprio contributo ad un processo integrato, dove la creatività individuale assume un’importanza fondamentale nell’evidenziare le criticità di un flusso per renderlo migliore. In questa logica di interscambio, un addetto diventa in qualche modo anche ‘insegnante’ del robot. Ricordo, ad esempio, l’episodio dell’anno scorso in cui il robot collaborativo YuMi - nell’ambito del primo festival internazionale della robotica promosso dal Comune di Pisa, Fondazione Arpa, Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, Centro di Ricerca “E.Piaggio” ed altri co-promotori scientifici - ha diretto l’orchestra che ha accompagnato Andrea Bocelli in una sua performance. In quell’occasione fu evidente che l’insegnante fosse proprio il direttore d’orchestra che guidava le braccia di YuMi; questo significa che un robot dotato di sensori e algoritmi è uno strumento per poter migliorare le attività dell’uomo senza sminuirne le capacità. I robot sono ausili tecnologici, non sostituti della sensibilità umana.
D. Cosa ci possiamo aspettare dall’implementazione delle tecnologie abilitanti nelle imprese?
R. L’integrazione delle nuove tecnologie all’interno di un’azienda va vissuta come uno stimolo positivo, una sfida da cogliere, in un momento così favorevole per l’industria italiana. Credo che l’intelligenza artificiale ci farà compiere un ulteriore passo avanti: passeremo dalle operazioni automatizzate a quelle autonome anche attraverso database che possano integrare il macchinario in un sistema più ampio. I computer dalla loro hanno ovviamente l’affidabilità, la velocità di calcolo e la capacità, attraverso gli algoritmi, di interagire con il contesto, poi resta all’uomo la capacità di trovare soluzioni che vadano al di là di contesti già sperimentati, lavorando eventualmente anche in assenza di dati e sfruttando quindi la propria creatività.
Eliana Baruffi quando era Presidente di Junior Archievement nel 2015.
D. Anche sul tema dell’efficienza energetica ABB è indubbiamente all’avanguardia. Quali sono gli ultimi progetti nell’ambito della mobilità sostenibile?
R. ABB ha iniziato a fornire soluzioni innovative per un sistema di trasporti efficiente già alla fine del XIX secolo e continua ad essere impegnata nello sviluppo di sistemi ad alta sostenibilità che stanno trasformando il settore dei trasporti. Per ABB Italia ciò significa in particolare lavorare affinché la rete elettrica sia in grado di assicurare questa inevitabile evoluzione. Noi abbiamo installato 7.000 stazioni di ricarica ultrarapida, contribuendo anche al superamento di uno dei principali dubbi in merito al tempo necessario di ricarica di un autoveicolo.
L’altro aspetto della mobilità sostenibile a cui teniamo molto è quello del trasporto pubblico; abbiamo infatti collaborato allo sviluppo di un bus elettrico che si ricarica ad ogni fermata tramite un pantografo e offre tempi di ricarica medi fra 4 e 6 minuti. È l’esempio di un utilizzo diffuso di autobus a zero emissioni nelle città. Sempre per rimanere in tema, abbiamo anche aderito a Motus-E, un’associazione che unisce tanti player della mobilità elettrica, rappresentando molti interessi, enti ed aziende (ENEL, Associazione Consumatori, Legambiente, produttori di auto), con l’obiettivo di accelerare l’adozione della mobilità elettrica in Italia. Certo è che senza infrastrutture di ricarica è comprensibile che le persone non siano stimolate a rivolgersi al mercato della mobilità sostenibile, bisogna quindi prima creare i presupposti affinché si possa usufruire delle energie rinnovabili attraverso una strategia di cambiamento strutturale.
“L’evoluzione della robotica in ambito collaborativo, e noi ne abbiamo esperienza grazie a YuMi, ci racconta come i robot siano usciti dalle ‘gabbie’ in cui siamo abituati a vederli, lavorando in vari contesti e avvicinandosi sempre di più all’uomo, senza problemi di sicurezza grazie ad una vera e propria interazione uomo-macchina”.
D. In base a queste affermazioni, che tipo di politica industriale vi auspicate per il Paese?
R. Dalla politica ci aspettiamo che si continui su un percorso strategico e lungimirante, volto anche alla collaborazione con altri Paesi. Siamo in un contesto in cui non ci si può più guardare indietro tenendo gli occhi chiusi, bisogna avere lo sguardo sempre rivolto verso il futuro e verso la ricerca di nuove risorse, liberandoci anche dal pregiudizio che gli altri facciano le cose meglio di noi.
Linea di autobus in funzione nella città di Ginevra; in particolare, si tratta di due autobus elettrici articolati che usufruiscono della tecnologia di ricarica rapida di ABB.
FOCUS: UN’IMPRESA POSSIBILE
D. Un bilancio dell’attività svolta in Junior Archievement. Cosa le rimane di questa esperienza? In che modo è concretamente avvicinabile oggi scuola e mondo del lavoro?
R. Sono stata nominata Presidente di Junior Archievement (JA) nel 2015, ed è stata un’esperienza incredibile, perché JA punta all’obiettivo di portare l’educazione imprenditoriale nelle scuole, dalle elementari fino alle superiori, attraverso il suo programma di punta che si chiama “Impresa in Azione”, grazie al quale i ragazzi hanno modo di confrontarsi con il mondo del lavoro, sviluppando anche un primo concetto di mini-impresa. Le classi, guidate da volontari aziendali (ABB l’anno scorso ne ha forniti circa settanta), devono sviluppare un prodotto, un progetto, un servizio, possibilmente digitale, e devono realizzarlo trovando un partner sul territorio, creando anche un vero e proprio business plan. Un’indagine di un paio di anni fa ci ha anche permesso di testare tra i giovani la qualità dell’esperienza vissuta e il riscontro è stato sotto ogni aspetto positivo; chi era stato esposto a questo tipo di programma, infatti, ne ha guadagnato in termini di fiducia e consapevolezza di poter dare un contributo.
JA negli ultimi tre anni ha visto triplicare tutti i suoi numeri grazie alla concomitanza dell’avvio del progetto scuola-lavoro, il quale ha fatto sì che il nostro programma fosse riconosciuto dal Ministero come una delle esperienze di alternanza. Siamo riusciti a “portare” l’azienda ai ragazzi e non il contrario, un fattore di innovazione straordinario per le piccole medie imprese che ha permesso a queste ultime di avvicinare i ragazzi al proprio mondo. Siamo riusciti ad aprirci anche nei confronti dei Licei Classici e Scientifici, fatto impensabile fino a qualche anno fa, grazie anche ad una maturata trasversalità di competenze dei ragazzi.
Il successo di JA è dato anche dalle competizioni a livello regionale che permettono ai giovani di tutta Italia di confrontarsi con il mondo industriale; è un fenomeno diffuso quindi su scala nazionale e non solo destinato ad alcune aree geografiche del Paese; inoltre, il team che vince la competizione ha poi la possibilità di esporre e presentare il proprio progetto in Europa. ©TECN’È
“Abbiamo installato 7.000 stazioni di ricarica ultra-rapida, contribuendo anche al superamento di uno dei principali dubbi in merito al tempo necessario di ricarica di un autoveicolo”.