Guido Porro, Managing Director EuroMed di Dassault Systèmes.
In un contesto di mercato complesso e in rapida evoluzione, prodotti e servizi non possono più essere considerati come la pura somma di funzionalità tecniche, ma come un sistema complesso che ingloba desiderata materiali e immateriali. È questa l'’opinione di Guido Porro, Managing Director EuroMed di Dassault Systèmes, azienda francese che realizza software di progettazione tridimensionale e soluzioni di 3D Digital Mockup e di Product Lifecycle Management.
di Anna Guida
Una nozione che da sempre nella riflessione filosofica testimonia un proficuo e necessario intreccio fra conoscenza teorica e pratica è quella di esperienza. Spesso vi si ricorre per designare l’insieme di memoria, percezioni, emozioni, ragionamenti, abitudini, azioni in cui si articola il nostro vissuto, se non per caratterizzare una concezione volta a superare il dualismo fra soggetto e oggetto.
Oggi anche le aziende sono sempre più interessate a proporre ‘esperienze’ ai propri clienti: quando si parla di social industry experiences si fa riferimento a realtà in cui il consumatore finale non è più un soggetto passivo, ma è diventato a tutti gli effetti uno degli attori principali dello stesso processo produttivo. I consumatori condividono un ambiente di comunicazione online sul web e sui social network e sono costantemente connessi. Perciò sono radicalmente cambiate anche le loro motivazioni e le abitudini di acquisto. In questo nuovo contesto non è più sulle caratteristiche tecniche del prodotto che si gioca la competitività delle aziende, ma sul valore aggiunto della consumer experience.
Non stupisce quindi trovare, al 40° posto della classifica delle aziende più innovative del mondo stilata da Forbes, la francese Dassault Systèmes (www.3ds.com), leader mondiale nella produzione di software PLM, CAD e 3D. Nella sua piattaforma tecnologica 3DEXPERIENCE, l’azienda è riuscita a riunire scienza, arte e tecnologia, producendo il più potente set di software collaborativi per gestire l’innovazione di prodotto e contribuire ad accrescere il valore offerto da ogni industria ai propri clienti finali. I suoi applicativi di design e gestione dei processi e quelli esperienziali basati sul 3D avanzato e sulla realtà virtuale sono scalabili su aziende e organizzazioni di tutte le dimensioni e integrati sotto la grande piattaforma chiamata 3DEXPERIENCE. Oltre 150.000 clienti sparsi in tutto il mondo, imprese di tutte le dimensioni che operano in ben 12 settori industriali, si servono delle soluzioni progettate da Dassault Systèmes.
A capo dell'area dell’Europa mediterranea, la regione che oltre all’Italia comprende Grecia, Israele, Turchia e Balcani, da ottobre 2012 c'è un trentasettenne italiano, Guido Porro. Dopo la laurea in Economia Politica alla Bocconi di Milano e il Master in Business Administration presso l’Insead di Fontainebleau, Porro ha maturato una notevole esperienza nella consulenza direzionale lavorando per Boston Consulting Group e Accenture con competenze specifiche nei settori dell’energia, dei macchinari industriali e retail. Nel 2009 è entrato in Oracle come Director, Industry Strategy & Insight con focalizzazione sul mercato italiano e successivamente ha acquisito nuove responsabilità come Senior Director per i mercati di Russia, ex-Csi, Balcani, Turchia, Grecia e Polonia. Siamo andati a intervistarlo per capire quali idee e quali visioni l'abbiano portato fin qui.
D. Cosa intende per 3DEXPERIENCE e quali sono la strategia aziendale, il progetto e gli obiettivi racchiusi in questa definizione?
R. Per noi la parola esperienza è una parola di fondamentale valore. In greco antico si diceva empeirìa, sostantivo composto da en- (in, all’interno) e peira (prova): con l’esperienza il soggetto è in grado di “saggiare all'interno” la realtà. Ciò che trovo più affascinante in questo concetto è che non esiste esperienza “astratta”, l’esperienza non può che essere incarnata nelle singole realtà, nel nostro caso nelle singole imprese e nei singoli applicativi.
Per noi fare innovazione non significa solo fare le stesse cose con maggiore produttività o efficienza, significa seguire le esigenze dei clienti che cercano nuove modalità di offrire “esperienze” ai loro consumatori. Il core business delle aziende non è l’IT o l’ottimizzazione dei processi, ma la creazione delle migliori esperienze da incorporare nei prodotti e nei servizi. Per questo le imprese devono essere messe in condizione di “scrutare” in anticipo l’esperienza che vivrà il cliente finale, in qualsiasi fase del ciclo di creazione dell’esperienza, perché questo consente loro di ottenere un vantaggio competitivo sostenibile.
D. Esperienza e innovazione sono quindi due concetti che “vanno a braccetto” nella vostra visione?
R. Certamente. Quando sviluppano l’esercizio creativo, le aziende seguono un processo articolato in diverse fasi e in diversi luoghi, che coinvolge idee, emozioni, tecnologie, interazione con la società e all’interno dell’azienda, promozione e marketing. È sempre più necessario definire una piattaforma per coordinare ognuno di questi elementi che compongono il processo di innovazione, trasformarli in asset digitali e renderli accessibili a tutti i livelli dell’azienda estesa. Si genera così un dialogo su più canali e su più livelli fra impresa, società, ricerca, che contribuisce a rendere più sostenibili non solo le aziende stesse, ma anche le città.
“Per noi fare innovazione non significa solo fare le stesse cose con maggiore produttività o efficienza, significa seguire le esigenze dei clienti che cercano nuove modalità di offrire 'esperienze' ai loro consumatori”.
D. Qual è il rapporto tra sostenibilità nello sviluppo dei servizi e dei prodotti e l’uso pervasivo della tecnologia 3D e della realtà virtuale?
R. Avere la possibilità di immergersi in una simulazione 3D apre enormi possibilità per rendere economicamente sostenibile la progettazione e la produzione di prodotti e servizi. Non solo, consente anche la realizzazione concreta di progetti e ricerche scientifiche ambientali, che senza una simulazione in 3D fino a poco tempo fa sembravano davvero improponibili. Un esempio? Dassault Systèmes sta partecipando a un progetto che consente di realizzare l’idea rivoluzionaria dell’Ingegnere francese Georges Mougin per ottenere risorse idriche per le zone desertificate del pianeta, recuperando e trasferendo iceberg alla deriva nei mari del nord. La sostenibilità per noi ha una relazione diretta e biunivoca con l’innovazione. Non per niente il nostro motto è “fare innovazione sostenibile”.
D. La 3DEXPERIENCE può essere applicata a tutti i comparti aziendali e a tutte le tipologie di produzione di beni e servizi?
R. Assolutamente sì, il 3D digitale e le simulazioni immersive si sono sviluppate ed estese dal primo scenario e dai primi applicativi di Dassault Systèmes per l’industria dell’ingegneria meccanica e della finanza, a quello della moda con FashionLab, a quello della cultura come testimonia il recente progetto Paris 3D, a quello di gestione del ciclo di vita del prodotto e a quello medicale. Oggi, la società ottimizza la propria tecnologia per fornire verticalizzazioni della piattaforma 3DEXPERIENCE su misura per le esigenze specifiche di ciascun settore industriale.
D. Quali sono le difficoltà legate alla gestione di un'area così vasta ed eterogenea come l’EuroMed?
R. La zona EuroMed, con circa 184 milioni di abitanti, è un’area geografica estremamente variegata che offre grandi opportunità di business insieme a sfide particolarmente impegnative. Oggi quest’area rappresenta circa il 4% del fatturato mondiale di Dassault Systèmes, mentre il PIL complessivo della regione ammonta al 6% dell’economia mondiale. L’Italia è al nono posto nella nostra classifica di fatturato e la Turchia, che in questo momento gode di un’economia in grande fermento, si appresta a entrare nella top-ten. La sua posizione strategica fra Occidente e Oriente, la sua classe media emergente e l’economia orientata alle esportazioni fanno della Turchia il motore di crescita dell’area. Quando vado in Turchia avverto sempre dal primo momento un grande entusiasmo, che si riflette anche nell'approccio alle tecnologie.
D. Cosa ci può dire invece del mercato italiano? Come è cambiato negli ultimi anni?
R. L’investimento c’è ancora, soprattutto in tecnologie e innovazione, ma ha una struttura di oculatezza che prima non aveva. Le imprese italiane in questo momento investono solo in nuovi strumenti o prodotti che contribuiscano a migliorare l'efficienza o la competitività della loro organizzazione.
Prendiamo il caso di un nostro cliente, SHD Italia. È una società che progetta, produce e installa da oltre 25 anni blocchi operatori, reparti di terapia intensiva e di rianimazione. Prima di investire per adottare il nostro software di progettazione CAD 3D tradizionale CATIA, SHD doveva necessariamente concentrare la sua attenzione sui progetti più grandi, perché non aveva una snellezza e un’efficienza operativa sufficienti per affrontare quelli più piccoli. Oggi invece, grazie alla nuova tecnologia, l'azienda è riuscita ad aggredire un mercato che prima non riusciva a raggiungere.
D. Che consigli darebbe a giovani italiani che aspirino a diventare manager di aziende hi-tech come la sua?
R. Non bisogna perdere l’occasione di sfruttare la carica di energie, freschezza, flessibilità, apertura mentale al cambiamento che la gioventù regala. Bisogna essere in grado di portare nell'azienda in cui si lavora una prospettiva diversa, più fresca, se necessario anche provocatoria e dissacrante; mai adagiarsi e adeguarsi allo status quo. L'invito è quello di sentirsi sempre i responsabili primi dell'innovazione.
“Oggi Dassault Systèmes ottimizza la propria tecnologia per fornire verticalizzazioni della piattaforma 3DEXPERIENCE su misura per le esigenze specifiche di ciascun settore industriale”.