I fasteners vengono classificati in funzione del materiale su cui vengono installati ed esistono soluzioni per plastica, metallo, lamiera e circuiti stampati. In questo numero approfondiamo le caratteristiche degli inserti autoaggancianti per lamiera.
di Mauro Zonta, Direzione tecnica, PSM CELADA Fasteners
Nel campo della giunzione delle lamiere, spinto dalla crescente necessità di creare assiemi di facile manutenzione e rispondenti alle normative in materia di sicurezza, l’uso del fastener si propone oggi come tecnologia di fissaggio più che valida in alternativa alla saldatura. Della famiglia troviamo dadi prigionieri, rivetti filettati e inserti autoaggancianti, componenti che non hanno rivali quando si tratta di unire due lamiere, anche di materiali diversi, che devono essere separate in un secondo tempo. La saldatura crea infatti giunzioni resistenti ma difficili e sconvenienti da disassemblare per operazioni di manutenzione ordinaria. Inoltre, la saldatura comporta bruciature delle superfici che rovinano l’estetica dell’assieme e che possono compromettere eventuali trattamenti superficiali delle lamiere. La giunzione a freddo tramite i fasteners, al contrario, può tranquillamente essere eseguita su lamiere finite e trattate senza rovinarle, garantendo l’estetica di progetto.
Rispetto ad altre soluzioni, quali l’uso di viteria specifica per metallo, la tecnologia dei fasteners consente di realizzare filettature resistenti che mantengono inalterate le loro proprietà meccaniche nel tempo anche nel caso di montaggio su supporti sottili o materiali teneri.
INSTALLAZIONE PRECISA E RESISTENTE
Il successo dei fasteners per l’assemblaggio di lamiere è da ricercare nella particolare geometria dei componenti, che ne consente l’installazione precisa e rapida sul supporto. Il processo di fabbricazione dei fasteners è tale da garantire l’ottenimento di componenti di qualità in grado di resistere nel tempo alle sollecitazioni. Nel caso del dado prigioniero si realizza un foro preliminare sulla lamiera, che viene centrata sulla spina retrattile di una apposita matrice. Successivamente, tramite un punzone piatto (o scaricato al centro), si applica al prigioniero uno sforzo di compressione che permette di imbutire il foro nella lamiera; durante l’imbutitura, il collarino liscio alla base del dado si ribadisce sui bordi del foro fissando il dado a filo lamiera, che diventa un tutt’uno con la lamiera stessa. Questa tecnologia è particolarmente adatta al montaggio automatizzato nello stampo trancia progressivo e a trasferta, oppure allo stampo di ripresa con una matrice sotto pressa.
Il procedimento di installazione del rivetto filettato è concettualmente simile e parte da un foro nella lamiera per accogliere il fastener dopo che il rivetto è stato avvitato sull’asta di trazione della rivettatrice. Esercitando la trazione sulla parte maschiata del rivetto, il gambo si deforma ancorando il fastener al supporto, pronto per accogliere una vite di fissaggio per unire altri elementi. Nel caso degli autoaggancianti, invece, apposite zigrinature sotto la testa del prigioniero determinano lo scorrimento del materiale nel colletto scanalato di aggancio quando la testa viene incorporata nella lamiera.