Gianfranco Zauli, fondatore di Asita, dal 1975 specializzata nella produzione e commercializzazione di strumentazione elettrica ed elettronica di misura e Centro di taratura Accredia LAT n. 109.
La transizione energetica verso un sistema elettrificato è la più efficace strategia per ridurre le emissioni e contrastare i cambiamenti climatici. Come? Ce lo spiega Gianfranco Zauli, fondatore di Asita.
di Riccardo Oldani
La transizione energetica verso un sistema elettrificato è la più efficace strategia per ridurre le emissioni e contrastare i cambiamenti climatici. Ma non può avere successo senza applicare alti standard qualitativi al controllo dell’energia elettrica immessa in rete o alla produzione di batterie per la e-mobility. Come? Ce lo spiega Gianfranco Zauli, fondatore di Asita, un’azienda che sulla misurazione certificata dei parametri dell’energia elettrica fa cultura, diffonde conoscenza e realizza il proprio business.
Gianfranco Zauli non ha soltanto l’aria di chi è di una competenza rara nel suo lavoro. Dà anche l’idea di divertirsi molto a farlo. Lo incontriamo a Parma nel bel mezzo della fiera SPS Italia, all’interno dello stand di Asita, l’azienda che ha fondato a Faenza nel 1975 e che si è specializzata nella produzione e commercializzazione di strumentazione elettrica ed elettronica di misura. SPS Italia è una fiera dedicata all’automazione per l’industria, un comparto che non può prescindere dall’utilizzo dell’energia elettrica e da una misurazione accurata di consumi, carichi e assorbimenti. Ma le trasformazioni richieste dalla transizione green stanno facendo crescere a dismisura anche il numero di aziende che producono veicoli elettrici e assemblano batterie. In tutti questi casi gli strumenti di misura sono fondamentali, per cui Asita ha senz’altro un vasto mercato su cui muoversi e operare.
La qualità dell’energia è fondamentale per il funzionamento ottimale dei veicoli elettrici. Asita distribuisce in Italia il sistema Hioki con datalogger multi-ingresso Wi-Fi modello LR8450-01, in gradi di acquisire i dati del veicolo in modalità wireless.
L’EVOLUZIONE DELLE BATTERIE
Maneggiare l’energia elettrica non è uno scherzo, quindi prima ancora di capire quali servizi e quali strumenti servano per controllarne i parametri, occorre una buona dose di conoscenza. Ed è proprio questo di cui parliamo con Zauli, prima ancora di prodotti e di novità tecnologiche. Si parla tanto di transizione energetica ma le nostre imprese, prima di percorrerla, devono capire con precisione di che cosa si tratti. “Negli ultimi anni”, ci racconta il fondatore di Asita, “abbiamo indirizzato la nostra attività soprattutto sull’efficientamento energetico e, in particolare, sulla qualità dell’energia elettrica, non soltanto quella che utilizziamo in casa per far funzionare gli elettrodomestici o in azienda per fare girare le macchine, ma anche e soprattutto quella che spinge i veicoli elettrici. Un altro nostro punto di forza è il controllo delle batterie, dalla progettazione fino al controllo di qualità. In questo ambito possiamo fornire ai produttori strumenti utilizzabili in tutte le fasi di processo, dalla ricerca e sviluppo per mettere a punto batterie innovative fino al collaudo dei pezzi pronti per la consegna”.
Zauli ci aiuta anche a capire come l’evoluzione della batteria abbia cambiato le esigenze di misura. “Una volta”, ci dice, “le batterie erano simili a scatole, ora sono sottili come un foglio. Questa evoluzione è stata possibile solo con un intenso lavoro di ricerca che ha permesso di sviluppare nuovi materiali per la loro costruzione. Ma per ottimizzare in questo modo peso e dimensioni è necessario in primo luogo ridurre le resistenze. Se nelle batterie a elementi tubolari alloggiate in un cassettone era accettabile che le resistenze di contatto fossero nell’ordine di qualche Ohm (Ω) nelle batterie moderne dobbiamo parlare di resistenze di contatto nell’ordine dei milliOhm (mΩ). Inoltre, le alte tensioni e le potenze in gioco pongono un problema, innanzi tutto di sicurezza, perché possono aumentare i rischi di surriscaldamento e di incendio, e poi di misura, perché la strumentazione deve essere non solo più accurata, ma anche più sensibile e selettiva. Nel settore delle batterie, quindi, l’innovazione richiede strumenti di misura di nuova concezione”.
C’è spazio in Italia per questo tipo di produzione? Non è tutta concentrata in Cina, come osservano alcuni critici della transizione elettrica? “In Italia siamo da sempre ottimi produttori di batterie, con industrie eccellenti, di grande nome. E inoltre il mercato si sta ampliando, perché ora le batterie entrano praticamente in qualsiasi dispositivo. Quindi, sinceramente, i produttori italiani sanno bene come difendersi, soprattutto producendo in qualità”, afferma Zauli.
La progettazione e il collaudo dei pacchi batterie per i veicoli elettrici richiedono misurazioni attente di tutte le grandezze elettriche in gioco.
CENTRO DI TARATURA ACCREDITATO
Come si aiutano allora le aziende che hanno esigenze così spinte di test e misura? Asita da molti anni ha fatto la scelta di attrezzarsi anche per la taratura degli strumenti, che non è sufficiente acquistare, ma che occorre anche verificare periodicamente. “Dal 1998 Asita è anche il Centro di taratura Accredia LAT n. 109. Significa che siamo accreditati per detenere il campione certificato di grandezze di misura come l’Ohm, il Volt, l’Ampere. Questo ci consente di verificare l’accuratezza di qualsiasi strumento di misura, confrontandolo con i campioni ufficialmente riconosciuti e periodicamente controllati e certificati. Il nostro controllore è Accredia, che esamina tutti i laboratori di prova, collaudo e taratura. Il motivo per cui abbiamo deciso di compiere questo passo e di divenire un laboratorio di taratura ufficialmente riconosciuto è stato la volontà di offrire ai nostri clienti non soltanto una strumentazione professionale, ma anche la conferma che le apparecchiature in loro possesso rispondano sempre e comunque alle caratteristiche dichiarate. Per ulteriore chiarezza, un centro di taratura LAT è a disposizione dell’industria nazionale. Quindi noi non operiamo soltanto sui nostri strumenti, ma tariamo e certifichiamo anche quelli della concorrenza”, spiega Zauli.
PW8001 Hioki, analizzatore di potenza e sensori di corrente, tra gli strumenti distribuiti in Italia da Asita.
PERCHÉ SERVONO STRUMENTI PIÙ SELETTIVI
La precisione delle misure è del resto fondamentale anche per un altro tipo di controllo, sempre più fondamentale per le industrie in un mondo in cui la distribuzione elettrica non è più lineare come un tempo ed è sempre meno organizzata intorno a un numero relativamente limitato di grandi centrali. “Seguendo le idee geniali di Nikola Tesla”, ricorda Zauli, “abbiamo optato storicamente per distribuire l’energia elettrica in corrente alternata, anziché in corrente continua, con tanti vantaggi ma anche qualche svantaggio. Penso alle componenti armoniche. Fino a pochi decenni fa le conoscevamo a livello teorico, ma non ci ponevano alcun problema pratico. I motori elettrici, per esempio, non generano armoniche e, fino a una ventina di anni, fa per variare la loro velocità si usava una resistenza, senza alcun effetto indesiderato sulle armoniche. Nel motore elettrico di ultima generazione, invece, la variazione di velocità è gestita da un inverter, un’apparecchiatura elettronica ‘manipola’ l’energia elettrica per raggiungere lo scopo. Se l’inverter non lavora bene, genera fenomeni come le componenti armoniche, flickers o spikes, che possono creare problemi di sicurezza. Insomma, negli ultimi tempi siamo passati da un mondo idilliaco, privo di grandi incognite, a un mondo che può divenire pericoloso se non controlliamo come si deve la qualità dell’energia. Ecco allora perché servono apparecchiature di misura sempre più selettive”.
ATTENZIONE AI COSTI OCCULTI
Per le industrie disturbi elettrici come le armoniche, gli spikes o i flickers possono avere impatti non trascurabili, e quindi sarebbe interesse di queste realtà controllare con precisione la qualità della corrente elettrica che entra nei loro impianti, e anche quella che esce, destinata a rientrare nella rete di distribuzione. Eppure, questo avviene di rado. Perché? “Le aziende produttive stanno attente alle bollette e ai consumi”, osserva Zauli, “ma fanno fatica a considerare i costi occulti legati alla qualità della fornitura di energia elettrica. Uno spike, per esempio, può causare malfunzionamenti o addirittura fermi alle macchine. Qualche tempo fa un cliente che produce macchine industriali di alto valore mi raccontava di un problema che ha avuto con una macchina fornita a un cliente estero. Una macchina che di tanto in tanto creava problemi fino a bloccare la produzione. Il fatto è che questa azienda, come fanno più o meno tutti, collauda le proprie macchine nel proprio stabilimento in Italia, alimentando con l’energia elettrica fornita dalla rete italiana che ha determinate caratteristiche di qualità quindi, la macchina non evidenzia alcun difetto. Evidentemente di ben diversa qualità era l’energia utilizzata dal cliente estero che ha evidenziato il malfunzionamento della macchina ma, ad andarci di mezzo è stato anche il produttore italiano”.
Il controllo dei parametri dell’elettricità in entrata e in uscita dalle aziende è essenziale per il buon funzionamento dei macchinari e della rete di distribuzione.
TRANSIZIONE ENERGETICA SÌ, MA DI QUALITÀ
Esempi di questo tipo sono probabilmente più frequenti di quanto immaginiamo e di quanto dicano le statistiche. “Parliamo tanto di transizione energetica”, dice Zauli, “ma mai della qualità di questa transizione. Se arriveremo, come si prevede, a una rete di distribuzione a cui anche i privati possono accedere come fornitori peraltro in modo discontinuo, e non solo più come consumatori, occorre anche un controllo accurato dell’energia elettrica immessa in rete per eliminare le armoniche e gli altri disturbi generati dalle apparecchiature elettroniche. Tutti i giorni abbiamo sotto gli occhi questi fenomeni. Certe volte sarà capitato di vedere le lampadine ‘sfarfallare’ quando si accende un elettrodomestico? Ebbene, quello è l’effetto di un abbassamento di tensione flicker. Pensate allora che cosa può succedere se invece di un elettrodomestico si inserisce in rete un alimentatore da 50 kW o da 100 kW”. Il problema, anche in una rete controllata, sono coloro che “sporcano” la corrente elettrica, generando armoniche e altri disturbi che poi si riversano sugli altri utenti.
CHE COSA POSSONO FARE LE IMPRESE
Di fronte ai problemi e ai costi occulti legati alla qualità dell’energia, che cosa dovrebbero fare le imprese? “Per conoscere le cose bisogna misurarle”, ricorda Gianfranco Zauli di Asita. “Noi offriamo alle aziende la possibilità di conoscere nel dettaglio la qualità, buona o cattiva, dell’energia elettrica che utilizzano. Ma che cos’è questa qualità? Quando ce l’ho e quando no? Non si tratta di un concetto generico, ma del rispetto di parametri ben precisi. Per esempio, la normativa EN 50160 stabilisce quale dev’essere la qualità dell’energia immessa in rete dagli enti erogatori, che in Italia si attengono scrupolosamente alle regole. Poi ci sono altre normative, come la CEI EN 61000-4-30, che indicano con quali metodi e strumenti si verifica la rispondenza dell’energia alle caratteristiche fissate dalla EN 50160. C’è una tecnica, insomma, ci sono delle procedure che vanno conosciute. Noi non ci limitiamo a fornirle come servizio ai clienti. Da sempre, fin da quando siamo nati, facciamo anche formazione su questi temi. Ed è anche per questo che abbiamo creato una nostra Academy con un ricco programma di corsi e webinar e con articoli e approfondimenti su molte tematiche attuali, dalla qualità della fornitura elettrica al monitoraggio energetico, dai test su batterie, UPS e altri dispositivi, al rilevamento di consumi e dispersioni nei propulsori elettrici”. ©ON ENERGY
In una rete alimentata da un numero enorme di impianti, come quella che utilizza le fonti rinnovabili, è fondamentale assicurare la massima qualità dell’elettricità distribuita.