Il 2021 è l’anno delle grandi occasioni per la Cloud Transformation in Italia. È quanto emerge, in estrema sintesi, dall’indagine elaborata dall’Osservatorio Cloud Transformation, giunto alla sua undicesima edizione.
I dati dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano mostrano un mercato italiano del cloud in ascesa a 3,84 miliardi di euro nel 2021, a conferma della sua diffusione e pervasività. Ecco il parere di alcuni esperti raccolti dalla redazione.
di Luca Munari
Il 2021 è l’anno delle grandi occasioni per la Cloud Transformation in Italia. È quanto emerge, in estrema sintesi, dall’indagine elaborata dall’Osservatorio Cloud Transformation, giunto alla sua undicesima edizione e promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano. Da un lato la spesa cloud continua a crescere, trainata non più dai servizi SaaS (+13%), che hanno garantito la tenuta del sistema economico italiano durante le fasi di emergenza dello scorso anno, bensì da quelli PaaS (+31%), che riguardano più nello specifico la modernizzazione applicativa, l’orchestrazione e la gestione dei sistemi informativi, e IaaS (+23%).
Tuttavia, complessivamente il 34% delle imprese dichiara di non aver ancora accompagnato questo percorso tecnologico con azioni di cambiamento organizzativo rivolte alla Direzione IT, come l’arricchimento delle competenze del personale esistente, il potenziamento della struttura organizzativa con specialisti nelle tecnologie cloud, o la revisione dei processi aziendali coinvolti.
L’ANALISI DELLA SPESA IN CLOUD
“A seguito del deciso cambio di passo avvenuto nel mercato italiano nel corso del 2020 a causa dell’emergenza sanitaria, le prime stime per quest’anno confermano un ulteriore consolidamento, con tassi di crescita assimilabili a quelli pre-pandemici e una spesa in cloud che si attesta a 3,84 miliardi di euro nel 2021 (+16% rispetto al 2020)”, dichiara Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Cloud Transformation. “Superata la preoccupazione che l’esplosione dello scorso anno potesse rappresentare uno scalino per l’andamento del mercato, dovuto alle esigenze circostanziali legate al Covid-19, ora le imprese e le pubbliche amministrazioni stanno affrontando la vera sfida: strutturare una strategia di lungo periodo che ponga il cloud al centro della digitalizzazione. I numeri mostrano segnali positivi sul percorso intrapreso, con un incremento degli investimenti legati ai progetti strategici, all’interconnessione delle applicazioni ormai distribuite in diversi ambienti computazionali e all’innovazione funzionale e architetturale. Occasioni di sistema come i fondi stanziati dal PNRR, il recente incremento delle infrastrutture Data Center sul territorio e l’avvio del progetto Gaia-X rappresentano venti favorevoli che il Paese è pronto a cogliere”.
Il Public & Hybrid Cloud, ovvero l’insieme dei servizi forniti da provider esterni e l’interconnessione tra Cloud pubblici e privati, si conferma ancora la componente principale, per una spesa di 2,39 miliardi di euro (+19%). In particolare, proprio all’interno del Public & Hybrid Cloud, i servizi PaaS (Platform as a Service) registrano la dinamica di crescita più robusta raggiungendo il valore di 390 milioni di euro (+31% sul 2020), e si confermano un layer tecnologico abilitante non solo per lo sviluppo del nuovo, ma anche per la modernizzazione applicativa, l’orchestrazione e la gestione del sistema informativo.
Seguono lo IaaS (Infrastructure as a Service), che registra una dinamica del +23%, per un totale di 898 milioni di euro, e infine il SaaS (Software as a Service) che, pur rimanendo la componente più rilevante con oltre 1,1 miliardi di euro, dopo il boom dello scorso anno vede un progressivo consolidamento e un fisiologico rallentamento del tasso di crescita (+13%).
Guardando alle scelte progettuali e all’evoluzione dei sistemi informativi, l’adozione del cloud nelle grandi imprese italiane è un dato di fatto e il portafoglio applicativo aziendale risulta erogato da ambienti eterogenei: mediamente, il 44% del parco applicativo è oggi gestito in cloud pubblico o privato, numeri ormai vicini a sorpassare la quota gestita on-premises.
L’adozione del cloud nelle grandi imprese italiane è un dato di fatto e il portafoglio applicativo aziendale risulta erogato da ambienti eterogenei: mediamente, il 44% del parco applicativo è oggi gestito in cloud pubblico o privato, numeri ormai vicini a sorpassare la quota gestita on-premises.
CONSOLIDAMENTO TECNOLOGICO
Oggi più che mai la tecnologia dimostra di essere ormai quasi imprescindibile per imprese e cittadini: l’operatività del Cloud è essenziale per permettere a tutti di fruire di servizi e portare avanti le proprie attività ovunque essi si trovino. Allo stesso modo, la potenza computazionale e la scalabilità praticamente illimitata permettono di elaborare in tempi molto rapidi e condividere enormi quantità di dati che facilitano il business, il time to market dei prodotti e infiniti processi fondamentali per ogni impresa, che fino a pochi anni fa erano praticamente impensabili con le architetture tradizionali.
Per questa ragione, la differenza oggi la fa, da un lato, chi riesce ad offrire garanzie solide in termini di affidabilità e sicurezza a livello di soluzioni e infrastrutture e, dall’altro, chi riesce a portare una concreta innovazione al proprio business, adottando le soluzioni Cloud che più si adattano alle proprie esigenze.
Nel 2021 stiamo assistendo a una vera e propria maturità della tecnologia Cloud e a una consapevolezza diffusa nei confronti di uno strumento che aveva già mostrato il proprio valore nel bel mezzo della pandemia. In quel frangente, infatti, dall’Osservatorio Aruba Enterprise era emerso che nell’emergenza il Cloud era stato ritenuto fondamentale per il 59% del campione intervistato, molto utile per il 35% e abbastanza utile per il 6%. Ciò che rasserena oggi è vedere come i trend di crescita registrati lo scorso anno non siano stati passeggeri, ma anzi si siano pienamente consolidati. (Fabrizio Garrone, Aruba Enterprise)
Fabrizio Garrone, Enterprise Solution Director di Aruba Enterprise.
COME TRASFORMARE IL DATO IN INFORMAZIONE
La Cloud Trasformation è ormai un dato di fatto dell’attuale panorama industriale italiano. Mentre nel momento iniziale la spinta era data essenzialmente dalla possibilità di ottimizzare i costi e le capacità di elaborazione e archiviazione, oggi si sta diffondendo una più completa conoscenza dei vantaggi ottenibili. Tra i più considerati: disponibilità e continuità del servizio, scalabilità, gestione efficiente degli eventuali aggiornamenti software, sicurezza delle piattaforme e, soprattutto, semplificazione delle attività di sviluppo, grazie alla possibilità di integrare funzionalità avanzate senza doverle creare ex novo, ricorrendo a funzioni pre-sviluppate o ad app. A fronte di ciò, tuttavia, l’impiego del Cloud nel mondo industriale deve confrontarsi ancora con la scarsa interoperabilità tra le linee produttive e i livelli IT, non solo nei sistemi brownfield: fabbrica e Cloud fanno ricorso a standard diversi, nati con presupposti completamente differenti.
Hilscher supporta la Cloud Transformation attraverso una gamma di soluzioni in grado di realizzare la “data connectivity” lungo l’intera catena produttiva, dal sensore fino al Cloud, offrendo soluzioni per quello che è lo snodo principale tra i due: il livello Edge. Soprattutto nel mondo industriale, infatti, il livello Edge riveste un ruolo chiave nel garantire il corretto interfacciamento tra OT e IT. Gli Edge Gateway di Hilscher non si limitano però a fare da ponte tra i due, ma integrano già essi stessi applicazioni IT allo stato dell’arte, potenziando così le capacità del sistema OT.
In particolare, attraverso le piattaforme Docker e NodeRED è possibile gestire applicazioni di terzi o proprietarie (soft-PLC, DB, SCADA e applicazioni dedicate al processo specifico) e si può configurare, attraverso nodi funzione di alto livello, il flusso dei dati in entrambe le direzioni per poter valorizzare il dato e trasformarlo davvero in informazione. Tutto questo, ovviamente, con la massima attenzione per i processi produttivi e contro le potenziali minacce informatiche. (Fabio Fumagalli, Hilscher)
Fabio Fumagalli, CEO di Hilscher.
SEMPLIFICARE LE ARCHITETTURE IT
Oggi il grado di maturità delle tecnologie Cloud e il relativo livello di adozione si sono innalzati sensibilmente. Questo anche nel mercato italiano, dove la maggior parte delle imprese ha avviato iniziative, progetti, partnership digitali. Questa euforia digitale se da un lato dimostra progressi nel percorso di trasformazione verso il cloud, dall’altro ha generato una stratificazione complessa di applicazioni e infrastrutture non sempre governata o governabile. La risposta a questa complessità è l’Open Hybrid Cloud, ovvero l’architettura IBM basata su Red Hat Open Shift, che consente alle imprese di razionalizzare e gestire ambienti IT così eterogenei.
Tale architettura permette infatti di disaccoppiare il mondo infrastrutturale di oggi – fatto di ambienti on-premise integrati con Cloud privati e pubblici di diversi player – da quello applicativo, rendendoli interoperabili. Inoltre, consente di modernizzare i workload critici, permettendo di sviluppare rapidamente applicazioni flessibili e scalabili per qualunque ambiente, grazie alla tecnologia container basata su kubernetes. Il tutto nel rispetto dei requisiti di sicurezza e di data privacy richiesti dal mercato. IBM continuerà a investire in modo importante nelle aree in cui vediamo focalizzazione da parte dei nostri clienti: Open Innovation, sicurezza e servizi di alto valore erogati tramite il Cloud.
L’AI e gli strumenti open-source semplificheranno anche la migrazione e l’uso di piattaforme Cloud ibride, mentre la confluenza di tecnologie emergenti come 5G, Edge, AI e Quantum aumenterà la domanda di Cloud personalizzati.
Con queste tecnologie emergenti, le aziende iniziano anche a considerare le opportunità del “Cloud distribuito”, che consente loro di distribuire servizi Cloud dove risiedono i dati. Ciò permetterà alle aziende l’analisi dei dati in tempo reale e l’accesso a funzionalità di AI, mantenendo il pieno controllo dei dati stessi. (Nico Losito, IBM Technology)
Nico Losito, Vice President di IBM Technology per l’Italia.
PIÙ FACILE LA GESTIONE DEL BUSINESS
La tecnologia Cloud può aiutare a rendere più veloce e semplice il modo con cui le aziende gestiscono il loro business, a potenziare le infrastrutture IT, a guidare le strategie basate sui dati e ad aprire nuovi orizzonti grazie alle tecnologie abilitanti di oggi, quelle dirompenti di domani e quelle che verranno sviluppate in futuro. Vi sono almeno quattro aree di innovazione che stanno guidando l’impresa verso il Cloud: operation IT, gestione dei dati, gestione dell’esperienza del cliente e reti di valore.
Dal punto di vista delle operation IT, molte organizzazioni stanno investendo sensibilmente in soluzioni Cloud per garantire e supportare la continuità del business, gestire la forza lavoro da remoto, migliorare in cybersicurezza e governance, perché la pandemia ha evidenziato la necessità di essere preparati a futuri fenomeni oggi non prevedibili. Le strategie di modernizzazione del Cloud e dei dati sono indissolubilmente legate e, pertanto, per sfruttare l’intelligenza dei dati, le aziende possono utilizzare il Cloud per consolidare il loro patrimonio informativo e sfruttare Analytics avanzate attraverso l’apprendimento automatico.
Soluzioni Cloud possono inoltre aiutare a creare esperienze uniche e coinvolgenti per i clienti. Penso, ad esempio, agli approcci incentrati sul binomio prodotto-servizio che offrono maggiore valore ai clienti. Le imprese vendono non solo prodotti, ma anche servizi tradizionali e digitali, a volte sotto forma di “abbonamento”, tutti passaggi resi possibili dal Cloud. Infine, le reti di valore, alla base di nuovi modelli collaborativi basati sul Cloud forniscono a tutti i membri del network informazioni trasparenti e in tempo reale, consentendo di prendere decisioni certe e in tempi rapidi. (Carla Masperi, SAP Italia) ©ÈUREKA!
Carla Masperi, Chief Operating Officer di SAP Italia.