Connettere dispositivi, dati, persone, partner e cliente. Infondere nuova intelligenza e conoscenza nell’impresa. Generare un flusso continuo e massiccio di informazioni dettagliate e fruibili. È questo, in sintesi, il viaggio che le aziende devono compiere per arrivare alla Smart Factory.
di Corrado Dal Corno
IBM Institute for Business Value (IBV) ha parlato con oltre tremila figure manageriali (CxO) per capire come l’Internet of Things (IoT) possa abilitare la Digital Reinvention™ delle imprese (lo studio è disponibile qui). Dalle interviste è emerso come le aziende abbiano l’esigenza di definire strategie e piani operativi per sfruttare il potenziale offerto dalla disponibilità in tempo reale di enormi volumi di informazioni fruibili, per applicare l’analisi predittiva a processi e risorse e, in ultima analisi, per realizzare la loro trasformazione digitale.
Ecco perché rendere intellegibili e fruibili le informazioni
In un contesto nel quale tutto è destinato a essere connesso, con la conseguente “esplosione” della quantità di dati disponibili, le aziende devono applicare un’intelligenza avanzata a questo profluvio di informazioni per renderle intellegibili e fruibili, cogliendo in tal modo tre grandi opportunità:
- consolidare e approfondire le relazioni con la clientela;
- individuare nuovi fonti capaci di generare valore;
- accelerare la trasformazione digitale delle loro attività operative.
Le realtà più avanzate in questo percorso sfruttano già il patrimonio prezioso dei loro dati con applicazioni di intelligenza artificiale che consentono di raggiungere livelli di eccellenza operativa e finanziaria finora impensabili. Queste aziende sviluppano servizi personalizzati per i loro clienti, vere e proprie “esperienze”, che cambiano radicalmente l’immagine e il valore del brand e aprono nuove opportunità di monetizzazione e acquisizione di vantaggi competitivi.
In tutti i settori si trovano esempi di imprese che si stanno “reinventando”, sfruttando l’intelligenza dell’IoT.
Una casa automobilistica giapponese ha modellato digitalmente il comportamento dei processi di saldatura, ottenendo la capacità di prevedere il 90 percento dei difetti senza falsi positivi e il 50 percento dei difetti con due ore di anticipo. Risultato? Un’ora e trenta minuti di tempo risparmiato per la gestione di ogni difetto.
La britannica PhotonStar Technology, specializzata in sistemi per la gestione di edifici, propone una piattaforma IoT cognitiva per raccogliere diverse metriche, dai consumi energetici al tasso di occupazione, e consolidare i dati in cloud per generare cruscotti, grazie ai quali i clienti possono tracciare l’efficienza, definire piani di manutenzione predittiva e monitorare da remoto lo stato in tempo reale. Questa soluzione ha un impatto economico ed ecologico rilevante in un settore che rappresenta una quota del 42 percento sul consumo mondiale di elettricità.
E che cosa succede quando si introduce l’intelligenza dei dati in un ambito tradizionale come l’agricoltura, combinando immagini dei satelliti, disponibilità di risorse idriche e modalità di irrigazione? La risposta è semplice: aumenta la qualità e la quantità del raccolto, si aumenta l’efficienza delle coltivazioni e si abbattono i consumi di acqua fino al 25 percento, con notevoli benefici economici e ambientali.
Lo studio “Intelligent Connections: Reinventing enterprises with Intelligent IoT”di IBM ha classificato gli intervistati in quattro categorie a seconda del livello raggiunto dalla loro impresa nell’adozione dell’IoT e della loro visione di trasformazione digitale basata sull’applicazione dell’intelligenza artificiale alle reti IoT. I più progrediti e visionari nell’adozione di una strategia IoT intelligente sono i “Reinventor”, seguiti da “Tactician”, “Aspirational” e “Observer”. Per scoprire in quale categoria rientrate, scaricate il whitepaper che illustra in dettaglio i risultati dello studio.
Per maggiori informazioni sull'offerta IBM Digital Operations per l’IoT e la gestione della supply chain, visitate il sito qui.