Tra il 2015 e il 2017 il mercato mondiale dei robot industriali è previsto in forte crescita, apprestandosi ad abbattere la barriera dei 2 milioni di unità in funzione. Nella tabella i dati dei principali Paesi dell’Europa.
Grazie alle buone performance del continente americano (CAGR +6%), ma soprattutto all’exploit di quello Asiatico (CAGR +16%), il prossimo triennio 2015-2017 farà registrare un nuovo record di vendite, che porterà il comparto della robotica a una crescita media annua del 12%. Sono queste, in estrema sintesi, le previsioni di IFR, la Federazione Internazionale di Robotica.
di Alberto Taddei
Tra il 2015 e il 2017 il mercato mondiale dei robot industriali è previsto in forte crescita, apprestandosi ad abbattere la barriera dei 2 milioni di unità in funzione. Tutto ciò grazie alle buone performance del continente americano (CAGR +6%), ma soprattutto all’exploit di quello Asiatico (CAGR +16%), che nel prossimo triennio porteranno il comparto a una crescita media annua del 12%. Sono queste, in estrema sintesi, le previsioni di IFR (www.ifr.org), la Federazione Internazionale di Robotica, sotto il cui ombrello confluiscono le associazioni nazionali di settore facenti capo ai paesi più industrializzati (n.d.r.: l’Italia aderisce attraverso SIRI, Associazione Italiana di Robotica e Automazione).
I preconsuntivi 2014 stimano una crescita globale sul 2013 pari al 15%, che, tradotta in numeri, significa 205.000 installazioni complessive per un valore ben oltre i 10 miliardi di dollari. Le performance sono però diversificate per area geografica.
Le Americhe faranno presumibilmente registrare un +11%, soprattutto grazie a un ritrovato slancio dell’economia USA e al ricambio tecnologico della sua industria automobilistica. Nella tabella i dati dei principali Paesi americani.
LA NUOVA FRONTIERA DELLA CRESCITA
L’Europa, come d’altronde si poteva supporre, è il fanalino di coda e crescerà del 6%. Questo risultato è legato prevalentemente alle installazioni effettuate nelle nazioni della zona centrale ed est europea, in quanto le vendite nel Regno Unito sono previste piatte e quelle di Italia, Francia, Spagna, sia pur in crescita, piuttosto modeste in valore assoluto. La Germania si mantiene stabilmente al primo posto in termini di venduto, con una crescita stimata del 7% e un totale installato 2014 di 19.500 unità. Esplode – anche se i numeri sono relativamente bassi, 1.800 unità – la Repubblica Ceca, che segna un +35% sul 2013.
Le Americhe faranno presumibilmente registrare un +11%, soprattutto grazie a un ritrovato slancio dell’economia USA e al ricambio tecnologico della sua industria automobilistica. Niente male anche le performance di Canada e Messico, che, sia pur con numeri relativamente modesti sull’ordine dei 2.000-3.000 robot, mettono a segno ciascuno delle buone crescite.
Il saldo 2014 dell’Australasia è previsto positivo di oltre il 20%, grazie soprattutto al traino di Cina, Taiwan e Corea. Anche nazioni a elevato potenziale come India, Tailandia, Malesia, Indonesia e Vietnam hanno registrato nuovi record, ma in termini numerici il parco installato continua a mantenersi contenuto, sull’ordine delle poche migliaia di unità. A segnare il passo è invece il Giappone che, sebbene nel 2014 dovrebbe mostrare un risultato positivo del 12%, ha in realtà una dinamica piatta, avendo subito un forte calo nel 2013 pari al -12%.
È possibile supporre che il totale del venduto mondiale abbia superato i 3 milioni di unità, delle quali 1,3 non più in funzione. Al 31 dicembre 2014 sarebbero dunque operativi nel mondo complessivamente 1,7 milioni di robot (N.B. stime effettuate dall’Autore su rielaborazione di dati IFR, calcolando la vita media di servizio pari a 15 anni).
Il saldo 2014 dell’Australasia è previsto positivo di oltre il 20%, grazie soprattutto al traino di Cina, Taiwan e Corea. Nella tabella i dati dei principali Paesi dell’Australasia.
PRO E CONTRO DELLA GLOBALIZZAZIONE
Ma torniamo alle previsioni di crescita del triennio 2015-2017. Nonostante il futuro appaia roseo, non mancano alcuni fattori di rischio a cui gli analisti stanno guardando con attenzione. In primis, a destare preoccupazione è la situazione dell’euro zona, tanto dal punto di vista economico quanto da quello geopolitico. La situazione di alcuni paesi, non ancora stabilizzata, potrebbe generare un pericoloso effetto di incertezza nei decision maker preposti a effettuare gli investimenti negli impianti produttivi. Non solo. Le tensioni tra Russia e Ucraina potrebbero generare pesanti ripercussioni sui paesi occidentali, con effetti di riverbero anche oltreoceano.
Apparentemente immune da queste problematiche, sua pur con tutti i se e i ma del caso, vista la crescente globalizzazione geo-economico-industriale, sembrerebbe la Cina, che sta esplodendo a ritmi vertiginosi. Tra il 2008 e il 2013, il paese-continente ha registrato un tasso annuo di crescita media pari al 36%. Nel 2013, addirittura, il dragone è stato il primo mercato di sbocco per i produttori, che hanno installato ben 35.560 unità, delle quali circa 9.000 “Made in China” (Fonte CRIA, China Robot Industry Alliance).
Anche se in un mercato a così alta tecnologia potrebbe apparire strano, uno dei problemi che si inizia a riscontrare è quello legato alla contraffazione. A confermarcelo non sono solo fonti teoriche, ma chi sul campo ci sta tutti i giorni, come Alberto Pellero, Strategic Development Marketing di KUKA Roboter Italia, secondo il quale il problema comincia a farsi piuttosto serio. Al pari di quanto sta accadendo con i prodotti di meccanica varia, non è infrequente imbattersi in repliche pressoché identiche di marchi noti. E così anche KUKA, leader mondiale nel mercato automobilistico e secondo player nelle restanti industrie di sbocco, più di una volta si è imbattuta in “cloni” dall’apparente aspetto tedesco, ma dai contenuti asiatici.
Effetti della globalizzazione.
Al 31 dicembre 2014 sarebbero dunque operativi nel mondo complessivamente 1,7 milioni di robot (N.B. stime effettuate dall’Autore su rielaborazione di dati IFR, calcolando la vita media di servizio pari a 15 anni). Nella tabella i dati dell’Africa.