Incoraggianti i dati emersi in occasione della Assemblea dei Soci UCIMU 2021 che si è tenuta lo scorso 12 luglio a Villa Torretta, alle porte di Milano. A illustrarli, alla presenza di numerosi industriali ed esponenti della stampa specializzata, Barbara Colombo, presidente dell’associazione durante l’incontro. Con lei sul palco Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo, e Mauro Alfonso, amministratore delegato di SIMEST.
“L’anno si è chiuso con risultati al di sopra delle nostre aspettative. Siamo riusciti a contenere il calo della produzione con 20% in meno rispetto all’anno precedente. Questo risultato ci ha permesso di fare meglio dei nostri competitor tedeschi e giapponesi. Questi risultati danno a tutti noi la misura della forza della nostra industria che in breve tempo è riuscita a reagire e continuare l’attività nonostante il crollo della domanda”, con queste parole ha aperto i lavori dell’Assemblea Barbara Colombo.
Nel 2020, l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione ha registrato un calo deciso di tutti i principali indicatori economici. Nonostante ciò, è riuscita a mantenere le posizioni acquisite nelle classifiche internazionali di settore ove si è confermata quarta tra i produttori e gli esportatori, e quinta nella classifica dei paesi consumatori, a conferma dell’importanza del mercato italiano nello scenario internazionale.
Di tenore decisamente opposto è il 2021 che, fin dai primi mesi, ha confermato la ripresa dell’attività sia in Italia che all’estero, come emerge dai dati relativi all’indice degli ordini del primo semestre 2021 e come evidenziano le previsioni per la chiusura di anno.
Secondo i dati di consuntivo elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU, nel 2020, la produzione di macchine utensili robot e automazione, si è attestata a 5.182 milioni di euro, registrando un calo del 20,4% rispetto al 2019. Il risultato è stato determinato sia dalla riduzione delle consegne dei costruttori sul mercato interno, scese, del 20,3%, a 2.321 milioni, sia dal calo dell’export che si è attestato a 2.861 milioni di euro, il 20,5% in meno rispetto all’anno precedente.
Nel 2020, principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono risultati: Stati Uniti (374 milioni -11,3%), Germania (289 milioni, -23,1%), Cina (224 milioni, -26,1%), Francia (158 milioni -32,2%), Polonia (143 milioni, -17,2%), Turchia (100 milioni, +29%), Russia (100 milioni, -16%), Spagna (95 milioni, -34,1%).
Nel 2020 il consumo italiano di macchine utensili è crollato, del 26,6%, a 3.561 milioni di euro, proseguendo con il trend negativo avviato nel 2019.
Di tenore completamente diverso il 2021 che fin dai primi mesi ha mostrato segnali di ripresa sostenuta.
Come emerge dalle previsioni elaborate dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU, la produzione di macchine utensili, robot e automazione dovrebbe crescere, del 10,9%, a 5,7 miliardi di euro. L’export si dovrebbe attestare a 3,1 miliardi di euro, pari al 9,4% in più dell’anno precedente.
Anche il consumo crescerà sfiorando i 4 miliardi di euro, pari al 10,9% in più rispetto al 2020. La vivacità della domanda italiana farà da traino per le consegne dei costruttori, attese in crescita a 2,6 miliardi (+12,7%), e per le importazioni che dovrebbero attestarsi a 1,3 miliardi (+7,6%).
Per comprendere il clima di fiducia che si è dispiegato in questi primi mesi dell’anno, possiamo osservare l’indice degli ordini del primo semestre 2021, elaborato dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU. L’indice rileva la raccolta degli ordinativi sul mercato interno e estero da parte dei costruttori italiani. Considerati i tempi di produzione dei macchinari, l’acquisizione di questi ordini sarà ragionevolmente “calcolata” nella produzione/fatturato del 2022.
Nel primo semestre del 2021, l’indice ordini ha registrato un incremento dell’88,2%. Tale risultato è stato determinato dai buoni riscontri raccolti dai costruttori sia sul mercato interno che estero. In particolare, gli ordini interni sono cresciuti del 238% rispetto al periodo gennaio-giugno 2020; gli ordini esteri hanno registrato un incremento del 57,5% rispetto al primo semestre 2020. Queste rilevazioni, decisamente positive, sottolineano il clima di ritrovata fiducia che le imprese italiane del settore rilevano in misura crescente con lo scorrere dei mesi. Detto ciò, gli incrementi appaiono così decisi anche perché si confrontano con il periodo gennaio-giugno 2020 che, oltre alla generale riduzione dell’attività dovuta alla pandemia, comprende un mese intero (aprile) di completo blocco della attività a causa del lockdown.