L’edizione 2016 di NIdays, la manifestazione che da 23 anni National Instruments (www.ni.com) dedica alla sua galassia di utenti e partner, si è svolta a Milano all’insegna del motto #tuttoconnesso. Il tema principale della giornata è stato infatti l’Internet delle Cose nelle sue diverse accezioni (cyber physical systems, industry 4.0, industrial internet of things).
“In questi anni è in atto una vera e propria esplosione di dati generati da persone e da oggetti. Si tratta di una grande quantità di dati analogici (big analog data) prevalentemente non strutturati e sempre più difficili da gestire”, ha sottolineato Stefano Concezzi, VP Global Automotive Initiatives di National Instruments. “In 40 anni sono stati generati 22 exabyte di dati, l’equivalente di un video ad alta definizione visto per un milione di anni”.
Di questo tema ha parlato anche James Truchard, CEO, Presidente e Cofondatore di NI. Truchard ha spiegato come i Cyber Physical Systems e la loro capacità di analizzare i Big Analog Data possano “sbloccare” la porta dell’Internet of Things.
“Per essere efficace, l’analisi dei dati deve spostarsi in periferia, vicino alla sorgente”, ha spiegato Claudio Cupini di National Instruments. Utilizzando la tecnologia FPGA, unita ai processori tradizionali, National Instruments offre una piattaforma in grado di dominare questa incredibile mole di dati, trasformando i sistemi in sistemi “smart”, semplici da configurare e gestire grazie a LabVIEW. E proprio il “cuore pulsante” della piattaforma di NI non poteva non essere tra i protagonisti della giornata. Le numerose novità della release 2015 di LabVIEW lo rendono non solo più completo, ma anche significativamente più veloce nel caricamento e meno assetato di risorse.
Uno dei casi di successo più interessanti citati nel corso della keynote mattutina è un sistema di simulazione dei terremoti. Per ridurre i danni dei terremoti si utilizzano dispositivi antisismici (isolatori) che disaccoppiano gli edifici dal terreno. Per testarli in condizioni sicure è stato utilizzato un complesso simulatore realizzato da Bosch Rexroth e CPS in grado di generare una forza massima di 16.000 kN e una velocità di 1.000 mm/s, basato su piattaforma PXI e software LabVIEW che ha integrato il modello matematico.
Tra gli ospiti della giornata Lorenzo Natale dell’Istituto Italiano di Tecnologia, che ha parlato di iCub, il robot bambino che impara e “cresce”, e il professor Alberto Sangiovanni Vincentelli, dell’Università di Berkeley in California. Tra i temi affrontati nel suo interessantissimo speech orientato al futuro, il Sangiovanni Vincentelli ha parlato degli “swarm systems”, sistemi composti da piccole unità di sensing riunite in “sciami” in cui non è tanto il singolo componente a contare quanto l’insieme organizzato.
(Franco Canna)