Il 2019 segna, per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione, la fine del trend positivo iniziato nel 2014. L’arretramento registrato è però decisamente moderato e dimostra come i valori dei principali indicatori economici stiano tornando sui livelli di normalità, dopo l’exploit sostenuto anche dai provvedimenti di Industria/Impresa 4.0. Il rallentamento proseguirà anche nel 2020.
Questo in sintesi quanto illustrato da Massimo Carboniero, Presidente UCIMU-Sistemi per Produrre, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, nel corso della consueta conferenza stampa di fine anno. Come emerge dai dati di preconsuntivo elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU-Sistemi per Produrre, nel 2019, la produzione è scesa a 6.440 milioni di euro, segnando un calo del 4,9% rispetto all’anno precedente.
Il risultato è stato determinato sia dall’arretramento delle consegne dei costruttori italiani sul mercato interno scese dell’8,1%, a 2.860 milioni di euro, sia dal negativo andamento delle esportazioni scese del 2,3%, a 3.580 milioni di euro. Sul fronte interno, nel 2019, il consumo di macchine utensili, robot e automazione in Italia è sceso del 7,2%, a 4.790 milioni di euro. In leggero incremento il rapporto export su produzione, passato da 54,1% del 2018, a 55,6% del 2019.
Nel 2020, l’industria italiana di settore dovrebbe segnare un ulteriore rallentamento, mantenendosi comunque su livelli decisamente alti, pari a quelli del 2017. La produzione scenderà a 5.900 milioni (-8,4%), appesantita dal risultato dalle esportazioni che, attese in calo del 5,3%, si attesteranno a 3.390 milioni di euro. Il consumo, vale a dire la domanda da parte degli utilizzatori italiani, si fermerà a 4.305 milioni di euro (-10,1%). Il parziale ridimensionamento del mercato interno avrà ripercussioni sia sulle consegne dei costruttori italiani, che scenderanno a 2.510 milioni di euro (-12,2%), sia sulle importazioni, che si attesteranno a 1.795 milioni (-7%). Il dato di export su produzione crescerà di circa due punti percentuali a 57,5%.
“Dall’analisi dei dati elaborati dal Centro Studi appare evidente come il contesto internazionale stia condizionando l’andamento dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione che registra il primo stop dopo cinque anni di crescita ininterrotta”, commenta Massimo Carboniero, Presidente di UCIMU-Sistemi per Produrre.
“D’altra parte, il calo registrato nel 2019 e quello atteso per il 2020 appaiono comunque moderati. Questi risultati, molto vicini a quelli messi a segno nel 2017, anno decisamente positivo, indicano piuttosto un lento riposizionamento dell’industria italiana su livelli di normalità che possiamo fissare al 2016, prima dell’effetto dirompente delle misure Industria/Impresa 4.0 introdotte dalle autorità di governo”, aggiunge Carboniero.
“A conferma di quanto detto vi sono le indicazioni di raccolta adesioni a 32.BI-MU, la biennale della macchina utensile, che si terrà a fieramilano Rho dal 14 al 17 ottobre 2020, che al momento conta la stessa metratura opzionata, pari periodo, per l’edizione del 2018”, dice Carboniero. Una 32.BI-MU, dipinta da Alfredo Mariotti, Direttore Generale dell’Associazione, come fiera fondamentale per i costruttori di macchine utensili, robot e automazione, ma anche per chi opera nel campo delle tecnologie abilitanti e, ancora, in vista della trasformazione digitale.
“In effetti, il processo di rinnovamento dell’industria manifatturiera italiana e la trasformazione anche in chiave digitale degli impianti produttivi non sono certo esauriti”, prosegue Carboniero. Occorre, anzi, puntare sul prosieguo di questo percorso per assicurare realmente il mantenimento e l’incremento del gap competitivo del nostro sistema manifatturiero rispetto a quello dei competitor esteri”.
In estrema sintesi, Carboniero sostiene che è più che mai necessario che vengano varate dal Governo misure per l’innovazione adeguate a proseguire il cammino intrapreso dalle aziende su questa strada, auspicando che le stesse possano divenire strutturali e pluriennali, così come previsto dal disegno di Legge di Bilancio, a patto vi siano le coperture finanziarie.