In questa situazione di emergenza legata al Covid-19, dove garantire un ritorno a scuola in sicurezza degli studenti appare non solo come una corsa contro il tempo, ma anche come un serio problema logistico, una soluzione potrebbe venire dagli spazi esterni degli istituti scolastici. Cortili e giardini potrebbero rappresentare, infatti, spazi ulteriori rispetto alle aule, in cui studenti e docenti potrebbero riunirsi in maggiore sicurezza.
Secondo i dati UNESCO, sono 190 i paesi del mondo che hanno chiuso le scuole e 1,57 miliardi gli studenti coinvolti, circa il 90% della popolazione studentesca. Nonostante la didattica a distanza sia stata in grado di tamponare il rischio di far saltare un intero anno scolastico, l’aggregazione resta comunque un elemento caratteristico della scuola, come riconoscono gli stessi documenti emessi dal Comitato Tecnico Scientifico.
“La sospensione delle attività scolastiche e il successivo isolamento hanno determinato una significativa alterazione della vita sociale e relazionale dei bambini e ragazzi, determinando, al contempo, un’interruzione dei processi di crescita in autonomia, di acquisizione di competenze e conoscenze, con conseguenze educative, psicologiche e di salute che non possono essere sottovalutate”, si legge sul verbale n. 82 della riunione del CTS del 28 maggio 2020.
Inoltre, il lockdown ha amplificato le disuguaglianze sociali del nostro paese, dato che: “dei 9.700.000 soggetti in età compresa tra 0 e 18 anni, 1.600.000 sono in condizioni di povertà. Inoltre, circa 1.000.000 di soggetti in età evolutiva hanno necessità assistenziali complesse. Tra questi, il 20% ha problemi neuropsichiatrici”, si rileva dallo stesso verbale.
È per tale motivo che il WWF, in vista delle riaperture del 14 settembre, plaude all’ipotesi di sfruttare maggiormente gli spazi aperti di competenza delle scuole: giardini e cortili. Sebbene non se ne conoscano nel dettaglio distribuzione e metratura, bisogna tenere presente che soltanto sommando le superfici degli spazi verdi degli istituti scolastici di Roma si ottiene una superfice equivalente a quella di villa Borghese, di circa 80 ettari. “Metrature” interessanti se moltiplicate per tutti i 58.842 edifici scolastici presenti in Italia (Dati MIUR).
Questi spazi, inoltre, non aiuterebbero solo a garantire il distanziamento, limitando il rischio di contagio, ma porterebbero un maggior benessere ai giovani e una migliore qualità dell’offerta educativa. L’outdoor education è infatti al centro dell’attenzione degli educatori moderni tanto quanto delle figure più importanti della nostra tradizione pedagogica, da Maria Montessori a Giuseppina Pizzigoni, che riconoscevano gli spazi esterni della scuola e il contatto con la natura come parte integrante dei progetti educativi.
Tutto ciò è ancor più valido al giorno d’oggi, in cui è sempre più diffusa in bambini e ragazzi la “sindrome da deficit di natura” e in cui è necessario valorizzare e stimolare sempre nei giovani la cura del territorio di vita e dell’intero Pianeta nelle complesse connessioni tra i fenomeni globali in corso.
Paradossalmente, non è ancora riconosciuto il valore educativo di cortili e spazi aperti delle scuole che, spesso, vengono ancora visti come luoghi “fantasma” sia dagli amministratori che dagli educatori. Per questo motivo, il WWF sollecita i comitati tecnici, il Ministero dell’Educazione, le scuole e le amministrazioni locali a sfruttare sempre più l’opportunità offerta da giardini e cortili scolastici, affinché diventino vere e proprie aule all’aperto.
A breve, l’Associazione del panda lancerà una campagna affinché in un momento di diffusa attenzione, riflessione e investimenti economici sulla scuola si colga finalmente l’occasione per pensare in modo integrato anche agli spazi esterni alle scuole, valorizzandoli, riqualificandoli e utilizzandoli a beneficio degli studenti e dell’intera società.