La 79° assemblea generale di Assomet, l’associazione nazionale industrie metalli non ferrosi, ha visto la partecipazione di oltre una quarantina di rappresentanti delle principali imprese italiane di una delle filiere produttive strategiche per il futuro.
Si è svolta lo scorso 26 giugno a Milano la 79° Assemblea Generale di Assomet, l’Associazione Nazionale Industrie Metalli non Ferrosi, che ha visto la partecipazione di oltre una quarantina di rappresentanti delle principali imprese italiane di una delle filiere produttive più importanti e strategiche per il nostro futuro.
Dal secondo dopoguerra, Assomet rappresenta, infatti, le industrie che operano nell’ambito della produzione e trasformazione di metalli quali alluminio, rame, zinco, piombo e metalli preziosi. Un settore nel quale sono attive oltre un migliaio di imprese, con circa 26.000 addetti e un fatturato complessivo annuo di 28 miliardi di euro.
Nel corso della mattinata, in seduta privata, l’Assemblea ha approvato il bilancio consuntivo 2023 e rinnovato le cariche sociali per il Consiglio generale che saranno valide per il biennio 2024-2026.
Assemblea Assomet: opinioni su cui riflettere
La parte pubblica dell’Assemblea è stata introdotta dal presidente di Assomet, Claudio Pinassi, che in apertura ha osservato come “a differenza di un passato ancora recente, attualmente non è più l’aspetto economico, il bilancio tra domanda e offerta, a determinare l’andamento del sistema industriale globale, bensì il contesto geopolitico nel quale si opera”.
Un passaggio smarcante per Dario Fabbri, primo relatore dell’incontro, volto noto dei talk show televisivi delle principali reti nazionali, analista geopolitico, fondatore e direttore del magazine “Domino”, autore del recente saggio “Geopolitica Umana” e dell’Atlante Storico “Dal ’900 ai giorni nostri”.
Nel suo intervento sul tema “Conflitti internazionali e geopolitica” Fabbri ha infatti illustrato il complicato contesto entro il quale è costretto a operare oggi il sistema industriale italiano ed europeo, ponendo l’accento su alcune problematiche specifiche del settore dei metalli non ferrosi.
“È vero”, ha affermato Fabbri riprendendo l’osservazione del Presidente Pinassi, “una volta era più semplice fare impresa, i parametri di riferimento erano pochi e più chiaramente leggibili. Oggi bisogna tener conto di una molteplicità di fattori, come i conflitti, le alleanze trasversali tra paesi, gli aspetti religiosi e demografici”.
“Il fatto che l’Italia condivida con il Giappone il record del paese più anziano del pianeta, con un’età media della popolazione di 48 anni è già ora, e lo sarà ancor di più nei prossimi dieci-vent’anni, un problema da affrontare pianificandone al meglio la soluzione”, ha proseguito Fabbri.
“Quello che sta accadendo oggi nel mondo” ha poi detto Fabbri, “è strano e ne stiamo prendendo consapevolezza tutti. Avere quale unico parametro di riferimento l’economia non è più sufficiente per comprendere le dinamiche socioeconomiche in atto”.
“Quando il destino dell’umanità era regolato dal rapporto USA-Russia ogni attività si muoveva all’interno di un maggiore equilibrio e codici più chiari”, ha aggiunto Fabbri. “Tuttavia oggi dobbiamo considerare l’altro grande attore in gioco, la Cina, i cui obiettivi futuri di crescita e dominio sono evidenti”.
“Inoltre, in quest’ultimo periodo appare evidente che gli americani credono molto meno in sé stessi rispetto al passato e, di fatto, non sono più in grado di dettare le regole per mantenere l’equilibrio mondiale nonostante l’economia USA non manifesti alcuna crisi”. ha concluso Fabbri
A seguire ha preso la parola Gianclaudio Torlizzi, managing partner di T-Commodity, consigliere del Ministero della Difesa ed energy & metal advisor per il Mimit e la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il suo intervento, intitolato “Il ruolo delle materie prime”, ha posto l’attenzione su una delle problematiche più sensibili per l’Italia e l’intera Unione Europea, quella dell’approvvigionamento garantito di tutte i materiali di cui siamo carenti, nello specifico la quasi totalità dei metalli.
“Negli USA c’è maggiore attenzione rispetto all’UE sulla necessità di avere una maggiore dotazione di metalli strategici in termini di scorte. Pechino controlla oggi quasi il 95% delle scorte mondiali di rame e altri metalli, potendo così essere determinante per i nuovi sviluppi tecnologici”, ha dichiarato Torlizzi.
“È quindi indispensabile attivarsi per aprire nuovi canali di fornitura, per diversificare le fonti di approvvigionamento di quei metalli fondamentali per mantenere vivo il nostro manifatturiero e proseguire la corsa verso il futuro cui l’Europa mira”, ha aggiunto Forlizzi.
“Si potrebbe puntare sulla collaborazione con i paesi di aree che finora abbiamo meno considerato sotto questo punto di vista, come il Sud America e l’Africa. In quest’ottica il nostro Piano Mattei può rivelarsi un provvedimento strategico utile non soltanto per l’Italia, ma anche per l’Unione europea”, ha concluso Torlizzi.
Assomet rappresenta le industrie che operano nell’ambito della produzione e trasformazione di metalli quali alluminio, rame, zinco, piombo e metalli preziosi.