Per la prima volta dal 1946, anno di nascita dell’Associazione, l’Assemblea generale di Assomet non ha potuto svolgersi “in presenza”, dati i limiti imposti dalle regole di distanziamento sociale. Tuttavia, numerosi associati hanno raccolto l’invito a partecipare online per condividere riflessioni e primi dati sull’andamento del mercato, pesantemente condizionato dall’emergenza Covid-19, eleggere il nuovo Consiglio per il biennio 2020-22, e approvare il bilancio 2019.
“L’emergenza determinata dalla pandemia”, ha osservato Marco Vedani, Presidente di Assomet, l’Associazione nazionale industrie dei metalli non ferrosi, “ha avuto un impatto rilevante tanto nella vita sociale, come nelle nostre attività imprenditoriali. Possiamo affermare con orgoglio che l’industria italiana dei metalli non ferrosi, una filiera composta da un migliaio di imprese con 25.000 addetti diretti e un fatturato annuo di quasi 20 miliardi di euro, si è rivelata fin da subito reattiva, proponendo alle istituzioni soluzioni in grado di contenere i danni generati dal diffondersi del virus”.
Vedani ha poi sottolineato come le imprese del comparto hanno saputo reagire fin da subito, ponendo la massima priorità al completo rispetto del singolo e della collettività, ed ha evidenziato come sia più che mai urgente e necessario accompagnare le misure in vigore ad altre di più ampio respiro e orizzonte temporale. In particolare, ha detto: “Occorre incentivare e favorire la ripartenza di tutti i settori trainanti del manifatturiero italiano, a cominciare dall’automotive, mercato fondamentale per i metalli non ferrosi. Ma la ripresa dovrà necessariamente passare attraverso lo stimolo alla propensione al consumo delle famiglie, fattore trainante per la ripresa economica”, che, a detta del Presidente di Assomet appare difficile e fragile, con previsioni generali per il 2020 preoccupanti.
Secondo i dati raccolti nel primo trimestre 2020, le produzioni di metalli non ferrosi hanno registrato un calo diffuso del 13-15% a causa delle forti riduzioni concentrate nel mese di marzo (-40%) e coincise con l’inizio delle normative emergenziali. Ad aprile la contrazione produttiva si è amplificata, superando il 50%.
Poi, dalla fine del lockdown, la mancanza di nuovi ordinativi e la forte riduzione degli scambi commerciali con l’estero hanno impedito che la ripresa assumesse le proporzioni auspicate, continuando a limitare il potenziale produttivo del settore, pur senza raggiungere le variazioni negative dei mesi precedenti.
Si è operato, in sostanza, grazie agli ordinativi pregressi, traslati in avanti a causa della pandemia. Un parziale ritorno alla normalità dovuto alle nuove commesse è atteso a partire da settembre, anche se le prospettive variano a seconda dei diversi metalli, tipologie di produzione, mercati di riferimento e aree geografiche.
L’alluminio, ad esempio, ha sofferto il crollo dell’automotive, ma il comparto dell’imballaggio, grazie al positivo andamento dell’industria alimentare, ha messo a segno buone performance. Il comparto rame e leghe di rame, che pure aveva iniziato bene il 2020, ha subito contrazioni fino al 30%, (e -55% per l’automotive). Sintomi di ripresa post Covid sembra manifestare l’edilizia e si può prevedere con una discreta dose di ottimismo che il 2020 termini a -20% sull’anno scorso.
La produzione di zinco primario non si è mai fermata, ma vi sono difficoltà nell’approvvigionamento di minerali e concentrati provenienti da altri continenti. L’uso del metallo nella zincatura a caldo ha subito un calo del 40% e non sembra possibile ipotizzare un quadro delle prospettive a breve. Più probabile che si debba attendere fine anno per l’inizio della ripresa.
Anche il piombo ha subito il contraccolpo della crisi del settore auto: è infatti venuto a mancare sia il metallo di riciclo fornito dalle batterie esauste che la richiesta di nuovo, causa il blocco delle vendite dei veicoli. Segnali di ripartenza si sono registrati dall’inizio di giugno, ma sembra difficile fare previsioni a tutto il 2020.
Nonostante un contesto così inedito e difficile, Assomet ha proseguito il proprio impegno su una pluralità di fronti a livello nazionale e in sede europea, operando nell’ambito della politica commerciale e industriale e fornendo un consistente contributo per quanto riguarda le problematiche energetiche e gli obiettivi in ottica Green New Deal dell’UE.
La significativa e crescente subordinazione dell’Italia e dell’Europa dalle importazioni richiede interventi immediati per l’approvvigionamento di metalli di base quali alluminio, rame, zinco, nichel, piombo. È necessaria, inoltre, una forte spinta in direzione dell’economia circolare e investimenti importanti in impianti sostenibili per la raffinazione e lavorazione dei metalli.
Le parole di Marco Vedani, in conclusione di assemblea, ben sintetizzano l’attuale momento dell’industria italiana dei metalli non ferrosi: “Restiamo fiduciosi di poter riprendere pienamente il ruolo indispensabile che il nostro settore riveste per le filiere industriali più importanti”.