IBM Security ha reso noti i risultati del “Cyber Resilient Organization Report”, lo studio annuale volto a rilevare e analizzare il livello di preparazione delle aziende nei confronti dei rischi legati agli attacchi informatici. Negli ultimi cinque anni è migliorata la capacità di pianificare, rilevare e rispondere agli attacchi informatici ma, contestualmente, è diminuita del 13% quella di fronteggiarli.
Lo studio, condotto a livello globale da Ponemon Institute e promosso da IBM Security, ha evidenziato che l’utilizzo di un numero eccessivo di tool di sicurezza e la mancanza di linee guida specifiche per contrastare gli attacchi informatici più diffusi rendono le organizzazioni vulnerabili.
Se da un lato è lievemente migliorata la capacità di attuare piani di sicurezza, dall’altro la stragrande maggioranza delle organizzazioni intervistate (74%) dispone di piani inefficaci o non ha alcun piano. Ciò può influire negativamente non solo sulla capacità di fronteggiare gli attacchi, ma anche sui costi: le aziende che dispongono di piani strutturati e risorse dedicate ed effettuano test periodici, infatti, spendono in media 1,2 milioni di dollari in meno, in caso di violazione dei dati, rispetto a quelle che scelgono di rimanere destrutturate per ridurre i costi (IBM Security and Ponemon Institute: 2019 Cost of a Data Breach Report).
“Molte organizzazioni hanno compreso l’importanza di disporre di piani di sicurezza, che presuppongono un insieme di attività strutturate”, afferma Wendi Whitmore, Vice President IBM X-Force Threat Intelligence. “Le organizzazioni devono anche pianificare regolarmente test, simulazioni e verifiche per essere sempre efficienti. Facendo leva sull’interoperabilità delle tecnologie e sull’automazione è possibile vincere le sfide della complessità ed essere più rapidi nel contenere un attacco informatico”.
Lo studio ha rilevato che anche tra le organizzazioni che hanno implementato un piano di cybersecurity strutturato (CSIRP, cybersecurity incident response plan), solo il 33% disponeva di procedure dedicate a specifiche tipologie di minacce. Attacchi diversi possono essere contrastati da metodologie univoche; pertanto, è sicuramente utile prevedere procedure predefinite che illustrino operazioni standard da attuare per fronteggiare gli attacchi più comuni.
Le procedure più diffuse sono quelle dedicate agli attacchi DDoS (64%) e ai malware (57%), ossia quelli storicamente più comuni, anche se lo studio rivela il ransomware quale minaccia in crescita. Negli ultimi anni gli attacchi ransomware sono infatti aumentati di quasi il 70% (IBM Security, 2020 X-Force Threat Intelligence Index, 2020, p. 15), ciò nonostante solo il 45% degli intervistati ha dichiarato di disporre di piani specifici volti a contrastare queste nuove minacce.
Inoltre, oltre la metà (52%) di coloro che hanno predisposto piani di sicurezza ha dichiarato di non averli mai aggiornati o, comunque, di non aver previsto collaudi o verifiche periodiche. Inoltre, rapidi cambiamenti nei processi aziendali, come l’introduzione del lavoro da remoto, facilitano la creazione di nuove tecniche di attacco e aumentano i rischi per le organizzazioni che fanno affidamento su piani di security obsoleti, non allineati ai nuovi e mutati scenari.
Il rapporto mette anche in evidenza come la complessità abbia un impatto negativo sulle capacità di risposta agli attacchi. Le aziende intervistate hanno stimato di utilizzare in media più di 45 diversi dispositivi di sicurezza e che ciascun attacco ha richiesto, mediamente, il coordinamento di 19 tool. Tuttavia, lo studio ha anche rivelato che il ricorso ad un numero eccessivo di strumenti può effettivamente ostacolare la capacità di proteggersi.
Il report mette in evidenza come investire in piani strutturati consenta di contrastare in modo più efficace gli attacchi informatici. Tra gli intervistati, coloro che dispongono di un CSIRP applicato correttamente, solo il 39% ha subito un attacco che ha provocato un'interruzione significativa delle attività negli ultimi due anni, rispetto al 62% di coloro che non hanno predisposto un piano strutturato.
La tecnologia è risultata un altro elemento differenziante nell’aiutare le organizzazioni a essere più cyber-resilienti, soprattutto in presenza di particolari complessità. I due principali fattori abilitanti sono l’opportunità di accesso ad applicazioni e dati (57%) e il ricorso a procedure automatizzate (55%). In conclusione, le tecnologie più avanzate permettono una maggiore resilienza.
Condotto da Ponemon Institute e promosso da IBM Security, il Cyber Resilient Organization Report, giunto alla quinta edizione, analizza la preparazione e la capacità di fronteggiare gli attacchi informatici. Il report completo è disponibile qui https://www.ibm.com/account/reg/us-en/signup?formid=urx-45839. È possibile prendere parte ad un webinar dedicato in programma il 23 luglio, h 11:00 AM ET: https://event.on24.com/wcc/r/2448121/9297B87DE7A378D816846835989BD762.