Se c’è un limite imputato ai robot è che mancano della percezione di se stessi e, per questo, non possono avvicinarsi alla nostra efficienza nell’affrontare un i previsto. Ora però uno studio condotto dal Creative Machine Lab della Columbia University cambia lo scenario. Lo ha condotto il ricercatore Robert Kwiatkowski sotto la guida di Hod Lipson, Direttore del laboratorio. Il risultato ha fatto sì che un braccio robotico a 4 assi di libertà sia riuscito ad autocostruire un modello di se stesso e a dotarsi di un proprio embrione di autocoscienza.
“Abbiamo fatto muovere il robot in modo casuale”, spiega Kwiatkowski, “e raccolto dati su circa mille traiettorie, descritte da una sequenza di punti nello spazio. Poi abbiamo applicato tecniche di apprendimento automatico per consentire alla macchina di crearsi un modello delle proprie capacità di movimento”.
Grazie a esso, il robot si è dimostrato in grado cambiare da solo traiettorie in presenza di ostacoli non previsti, cosa che normalmente richiede una riprogrammazione. Non solo. I ricercatori hanno anche provato a modificarne la struttura esterna, deformandolo, e il robot si è reso conto da solo del cambiamento, riadattando i propri gesti alla nuova realtà. (Riccardo Oldani)