Andamento del saldo commerciale italiano dei beni strumentali negli anni 2005-2014. Fonte Federmacchine.
Decisi segnali di ripresa giungono dal comparto dei beni strumentali, che hanno goduto della ripartenza degli investimenti che il mercato nazionale ha fatto registrare. Ammonta a 36,7 miliardi di euro la produzione italiana 2014 di beni strumentali, che, rispetto al 2013, mette a segno un incremento del 4,9%.
Un buon risultato, determinato non solo dall’immancabile traino dell’export (71% medio di venduto sui mercati esteri), ma anche dalla ripartenza del mercato interno che, nel 2014, è ritornato a investire in beni strumentali. A questo proposito, è interessante sottolineare come lo scorso anno la domanda nazionale di beni strumentali si sia attestata a quota 17,3 miliardi di euro, segnando un lusinghiero aumento che sfiora l’11%. La ripartenza degli investimenti ha premiato i costruttori nazionali che hanno incrementato le consegne del 12,3% (10,6 miliardi di euro). Bene anche l’import, che però ha registrato una crescita più contenuta, pari all’8,5% (6,8 miliardi di euro).
Illustrando i dati nel corso dell’assemblea dei soci di Federmacchine (www.federmacchine.it), alla quale ha partecipato anche Marco Fortis, economista internazionale, nonché vicepresidente della fondazione Edison, il presidente Giancarlo Losma ha sottolineato come il contributo alla crescita sia frutto del positivo andamento che tutte e 13 le associazioni hanno fatto registrare, segno di una inversione di tendenza che, finalmente, sembra essere generalizzata.
Prosegue per il quinto anno consecutivo la crescita del saldo commerciale, che, complessivamente per i settori di Federmacchine, nel 2014 è stato pari a 19,4 miliardi di euro (+0,1%). Dopo il crollo del 2009, questa scia positiva colloca la bilancia commerciale a un nuovo massimo storico, in linea con i dati ISTAT relativi al comparto delle macchine e apparecchi meccanici in cui i costruttori aderenti alla federazione di rispecchiano.
Per quanto riguarda le esportazioni, cresciute del 2,1% a un valore di 26 miliardi di euro, va sottolineata la buona performance dei mercati occidentali, dove, la Germania (2,9 miliardi di euro, +6,8%) e gli USA (2,4 miliardi di euro, +3%) rappresentano i principali ambiti di sbocco. Dopo il mercato interno, che pesa per il 28,7%, sono infatti l’Europa e il Nord America a rappresentare il maggiore serbatoio di vendite per i costruttori italiani, con una percentuale pari al 32,2%. In calo l’export verso la Cina (2 miliardi di euro,-4,6%) che da sola assorbe il 60% delle esportazioni verso l’area asiatica.
“Questi numeri restituiscono la fotografia di un settore vivace, che dopo la crisi sa cogliere i benefici della ripresa dei consumi nazionali, certamente favorita dall’introduzione della nuova legge Sabatini, già rifinanziata per tutto il 2015, e dal bonus macchinari, purtroppo scaduto il 30 giugno”, ha dichiarato Giancarlo Losma, presidente di Federmacchine, che non ha mancato di auspicare una serie di altre misure.
Oltre alla reintroduzione dei bonus macchinari, Federmacchine auspica anche la messa in campo di incentivi per la sostituzione volontaria di macchinari obsoleti, in modo da favorire l’adeguamento del parco produttivo nazionale ai nuovi criteri di produttività ed efficienza energetica. Complementari a questi provvedimenti, vi sono poi i due cavalli di battaglia che Federmacchine da sempre cavalca: la liberalizzazione degli ammortamenti dei beni strumentali acquistati e l’abbattimento dell’IRAP sulla quota parte relativa al costo del lavoro, in misura pari al rapporto export/produzione generata dall’azienda.
(Alberto Taddei)
L’evoluzione del settore in cui operano le industrie associate a Federmacchine per il periodo 2012-2014. (Dati espressi in milioni di euro).
La propensione all’export per i diversi comparti che aderiscono a Federmacchine. Dati riferiti al 2014.