Barbara Colombo, Presidente di UCIMU-Sistemi per Produrre.
Il 2021 è stato un anno decisamente positivo per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione, che ha registrato incrementi a doppia cifra per tutti i principali indicatori economici: produzione, export, consegne sul mercato interno e consumo.
L’industria italiana di settore si è confermata, ancora una volta, tra i principali protagonisti dello scenario internazionale. In particolare, è risultata quinta nella classifica di produzione, perdendo una posizione, quarta tra gli esportatori e quarta tra i consumatori, scalando una posizione rispetto all’anno passato.
Nel 2022, nonostante il clima di generale incertezza, il trend positivo proseguirà in modo deciso. L’industria italiana di comparto dovrebbe toccare nuovi record per gran parte degli indicatori.
È questo, in sintesi, il quadro illustrato dalla Presidente di UCIMU-Sistemi per Produrre, Barbara Colombo, in occasione dell’Assemblea dei soci svoltasi il 5 luglio, a cui è intervenuto il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.
Secondo i consuntivi elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU, la produzione italiana di macchine utensili, robot e automazione si è attestata nel 2021 a 6.330 milioni di euro, con un incremento del 22,2% rispetto al 2020. Il consumo è cresciuto del 40,7%, a 5.009 milioni, determinando l’incremento sia delle consegne sul mercato interno (+35,1%, 3.135 milioni) sia delle importazioni (+51,1%, 1.874 milioni).
In aumento anche le esportazioni che, nel 2021, si sono attestate a 3.195 milioni di euro, l’11,7% in più rispetto all’anno precedente. Il rapporto export su produzione è sceso dal 55,2% del 2020 al 50,5% del 2021.
Nel 2021, i principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono risultati: Germania (353 milioni, +22,2%), Stati Uniti (336 milioni, -10,1%), Cina (228 milioni, +1,7%), Polonia (177 milioni, +23,5%), Francia (176 milioni, +11,3%), Turchia (129 milioni, +28,7%), Russia (103 milioni, +2,9%), Spagna (99 milioni, +4,4%).
La performance positiva del settore si è riflessa sul livello di utilizzo della capacità produttiva, la cui media annua è decisamente aumentata, passando dal 65% del 2020, all’80,2% del 2021. In crescita anche il carnet ordini, che si è attestato a 7,3 mesi di produzione assicurata contro i 5 mesi dell’anno precedente.
Come emerge dalle previsioni, nel 2022 il trend di crescita dovrebbe proseguire in modo deciso. La produzione si attesterà a 7.150 milioni di euro, il 13% in più rispetto all’anno precedente, segnando un nuovo record assoluto nella storia dell’industria italiana di settore.
Il consumo crescerà fino al valore record di 5.670 milioni di euro (+13,2%) trainando le consegne dei costruttori sul mercato domestico, che otterranno un nuovo primato, attestandosi a 3.520 milioni di euro (+12,3%). Anche le importazioni saliranno fino a toccare il valore di 2.150 milioni di euro (+14,7%). L’export crescerà a 3.630 milioni (+13,6%), così da tornare sui livelli di 4 anni fa (2018).
Secondo l’elaborazione UCIMU sui dati ISTAT, nei primi tre mesi del 2022, i principali mercati di sbocco dell’offerta italiana di macchine utensili sono risultati: Stati Uniti (93 milioni, +40,5%), Germania (62 milioni, -29,3%), Cina (45 milioni, -0,1%), Francia (40 milioni, +3,8%), Polonia (35 milioni, -14,6%), Spagna (30 milioni, +86,2%), Russia (20 milioni, -40,8%), Messico (19 milioni, -13,1%), Turchia (18 milioni -59,7%) e India (17 milioni +17,8%).
“Viviamo una situazione paradossale: i costruttori italiani sono ricchi di ordini come mai prima d’ora, ma riescono a produrre solo una parte delle commesse raccolte tra la fine del 2021 e questo primo semestre 2022”, ha sottolineato Barbara Colombo. “E se la scarsità e il rincaro delle materie prime rappresentano una problematica che sta gradualmente rientrando, nei mesi a venire continueremo, invece, ad avere difficoltà nel reperire componenti elettroniche”.
“Vi è poi il problema dell’incremento vertiginoso del costo dell’energia, che alimenta l’inflazione e ha un impatto diretto sui costi di produzione di molti settori a monte e a valle della filiera in cui operiamo. Riteniamo fondamentali tutti gli interventi volti, da un lato, a trovare nuove fonti di approvvigionamento energetico e, dall’altro, a limitare la crescita spropositata dei prezzi, così da scongiurare il blocco dell’attività manifatturiera nel prossimo autunno”, ha continuato Barbara Colombo.
“A questi problemi va aggiunta la grande incertezza determinata dalla profonda trasformazione che interessa il settore automotive e tutto il suo enorme indotto rispetto all’obiettivo definito dall’UE di mettere fine, entro il 2035, alla produzione di veicoli con motore a combustione endotermica”, ha aggiunto Barbara Colombo.
“Questo enorme macrosettore rappresenta un patrimonio che va assolutamente preservato, perché è frutto ed espressione della conoscenza e del saper fare italiano. Chiediamo di poter bilanciare correttamente gli interventi, definendo un’agenda con un timing ragionevole che permetta anche la riconversione di quegli impianti che, gioco forza, dovranno orientarsi su nuove produzioni e settori alternativi, e che assicuri la formazione professionale correlata”, ha spiegato Barbara Colombo.
“D’altra parte, l’industria italiana della macchina utensile è estremamente sensibile al tema della produzione verde… l’ammodernamento ‘dell’Officina Italia’ è stato avviato e sostenuto dagli incentivi 4.0 operativi da più di un quinquennio, ma la trasformazione digitale degli impianti e l’ampliamento della capacità produttiva non sono certo ultimati: devono, quindi, proseguire”, evidenzia Barbara Colombo.
“Chiediamo alle autorità di governo di ragionare su un provvedimento strutturale di incentivo alla sostituzione dei macchinari obsoleti e d’introduzione di tecnologie 4.0 e, parallelamente, che sia allungata e semplificata l’operatività della misura del credito di imposta per la formazione”, ha specificato la Presidente di UCIMU.
“Sono le persone il fattore critico di successo delle nostre imprese. E lo sono i giovani in particolare. Per questo riteniamo fondamentale un investimento importante da parte del Paese su tutte quelle scuole di ogni ordine e grado – scuole professionali, istituti tecnici, ITS, università e corsi post-laurea – il cui indirizzo abbia diretto sbocco nel mondo della manifattura e di quella ad alto tasso di tecnologia, in particolare”, ha poi detto Barbara Colombo.
“Occorre un maggior sostegno da parte delle autorità di governo affinché sia riconosciuta l’eliminazione del cuneo fiscale, che dovrebbe essere esteso a tutti i lavorator. In attesa dei ragionamenti sulla possibile attuazione, questo deve necessariamente essere applicato da subito ai giovani assunti, così da favorire il loro inserimento nei nostri organici che devono poter contare su un necessario ricambio generazionale”, ha evidenziato Barbara Colombo.
“Infine, per un settore che esporta la metà della propria produzione, l’internazionalizzazione non può essere una scelta: è un must, anche in momenti particolarmente complicati come l’attuale”, ha concluso la Presidente di UCIMU. “Continueremo quindi il presidio dei mercati emergenti, ma senza perdere di vista i mercati tradizionali”.