MartinoRossi ha reso pubblici i risultati di una ricerca commissionata alla Università Cattolica, sede di Piacenza, finalizzata a valutare l’impatto dell’utilizzo della sub-irrigazione e fertirrigazione di precisione in termini di minori emissioni di gas climalteranti e di resa delle culture in contesti di agricoltura conservativa “no tillage”, ovverosia senza aratura ed erpicatura.
MartinoRossi, azienda fondata agli inizi degli anni ’50, oggi specializzata nella produzione di ingredienti, semilavorati e prodotti funzionali da cereali e legumi senza glutine, allergeni e OGM provenienti da filiera controllata 100% italiana, si conferma molto attiva anche nello studio di nuove tecnologie e tecniche agronomiche a supporto delle proprie filiere e colture in un’ottica di agricoltura che sia concretamente sostenibile.
Si inserisce in questo ambito la ricerca affidata all’Università Cattolica, sede di Piacenza, sulle prestazioni di Underdrip®, brevettato dalla società fondata nel 2010 da Giorgio Rossi, presidente di MartinoRossi.
Il sistema di sub-irrigazione di precisione brevettato Underdrip® prevede il posizionamento dei semi sfruttando la tecnologia GPS direttamente sopra le manichette di irrigazione interrate da 45 cm dalla superficie. Questo innovativo sistema ad alta efficienza consente di ridurre sino al 60% i consumi idrici e del 25% quelli di fertilizzanti, abbattendo, nel contempo, il ricorso a diserbanti e fitosanitari.
In particolare, lo studio, effettuato sul campo nell’arco di un biennio, ha voluto misurare l’efficacia di Underdrip® nel migliorare l’assorbimento dei fertilizzanti azotati, riducendo così il rilascio nell’atmosfera di protossido d’azoto (N2O), gas climalterante con un potenziale di riscaldamento 273 volte superiore a quello della CO2 in un orizzonte temporale di 100 anni e sostanza che contribuisce alla riduzione dell'ozono nella stratosfera.
Proprio il crescente impiego di fertilizzanti azotati in agricoltura è il primo responsabile dell’impennata nella concentrazione atmosferica di N20 registrata nell’ultimo decennio. La ricerca, inoltre, ha voluto valutare gli effetti della sub-irrigazione sulla resa produttiva delle colture agricole; un aspetto cruciale se solo si pensa alla sfida di nutrire una popolazione mondiale destinata ad arrivare a 10 miliardi entro il 2050 senza compromettere il residuo equilibrio ambientale del pianeta.
I risultati della ricerca
Lo studio dell’Università Cattolica, sede di Piacenza, ha messo a confronto tre diversi sistemi di irrigazione: quello intensivo tradizionale a pioggia con applicazione di urea granulare, la sub-irrigazione con distanziamento delle fila di 70 cm più fertirrigazione con solfato di ammonio e la sub-irrigazione con fila distanziate di 140 cm e fertirrigazione con solfato d’ammonio.
Rispetto all’irrigazione a pioggia, il sistema di sub-irrigazione a goccia ha dato prova di aumentare la resa del mais (+31%) e l’efficienza del fertilizzante azotato. I benefici della sub-irrigazione a goccia sono risultati maggiori nelle colture che necessitano di grandi quantità di acqua e di composti azotati, come nel caso del mais.
Questi risultati positivi sono stati osservati solo durante l’anno più secco, nel quale l’irrigazione ha fornito circa l’80% del fabbisogno idrico del mais. Ciò rientra nell’ordine naturale delle cose, perché il contributo dell’irrigazione diminuisce in presenza di annate con precipitazioni piovose nella media o più copiose.
La spaziatura più stretta tra le fila, inoltre, ha attenuato le emissioni di protossido di azoto sia rispetto all’irrigazione a pioggia (-36%) sia rispetto al sistema di sub-irrigazione con una distanza più ampia tra le file (-44%), in virtù di una distribuzione più omogenea dell’azoto nel suolo e di un minor contenuto di umidità del terreno.
Dalla ricerca è emerso anche che il sistema di irrigazione a pioggia ha favorito la decomposizione dei residui delle cosiddette “cover crops”, favorendo così il rilascio di carbonio e azoto nel suolo e aumentando, di conseguenza, le emissioni di protossido di azoto.
“I risultati della ricerca condotta dall’Università Cattolica confermano che l’agricoltura conservativa è un’alternativa valida ed efficace per preservare la vitalità dei suoli agricoli, migliorare l’assorbimento dei composti azotati e aumentare la resa della colture senza impattare negativamente sull’ambiente”, commenta Rossi.
“La missione dell’agricoltura, oggi e ancora più negli anni a venire, è quella di rendere disponibile in abbondanza cibo sano e sicuro. Compito degli operatori del settore è quello di rendere possibile tutto questo attraverso l’implementazione di sistemi innovativi che garantiscano maggiori risultati con il minor impatto ambientale”, conclude Rossi.