
I nuovissimi locali dell’hub tecnologico che Analog Devices ha inaugurato lo scorso 2 ottobre ad Assago, alle porte di Milano.
Al centro delle attività nella nuova sede: ricerca e sviluppo, creazione di innovazione in collaborazione con i clienti e dispositivi in grado di supportare l’AI.
di Riccardo Oldani
Analog Devices (ADI) ha tagliato lo scorso 2 ottobre il nastro della nuova sede italiana ad Assago, in provincia di Milano, nel business district di Milanofiori Nord. Il trasferimento consolida in un unico campus il personale prima distribuito tra Vimercate, in provincia di Monza Brianza, e l’esistente Design Center di Assago, e porta in dote laboratori e spazi pensati per far crescere le attività di ricerca e sviluppo su automazione industriale, automotive, digital healthcare e applicazioni consumer. L’hub fungerà da secondo polo R&D di ADI in Europa, con l’obiettivo dichiarato di accelerare progetti e partnership lungo tutta la catena del valore, dal silicio ai sistemi completi.
PIÙ VICINI AI CLIENTI ITALIANI
All’inaugurazione hanno partecipato i vertici EMEA, tra cui Martin Cotter, Senior Vice President, Global Vertical Business Units e Presidente ADI EMEA, e Philippe Reiber, Vice President, Customer Solutions Group, che hanno presentato la visione strategica per l’Italia: valorizzare la creatività ingegneristica e favorire la co-creazione con clienti, università, centri di ricerca e startup. “Questo investimento valorizza la creatività ingegneristica italiana per affrontare le sfide più complesse dei nostri clienti dell’Intelligent Edge”, ha dichiarato Cotter. Reiber ha aggiunto: “Con questo hub possiamo collaborare più da vicino con i clienti per accelerare innovazioni a vantaggio della società e del pianeta”.
Il taglio del nastro da parte di Martin Cotter, Senior Vice President, Global Vertical Business Units e Presidente EMEA di Analog Devices.
UNA SCELTA RAGIONATA
Nel corso dell’incontro con la stampa, Cotter ha inquadrato la scelta di Assago in un contesto industriale in rapida trasformazione: la crescita dell’AI fa esplodere la domanda di calcolo e rende l’intelligent edge una componente “software-defined e platform-based”, dove ADI integra power, radiofrequenza e signal chain con algoritmi e conoscenza di dominio. Negli ultimi due anni il team italiano è passato da circa 150 a 200 persone, con piani di ulteriore espansione. “Siamo parte della trasformazione di settori come sanità, automotive e industria; le macchine autonome e la salute digitale stanno richiedendo piattaforme intelligenti al bordo”, ha spiegato Cotter, sottolineando che per ADI “oggi nessuna conversazione è completa senza l’AI” e che l’AI fisica è al centro delle soluzioni offerte.
Un tema ricorrente è la co-innovazione: ADI lavora insieme ai clienti, dagli OEM ai fornitori di sistemi di test, e, quando opportuno, coinvolge l’utente finale per risolvere problemi reali di elevata complessità. In Italia la prossimità a un ecosistema industriale di primo piano (dall’aerospazio-difesa alla strumentazione di test) e a una rete viva di startup abilita programmi congiunti, in cui il contenuto tecnologico va dai sensori alla fusione dei dati, dal controllo motore alla visione 3D. “È un grande giorno per il team di Milano e per l’Italia”, ha detto Cotter, ricordando anche le squadre ADI presenti a Catania e Bari, e il rapporto stretto con le università, inclusa l’attività di alcuni esperti ADI come docenti in corsi avanzati.
Cotter insieme con Philippe Reiber, Vice President, Customer Solutions Group di Analog Devices
POSTO D’ONORE A ROBOTICA E MOTION
Fra i focus tecnici, robotica e motion occupano un posto di rilievo. Il gruppo milanese guida parti cruciali della piattaforma robotica ADI: controllo motori, sensori magnetici e inerziali per il dead-reckoning di sicurezza, “safety skirt” basati su time-of-flight e visione, fino agli algoritmi per la mano tattile. La conseguenza è un aumento del “contenuto ADI” nei robot sempre più complessi. E anche del valore: si passa da poche centinaia di dollari per sistemi semplici a oltre 1.500 dollari per applicazioni come i robot umanoidi, in parallelo alla diffusione della programmazione tramite modelli linguistici e alla spinta al reshoring manifatturiero.
Cotter ha toccato anche i temi talent e formazione: la competizione per le competenze è alta, ma ADI investe su percorsi strutturati, sia a livello di gruppo sia in ambito locale, e sulla collaborazione con atenei per alimentare la formazione di ingegneri capaci di affrontare problemi complessi.
“Questo investimento valorizza la creatività ingegneristica italiana per affrontare le sfide più complesse dei nostri clienti dell’Intelligent Edge”, ha dichiarato Cotter.
TANTE COLLABORAZIONI, TANTA CRESCITA
Sul fronte clienti, ADI serve circa 130.000 aziende a livello globale; le prime 400 generano circa metà del fatturato, ma la rete delle centinaia di clienti italiani contribuisce alla supply chain internazionale. Nomi come Enel e Leonardo rientrano in un portafoglio che spazia dall’energia alla difesa: le stesse tecnologie ad alta velocità utili a Leonardo trovano però applicazione, per esempio, nel medicale o nella strumentazione avanzata.
L’orizzonte resta quello di una crescita di lungo periodo: entro il 2030 il mercato dei semiconduttori potrebbe superare 1.000 miliardi di dollari, trainato dall’AI e dall’elettrificazione. La missione dell’hub di Assago, con laboratori all’avanguardia e team multidisciplinari, è tradurre questa traiettoria in soluzioni concrete per la salute delle persone e del pianeta, puntando su efficienza energetica, affidabilità e tempi di sviluppo ridotti grazie alla vicinanza a clienti e partner. Conclude Cotter: “Investiamo per il lungo periodo: qui mettiamo insieme le nostre tecnologie migliori con algoritmi e competenze applicative, per generare opportunità molto più ampie”. ©TECNELAB

“Con questo hub possiamo collaborare più da vicino con i clienti per accelerare innovazioni a vantaggio della società e del pianeta”, ha affermato Reiber.



































































