Nonostante le preoccupazioni per lo sviluppo del proprio percorso professionale, circa il 60% degli under30 è d’accordo nel sostenere che il lavoro da remoto abbia migliorato la produttività.
Una ricerca condotta da Censuswide per Sharp, su 6.018 impiegati di PMI (10-250 dipendenti), evidenzia come il lavoro a distanza prolungato abbia avuto un impatto importante su aspirazioni e avanzamento di carriera dei “nativi digitali”.
di Luigi Ortese
Il prolungato uso dello smart working a causa della pandemia e la prospettiva di continuare a lavorare con le stesse modalità lavorative nel prossimo futuro causano ansia e incertezza tra i lavoratori di piccole e medie imprese. È quanto emerge dalla ricerca commissionata da Sharp, i cui risultati rivelano che la continuità lavorativa rappresenta la preoccupazione principale per un gran numero di lavoratori impiegati nelle PMI. Tra gli aspetti che provocano maggiore ansia ci sono la stabilità economica generale, la difficoltà nel mantenere aggiornate le proprie competenze, la mancanza di formazione e di opportunità di carriera.
Ma a risentire maggiormente delle conseguenze della pandemia sul fronte lavorativo sono gli under 30, per i quali, oltre alla continuità lavorativa, sarebbe a rischio la loro crescita professionale.
La ricerca, condotta da Censuswide per Sharp su oltre 6.000 impiegati di piccole e medie imprese in otto Paesi europei (Italia, Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia, Polonia) mostra l’impatto generato dalla pandemia di Covid-19 sulle esigenze dei lavoratori e le loro aspettative sul lavoro del futuro. Questi primi dati saranno poi completati con i risultati finali della ricerca in un report sul tema “Il lavoro del futuro” che Sharp prevede di pubblicare nel 2021.
IL LAVORO DEL FUTURO IN ITALIA
Per il 48,7% degli intervistati, in cima alle priorità professionali di questa fase è la certezza della continuità lavorativa; al secondo posto (46,2%) la possibilità di usufruire di strumenti tecnologici adeguati per lavorare in smart working. Cambia anche il rapporto rispetto al datore di lavoro: per la maggior parte degli intervistati (41,7%) ciò che viene maggiormente apprezzato non è tanto lo stipendio più o meno alto che è in grado di corrispondere, ma il modo in cui tratta i dipendenti; il 40,7%, invece, considera essenziale come il datore di lavoro provveda al supporto fisico e psicologico dei dipendenti.
Rispetto a questo ultimo punto, il 46% degli intervistati dichiara che il benessere dei lavoratori in smart working dipenda essenzialmente dalla possibilità di avere orari flessibili; per il 44,2% il benessere è strettamente collegato all’apprendimento di nuove competenze tramite la formazione on line/workshop; il 36% dichiara, invece, che i benefit e vantaggi finanziari (ad esempio prestiti senza interessi) siano alla base del benessere dei lavoratori a distanza.
Il prolungato uso dello smart working a causa della pandemia e la prospettiva di continuare a lavorare con le stesse modalità lavorative nel prossimo futuro causano ansia e incertezza tra i lavoratori delle PMI.
MA COME SARÀ IL LAVORO DEL FUTURO?
Secondo gli intervistati ci saranno uffici più piccoli e saranno usati per incontri e riunioni, molte aziende non avranno una sede fisica ma piuttosto più filiali delocalizzate. La cosa più importante che il lavoro del futuro dovrà garantire è la possibilità di bilanciare lavoro da remoto.
GLI UNDER30
La certezza della continuità lavorativa rappresenta la priorità per la maggior parte degli under30 (43,9%). Non stupisce, allora, come – alla domanda di quale fosse la principale preoccupazione rispetto al futuro del lavoro – per circa il 34% di loro ci siano la certezza di fare carriera e la garanzia di un lavoro sicuro.
Nonostante le preoccupazioni per lo sviluppo del proprio percorso professionale, circa il 60% degli under30 è tuttavia d’accordo nel sostenere che il lavoro da remoto abbia migliorato la produttività e consenta di bilanciare il rapporto con la propria sfera privata. Tuttavia, il 56% dei dipendenti under30 sostiene che con il lavoro da remoto sia più difficile rimanere informati su quanto accade in azienda, mentre la maggior parte degli intervistati, circa il 47%, afferma che è difficile mantenere il giusto livello di motivazione. Rispetto alle dotazioni che dovrebbe dare il datore di lavoro per garantire maggior efficienza ai propri dipendenti, per circa il 44% degli under30 c’è la possibilità di acquisire nuove competenze attraverso corsi on line o workshop aziendali.
L’IMPATTO DELLA PANDEMIA
“L’impatto della pandemia sulle carriere, soprattutto dei giovani , è una difficile eredità, tra le altre, che ci lascia il 2020 - dichiara Carlo Alberto Tenchini di Sharp Italia - ma ci piace pensare che la tecnologia non debba giocare solo in difesa ma anche contrattaccare affinché non vengano mutate del tutto consuetudini lavorative importanti quali, ad esempio, lavorare in team negli uffici con scambi generazionali e di esperienze che possono svilupparsi solo negli ambienti di lavoro e alle quali è impensabile rinunciare”. Da Sharp mettiamo sempre al primo posto le persone e lo scambio tra esse, per questo attendiamo a breve il ritorno al passato che in realtà sarà un nuovo futuro” conclude Tenchini.
La ricerca ha dimostrato che gli under30 si aspettano che il datore di lavoro li supporti con strumenti per l’apprendimento e lo sviluppo delle competenze
IL QUADRO EUROPEO
Non molto diversa la situazione per i “colleghi” europei che lamentano una sentita preoccupazione per la carriera: oltre il 50% di loro, infatti, sostiene di provare una sensazione di angoscia pensando al futuro del lavoro al lungo termine. Anche in questo caso, sono diversi gli aspetti che danno ansia: la mancanza di formazione, di opportunità di carriera, difficoltà nel mantenere aggiornate le proprie competenze.
Quanto agli under30 europei, il 51% di loro ritiene che il lavoro da remoto abbia migliorato la loro produttività e che la tecnologia abbia consentito di svolgere il lavoro in modo più efficace (63%). Tuttavia, almeno i due terzi dei giovani dipendenti sostiene che il lavoro da remoto renda più difficile mantenere un’informazione adeguata sull’andamento della propria azienda, mentre il 55% sostiene di sentirsi tagliato fuori dal proprio team. Poco più della metà dichiara che è difficile mantenere il giusto livello di motivazione. Nonostante l’impatto positivo della tecnologia, sembra che con il lavoro a distanza gli under30 stiano perdendo le competenze fondamentali necessarie per l’avanzamento della carriera.
COSA DICE LA PSICOLOGIA
La psicologa Viola Kraus, interpellata sul tema del lavoro del futuro spiega: “Si registra un trend in crescita che vede i più giovani, i ‘nativi digitali’, abili nell’uso della tecnologia, abbandonati con i loro device a sbrigarsela da soli. Questa generazione non ha solo bisogno di ricevere le competenze per ottenere il meglio dalla tecnologia, ma anche di essere formata sulle competenze generali di business per progredire nel proprio lavoro. Questi giovani lavoratori temono che, con il lavoro da remoto, la loro carriera possa subire un freno a causa della mancanza di collegamento e indicazioni dal proprio team e dai colleghi senior; è quindi importante assicurare che, mentre si continua a lavorare virtualmente, i datori di lavoro forniscano una guida e una piattaforma ufficiale dove incoraggiare l’apprendimento tra pari livello, e dove alla fine sembri tutto naturale”.
LE ASPETTATIVE
La ricerca ha dimostrato che gli under30 si aspettano che il datore di lavoro li supporti con strumenti per l’apprendimento e lo sviluppo delle competenze. Il 63% degli impiegati sotto i 30 anni ha affermato che con il lockdown presta maggiore attenzione alle opportunità di formazione e di accrescimento delle proprie competenze. Allo stesso tempo, il 41% ritiene che il datore di lavoro dovrebbe offrire ai propri dipendenti la possibilità di sviluppare nuove competenze attraverso corsi online o workshop aziendali.
TECNOLOGIA, STRUMENTO PER L’APPRENDIMENTO
Rob Davis, Solutions & Services Business Manager di Sharp, afferma: “I giovani sono fortemente preoccupati che gli effetti della pandemia possano ripercuotersi negativamente e a lungo termine sullo sviluppo della loro carriera. Mentre le aziende pianificano il futuro del lavoro, è importante assicurarsi che non vengano lasciati indietro i fattori chiave per lo sviluppo del percorso professionale della generazione dei ‘nativi digitali’ e allo stesso tempo è determinante assicurarsi che la tecnologia sia usata come strumento per l’apprendimento e la collaborazione, visto il continuo cambiamento del modo in cui lavoriamo. Sharp crede che il successo di un’azienda risieda nella forza delle sue persone e riteniamo che questa sia un’opportunità per realizzare cambiamenti positivi e assicurarsi di essere preparati adeguatamente per le future generazioni”. ©TECNeLaB
Il 63% degli impiegati sotto i 30 anni ha affermato che con il lockdown presta maggiore attenzione alle opportunità di formazione e di accrescimento delle proprie competenze.