Sandro Bonomi, presidente di ANIMA, la Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica e Affine, ha presentato i dati relativi al comparto, sottolineando la necessità di una ripresa dei consumi e del mercato domestico.
Nel corso di una tavola rotonda che si è tenuta lo scorso 18 marzo nel quartiere fieristico di Pero-Rho a Milano, Sandro Bonomi, presidente di ANIMA, la Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica e Affine, ha presentato i dati relativi al comparto, sottolineando la necessità di una ripresa dei consumi e del mercato domestico. L’export, infatti, seppur positivo, non basta più. La produzione della meccanica italiana arranca e ha chiuso il 2013 con segno negativo (1,1%), pari a 39,8 miliardi di euro. Il decremento viene quasi completamente recuperato, secondo le previsioni 2014 (+1%), accostandosi ai livelli 2012. In costante crescita l’export, sia nel 2013 (+1,2%) sia nel 2014 (+1,5%), che sale ad una quota export/fatturato del 58%. Le esportazioni, che si attestano intorno ai 24 miliardi di euro, sono l’ancora di salvezza della meccanica manifatturiera italiana. Anche gli investimenti non registrano decrementi, ma una lieve e costante crescita (+0,2%), sia come consuntivo 2013 che come previsioni 2014. Il dato occupazionale non offre invece segnali positivi né per il 2013 (-0,3%) né per il 2014 (-0,2%).
di Federica Orsini
I dati presentati da Sandro Bonomi, presidente di ANIMA (www.anima.it), nel corso della tavola rotonda che si è tenuta lo scorso 18 marzo nel quartiere fieristico di Pero-Rho a Milano, sottolineano la necessità di una ripresa dei consumi e del mercato domestico. Nella discussione, alla quale hanno partecipato Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, Carlo Calenda, vice ministro dello Sviluppo Economico, e Marco Fortis, vice presidente della Fondazione Edison, in qualità di moderatore, Bonomi ha evidenziato come “le imprese della meccanica testimoniano un indebolimento della produzione nel 2013 e, di conseguenza, una perdita di manodopera eccellente, tanto che gli addetti in un anno sono diminuiti, a livello complessivo, di altre 1.000 unità”.
“Le esportazioni trainano e dettano i ritmi produttivi all’interno delle nostre aziende. Solo quest’anno abbiamo riscontrato un picco di domande di italianità da parte dell’Australia (+107%) e della Federazione Russa (+30%). Rimane la preoccupazione scottante di un mercato domestico ormai agonizzante. Non possiamo accettare che le nostre tecnologie, richieste in tutto il mondo e che stanno rivoluzionando e accelerando i processi di sviluppo all’estero, non trovino adeguato spazio in casa propria”, ha aggiunto Bonomi.
Un momento della tavola rotonda dello scorso 18 marzo. Da sinistra: Marco Fortis, vice presidente della Fondazione Edison, Carlo Calenda, vice ministro dello Sviluppo Economico, Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, Sandro Bonomi, presidente di ANIMA.
LE SPERANZE DI ANIMA
Il presidente di Anima ha anche messo in evidenza quanto la ricchezza italiana sia costituita dalle piccole e medie imprese, dalla specializzazione della manifattura, dalla continua ricerca ingegneristica e di design sul prodotto, e ha invitato le istituzioni ad andare a visitare le aziende, per toccare con mano una rivoluzione tecnologica e un miglioramento della vita che continuano ad avere sollecitazioni e possibilità di business solo all’estero.
Sandro Bonomi si è detto consapevole del fatto che sia difficile continuare a sperare in una rapida ripartenza dei consumi e del mercato domestico, tuttavia ha chiesto con forza che il Governo intervenga prontamente con decisioni di cambiamento, che portino nuove opportunità di crescita, per imprese e famiglie.
“D’altro canto”, ha proseguito, “ci attendiamo comunque un’adeguata spinta propulsiva all’internazionalizzazione. Infatti, nemmeno l’Europa è più sufficiente, essendo l’unica macroarea di destinazione della nostra produzione in cui registriamo un arresto dell’export. Noi continuiamo ad andare alla scoperta di nuovi mondi e opportunità, fieri di essere italiani e imprenditori della meccanica”.
In chiusura di intervento, Bonomi ha accennato ad alcune misure che potrebbero dare ossigeno alle aziende del Paese: “Per far ripartire il mercato interno sarebbe già molto utile pagare i famosi 90 miliardi di debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese, avviare un piano per rendere efficienti, da un punto di vista energetico, le strutture scolastiche e sanitarie nazionali e, infine, sostenere ancora di più la Sabatini bis per favorire migliori efficienze produttive e riduzione di consumi delle nostre aziende e renderle ancora più competitive all’estero”.
Percentuali del commercio estero per area. Dati elaborati dall’Ufficio Studi ANIMA.
IL NUOVO GOVERNO
Sul pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione è intervenuto anche Giorgio Squinzi, il quale si è detto deluso dalla decisione del Governo di pagare le fatture per San Matteo, ovvero a settembre. “Mi aspettavo”, ha detto Squinzi, “che fosse effettuato per San Giorgio, il 23 aprile (ndr: la tavola rotonda si è svolta il 18 marzo e Squinzi si attendeva i pagamenti in tale data ormai passata), non perché mi chiamo così, ma in onore del Presidente della Repubblica. Sarebbe un’immissione straordinaria di liquidità che farebbe ripartire i consumi”.
Il presidente di Confindustria ha inoltre caldeggiato un rilancio dell’industria, un “Rinascimento del manifatturiero in Italia e in Europa” per sostenere la crescita, sull’esempio del progetto portato avanti dell’amministrazione Obama negli USA. Infine, ha sottolineato quanto sia importante intervenire sul costo del lavoro, per poter rendere più competitive le aziende italiane, ma anche fare attenzione a tagli indiscriminati della spending review: “Ho captato con terrore le voci di un possibile taglio dell’ICE”, ha detto Squinzi, precisando quanto in passato sia stata positiva la sua esperienza con l’Istituto per il Commercio Estero e quanto ritenga pertanto fondamentale investirvi maggiormente.
Su quest’ultimo punto si è detto d’accordo Carlo Calenda, che ha ricordato l’abolizione dell’Istituto del 2011 e la riapertura dello stesso nel 2012 con il raddoppio della dotazione, portata a 60 miliardi, dei quali 22 peraltro fermi dal 1993. Secondo Calenda il taglio dell’ICE è “un’ipotesi scellerata. L’Istituto deve piuttosto diventare ‘customer driven’, orientato al cliente. Va potenziato e monitorato”, perché attraverso l’analisi e la gestione è possibile “vedere le cose che vanno e quelle che non vanno”.
Consuntivo 2012 e 2013 e previsioni 2014 per produzione, export, investimenti e occupazione della meccanica varia ed affine. Dati elaborati dall’Ufficio Studi ANIMA.
MACROSETTORI ANIMA
L’andamento dei sei macrosettori che costituiscono il comparto della meccanica testimonia di fatto quanto detto nella tavola rotonda, una difficoltà ancorata nella produzione a livello di consuntivo 2013: macchine e impianti per l’energia e montaggio impianti industriali (-1,9%), logistica e movimentazione delle merci (+0,3%), tecnologie alimentari (0%), tecnologie e prodotti per l’industria (-2,7%), impianti, macchine e prodotti per l’edilizia (-0,5%), macchine e impianti per la sicurezza dell’uomo e dell’ambiente (-0,9%).
Le previsioni 2014, per i livelli produttivi, riportano respiro ai comparti “energia” (+1,1%), “logistica” (+1%), “alimentare” (+0,4%), “industria” (+0,5%), “edilizia” (+1,4%), “sicurezza e ambiente” (+0,3%). Viene così in parte recuperato il decremento registrato nei livelli produttivi 2013.
Per quanto concerne l’export, solamente il comparto della “sicurezza e ambiente” mostra segno negativo sia nel 2013 (-0,7%) sia nelle previsioni 2014 (-0,6%). A conferma che l’export è il volano della meccanica italiana, ogni macrosettore presenta un incremento delle esportazioni nel 2013 e nelle previsioni 2014: “energia” (+0,6%) e (+2,2%), “logistica” (+3,5%) e (+1,5%), “alimentare” (+0,3%) e (+1,3%), “industria” (+2,9%) e (+2,1%), “edilizia” (+1,4%) e (+0,7%). I livelli occupazioni, sia come consuntivo 2013 sia come previsioni 2014, mantengono una sostanziale stabilità.
L’export della meccanica italiana mostra un andamento in crescita verso l’Africa (+18,4%), l’Asia (+7,6%), l’America del Nord (+5,1%), l’America del Centro-Sud (+5%) e l’Oceania (+41,6%). L’Europa, come già rimarcava Sandro Bonomi, si distingue per il segno negativo dell’export (-2,9%). Le esportazioni verso Germania, Spagna e Francia sono in calo, mentre registrano una buona performance l’Arabia Saudita (+13%), così come la Cina (+13%). Anche Algeria (+37%), Brasile (+28%) e Corea del Sud (+39%) apprezzano fortemente i prodotti italiani, mentre gli Emirati Arabi Uniti testimoniano un deciso decremento (-25%). Un incremento importante di export italiano si verifica verso l’Australia (+107%) e la Federazione Russa (+30%).
L’elaborazione dei dati è stata curata dall’Ufficio Studi ANIMA, su rilevazioni ISTAT, per i mesi da gennaio a settembre 2013.
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha caldeggiato un rilancio dell’industria, un “Rinascimento del manifatturiero in Italia e in Europa” per sostenere la crescita, sull’esempio del progetto portato avanti dell’amministrazione Obama negli USA.