Prima Additive è l’azienda del Gruppo Prima Industrie, che sviluppa, produce, vende e distribuisce sistemi industriali per applicazioni di additive manufacturing del metallo.
A cosa serve l’additive manufacturing? Dove la posso applicare? Quale aiuto può offrire? Silvio Parise, Business Developement Product Manager Additive Manufacturing di Prima Additive, ci aiuta a fare luce su questa tecnologia.
di Elisa Maranzana
Com'è noto, l’additive manufaturing è una tecnologia che consente di produrre parti tridimensionali, strato per strato, partendo da polvere metallica, grazie a una sorgente laser che fonde il materiale. Tecnologia in forte sviluppo e dal grande potenziale, l’additive manufacturing lascia ancora alcuni dubbi in merito agli ambiti applicativi, soprattutto fra le realtà più piccole o, comunque, con minori possibilità di investimento. Ma se oggi sono ancora quasi solo le grandi realtà industriali a investire in questa direzione, secondo gli addetti ai lavori vi è un interesse sempre maggiore da parte non solo delle aziende, ma anche dell'ingegneria, fortemente motivata a capire cosa questo metodo produttivo possa portare come valore aggiunto nel settore della metalmeccanica. Questo farà sì che, in un futuro neanche troppo lontano, anche la piccola media impresa possa dotarsi di questa tecnologia e utilizzarla per la produzione di componentistica meccanica di uso comune.
La prima barriera da superare è quindi sicuramente quella di capire dove questa tecnologia può essere veramente di aiuto. Noi lo abbiamo chiesto a Silvio Parise, Business Developement Product Manager, Additive Manufacturing, di Prima Additive, azienda del Gruppo Prima Industrie che sviluppa, produce, vende e distribuisce sistemi industriali per applicazioni di additive manufacturing del metallo.
Silvio Parise, Business Developement Product Manager, Additive Manufacturing, di Prima Additive.
PARTIRE DALL’ESPLORAZIONE
Quindi cosa me ne faccio dell’additive manufacturing? Dove la posso applicare? Quale aiuto mi può dare?
“Aiuto non significa andare a sostituire un processo o una tecnologia tradizionale che fino a quel momento aveva funzionato”, ci ha spiegato Silvio Parise, “ma andare a capire dove la tecnologia può sbloccare nuove opzioni, nuove possibilità che fino a quel momento non era possibile realizzare per limiti tecnici degli altri processi tecnologici”.
In una fase iniziale Prima Additive fa proprio questo: supportare tale ricerca, tale esplorazione, partendo proprio dai prodotti realizzati dall’azienda cliente, così da verificare e analizzare dove l’additive manufacturing può essere applicata e in che modo può essere profittevole.
Se parliamo di additive manufacturing i campi applicativi dipendono sostanzialmente dalla tecnologia utilizzata.
TECNOLOGIE PRINCIPALI
Se parliamo di additive manufacturing i campi applicativi dipendono sostanzialmente dalla tecnologia utilizzata.
“Da una parte c’è la cosiddetta Powder Bed Fusion, quindi la fusione a letto di polvere”, continua Parise. “Questa tecnologia viene usata principalmente quando si ha l'esigenza di sviluppare dei nuovi design concepiti per particolari esigenze di performance dell’oggetto e non tanto per la metodologia di produzione. In tutti questi casi l’additive manufacturing - e in particolare la Powder Bed Fusion - permette di svincolarsi da quelli che sono i limiti tecnici delle altre tecnologie. Un esempio è quello degli scambiatori di calore, dove - grazie alla tecnologia Powder Bed Fusion - è possibile ottenere delle strutture interne complesse o comunque alleggerite”.
La seconda tecnologia è invece quella a deposizione diretta, quindi la DED, acronimo di Direct Energy Deposition. “La DED viene utilizzata principalmente per applicazioni di riparazione, dove l’obiettivo primario è quello di andare a riparare un oggetto usurato che altrimenti dovrebbe essere sostituito con un altro realizzato da zero, quindi con sprechi di materiali, costi elevati, attese lunghissime nel ricevere il nuovo componente, a cui - naturalmente - si aggiunge il fattore sostenibilità”.
Altri ambiti applicativi in cui l’additive manufacturing a deposizione diretta offre un prezioso aiuto sono quelli legati alla necessità di creare oggetti di grandi dimensioni, caratterizzati da geometrie sottili dove la realizzazione dal pieno o magari attraverso processi di fusione, finirebbe per risultare molto onerosa in termini di tempi, costi e difficoltà tecniche.
Print Genius 150 di Prima Additive, che utilizza la tecnologia a letto di polvere.
UNA GAMMA COMPLETA
Con quartier generale a Torino, Prima Additive si occupa di entrambe queste tecnologie, proponendo al mercato quattro macchine che utilizzano la Powder Bed Fusion e quattro piattaforme che utilizzano invece la Direct Energy Deposition. “Nell'ambito della tecnologia a letto di polvere”, ci dice ancora Silvio Parise, “la nostra macchina di taglia più piccola è la Print Genius 150 che ha una piattaforma di lavoro di 150 mm per un’altezza di 160 mm e offre la possibilità di stampare con il doppio laser, aumentando così la produttività nel campo di lavoro”.
Prima Additive ha inoltre presentato recentemente una nuova soluzione nell’ambito della tecnologia a deposizione diretta. “Si tratta di una cella robotizzata che abbiamo chiamato IANUS”, prosegue Parise, “dove un robot antropomorfo dotato di una testa di deposizione diretta spruzza le polveri di metallo nel punto in cui occorre aggiungere materiale. Il principale vantaggio di questa soluzione sta nella sua flessibilità: infatti, è possibile equipaggiare la macchina con diversi processi laser. In primis c’è la deposizione diretta, basata su polvere o su filo di metallo, a cui si aggiungono altri processi laser, tra cui la saldatura e la tempra”. ©TECNeLaB
Cella robotizzata IANUS di Prima Additive, costituita da un robot antropomorfo dotato di una testa di deposizione diretta.
È possibile visionare il video integrale dell’intervista cliccando qui.