Positivo il bilancio 2014 dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione, che ha visto crescere la produzione trainata dalla ripresa del consumo interno.
Positivo il bilancio 2014 dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione, che ha visto crescere la produzione trainata dalla ripresa del consumo interno. Del risveglio della domanda italiana hanno beneficiato principalmente le consegne dei costruttori, protagoniste di un deciso incremento. Ripartono gli investimenti in sistemi di produzione e sono buone le prospettive per il 2015.
di Daniel Mcavoy
Nel 2014, l’economia mondiale ha mantenuto lo stesso ritmo di crescita (+3,1%) dell’anno precedente. Il tasso di espansione del commercio internazionale è calato rispetto all’andamento registrato nel 2013 segnando un incremento del 2,4% rispetto al +2,7% dell’anno precedente. In questo contesto, l’eurozona è stata caratterizzata da una crescita dello 0,9% mentre il PIL dell’Italia è diminuito dello 0,4% facendo meglio rispetto al 2013 (-1,9%), ma registrando la peggiore performance tra i grandi paesi europei.
Positivo il bilancio dell’industria mondiale della macchina utensile, che ha visto crescere la produzione del 2% e il consumo rimanere stabile (+0,8%). Nel settore, l’industria italiana ha rafforzato il quarto posto tra i costruttori mondiali, grazie all’incremento della produzione, e si è confermata terza tra gli esportatori, nonostante le vendite all’estero siano calate.
È questa una parte del quadro 2014 illustrato dal presidente Luigi Galdabini in occasione dell’annuale assemblea dei soci Ucimu-Sistemi per Produrre (www.ucimu.it), alla quale è intervenuto anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. All’incontro, ospitato da fieramilano, hanno preso parte circa 300 persone tra imprenditori, istituzioni, rappresentanti dei media.
Industria italiana della macchina utensile, robot e automazione (dati in milioni di euro, variazione %).
Nel 2014, la produzione italiana di macchine utensili, robot e automazione si è attestata a 4.840 milioni di euro, registrando un aumento del 7,9% rispetto al 2013. Il consumo è cresciuto del 33,8%, a 2.738 milioni di euro, per effetto del buon andamento delle importazioni (+21,9% per 1.151 milioni di euro) e delle consegne sul mercato interno (+44%, per 1.587 milioni di euro). La quota di mercato coperta da macchinari stranieri è risultata pari al 42%.
Negativa invece la performance delle esportazioni, che sono scese, del 3,9%, a 3.253 milioni di euro: il rapporto export su produzione è calato, dal 75% del 2013, al 67,2%. Il saldo della bilancia commerciale è diminuito del 13,9%, attestandosi a 2.102 milioni di euro.
La performance positiva dell’industria italiana del settore si è riflessa sul livello di utilizzo della capacità produttiva, la cui media annua è cresciuta dal 72% del 2013 al 76%. In crescita anche il carnet ordini, attestatosi a 5,6 mesi di produzione assicurata, contro i 4,7 mesi del 2013. I prezzi delle macchine sono cresciuti dello 0,7%.
Dati economici dell’industria italiana della macchina utensile, robot e automazione per gli anni 2012, 2013 e 2014.
LE ESPORTAZIONI
Accanto a questi dati, va segnalato un nuovo arretramento per le esportazioni italiane di (sole) macchine utensili che, nel 2014, sono scese del 3,7% (la metà del calo registrato nel 2013), a 3.073 milioni di euro. L’andamento trimestrale è stato negativo nella parte centrale dell’anno (-14,6% nel secondo trimestre e -2,1% nel terzo), positivo all’inizio e alla fine (+2,1% nel primo trimestre e +0,9% nel quarto).
Andamento trimestrale delle esportazioni italiane di macchine utensili (dati in milioni di euro, variazione %). Fonte: elaborazione su dati ISTAT.
Nel 2014, le quote italiane nei principali mercati mondiali sono tendenzialmente calate, a causa della contrazione dell’attività di export svolta nel corso dell’anno dai costruttori italiani. Infatti, a causa della decisa ripresa del consumo italiano e della contestuale flessione della domanda straniera, nel 2014, i costruttori italiani hanno ri-orientato la propria offerta sul mercato domestico. In ragione di ciò il rapporto tra export e produzione è sceso al 71,1%.
In Cina, la quota italiana sul totale importato è tornata a attestarsi all’1,5%, com’era prima dell’exploit del 2013 (quando arrivò all’1,9%). Negli Stati Uniti, i costruttori italiani hanno soddisfatto il 6,1% della domanda, cedendo quasi mezzo punto percentuale rispetto all’anno precedente. È invece rimasta stabile la quota italiana sul mercato tedesco, risultata pari al 6,2% del consumo locale. In Messico, secondo mercato delle Americhe, le macchine italiane sono arrivate a soddisfare il 5,6% della domanda, guadagnando più di mezzo punto rispetto al 2013. Nonostante la grave crisi locale, i costruttori italiani sono riusciti a difendere la propria posizione sul mercato brasiliano, presidiandolo con una quota sul totale importato pari all’11,3%. Anche sul mercato russo, tradizionale sbocco per le nostre esportazioni, la quota italiana si è ridotta in misura contenuta, scendendo al 10,8% del consumo totale.
L’analisi condotta sulla distribuzione geografica delle esportazioni italiane nell’ultimo decennio evidenzia come, a fronte del mutamento dello scenario mondiale, il made by Italians abbia saputo rispondere alle esigenze dei nuovi clienti penetrando anche in nuove aree prima escluse dallo scacchiere internazionale. L’Unione Europea resta la prima area di destinazione delle vendite italiane, ma la quota di export assorbita dall’area si è ridotta notevolmente passando dal 50,7% del 2005 al 37,9% del 2014. In crescita, invece, la quota di export destinata all’Asia, seconda area di destinazione, passata dal 19,5% al 25%. L’America settentrionale, terza area di sbocco, ha visto crescere la sua quota sul totale esportato dai costruttori italiani dal 12% a 15,9%, risultato reso possibile dalla ripresa dell’attività manifatturiera nei paesi dell’area. In crescita anche il peso delle vendite sul totale esportato nelle aree emergenti quali l’Europa extra-UE (dall’11% al 12,9%) e l’America del Sud (dal 3,5%, al 4,5%). Tra i mercati minori, risulta stabile il peso dell’Africa (dal 2,5% al 2,7%).
Nel 2014, l’export in Unione Europea è aumentato dell’8,3%, a 1.166 milioni di euro. Primo mercato comunitario è risultato, come sempre, la Germania (336 milioni di euro, -3,7%), seguita da Francia (146 milioni di euro, -2,3%) Polonia (+23,5%) Spagna (+46,4%) e Regno Unito (+10,5%). Hanno subito un calo le vendite nel resto del continente europeo, -3,7%, per un valore di 396 milioni di euro. Nel dettaglio, l’export è risultato in discesa in Russia (174 milioni di euro, -2,3%), in crescita in Turchia (113 milioni di euro, +3,2%), stabile in Svizzera (58,2 milioni di euro, -0,3%).
L’export in America Settentrionale ha registrato una diminuzione del 4,2%, a 490 milioni di euro. Nonostante nel 2014 gli Stati Uniti siano risultati il primo mercato di sbocco dell’offerta italiana di settore, le vendite di made by Italians sono calate del 6% rispetto all’anno precedente (370 milioni di euro), negativo anche il riscontro del Canada (-16,3%), bene invece il Messico (+12,5%). Molto pesanti le perdite in America del Sud, che ha ridotto gli acquisti dall’Italia del 24,8%, per un valore di 138 milioni di euro. Protagonista dell’area si è confermato ancora una volta il Brasile, che ha importato macchine utensili italiane per 82 milioni di euro (-34,7%). L’Argentina ha rafforzato il suo secondo posto tra i paesi dell’area sudamericana per acquisizione di offerta italiana di settore (+33,3%).
L’export in Asia è diminuito del 12%, a 768 milioni di euro. Del totale esportato nell’area, la parte più consistente è stata destinata all’Asia Orientale che ha acquisito macchine utensili italiane per 443 milioni di euro, il 18,2% in meno rispetto al 2013. Nel dettaglio, le vendite in Cina hanno registrato un forte calo (364 milioni di euro, -21,6%); quelle in Corea del Sud hanno messo a segno un deciso incremento (+33,8%); sono risultate invece stazionarie le consegne in Giappone (+0,7%). In Asia meridionale le esportazioni sono diminuite del 28,4%, a 91 milioni di euro; il calo registrato nell’area è stato determinato dalla negativa performance delle vendite in India, scese del 32,6%, a 84 milioni di euro. In ripresa le vendite nell’area ASEAN che hanno guadagnato il 27,2%, salendo a 97,7 milioni di euro.
Molto positivi i riscontri ottenuti in Thailandia (+105,9%) e Malesia (+17,6%); di segno opposto l’andamento delle consegne a Singapore (-17,4%) e in Indonesia (-3,4%). Il Medio Oriente ha registrato un incremento degli acquisti di macchine utensili italiane del 7%, a 136 milioni di euro. Ai primi posti sono risultati i paesi dell’area del Golfo: Emirati Arabi Uniti (34,4 milioni di euro) e Arabia Saudita(33 milioni di euro), seguiti da Israele (16,7 milioni di euro) e Kazakistan (11,6 milioni di euro). Sono cresciute anche le vendite in Oceania (+14,8%), attestatesi a 30,3 milioni di euro.
L’export diretto in Africa ha subito una forte battuta d’arresto (84,4 milioni di euro, -21,7%): a fronte del buon andamento delle vendite in Algeria (+22,8%) e Egitto (+24,3%), pesantemente negativo è risultato l’export in Sud Africa (-44,9%) e Marocco (-64,7%).
L’analisi dell’export non può non tener conto della situazione creata dalla moneta unica: le vendite ai paesi dell’area dell’euro sono un dato statistico intermedio tra esportazioni vere e proprie e consegne sul mercato domestico. In questo senso, la produzione italiana 2014 ha trovato come sbocco per il 29% le consegne interne, per il 18% le vendite verso i paesi euro e per il 53% le esportazioni al di fuori dell’area euro.
Esportazioni italiane di macchine utensili per Paese nel 2014. Fonte: elaborazione su dati ISTAT.
LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI
Le caratteristiche strutturali dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione sono le medesime che si riscontrano nel sistema produttivo nazionale: imprese di ridotta dimensione, forte propensione all’export, elevata qualità dell’offerta. Secondo l’indagine condotta da Ucimu-Sistemi per Produrre, nel 2013 (cui sono riferiti i dati più recenti), il 58,5% delle imprese costruttrici di macchine utensili ha fatturato meno di 12,5 milioni di euro e il 67% ha occupato meno di 100 addetti. Sono state, però, le imprese più strutturate a fornire il maggior apporto a produzione ed esportazioni: quelle con più di 100 dipendenti, che hanno rappresentato soltanto il 33% delle unità operanti in Italia, hanno prodotto il 79,3% ed esportato l’80,4% del totale. Analogamente, le imprese che hanno fatturato più di 25 milioni di euro (pari al 24,5% del numero complessivo) hanno realizzato il 72,1% della produzione e coperto il 73,8% delle esportazioni italiane di macchine utensili.
Industria italiana della macchina utensile: ripartizione imprese per classi di addetti nel 2013 (quota sul numero totale delle imprese).
La distribuzione geografica del settore è risultata coerente con quella del sistema produttivo italiano, a conferma che per le imprese costruttrici di macchine utensili è necessario essere attigue a quelle clienti e fornitrici: la maggior parte delle unità produttive del settore si trova in Lombardia (41,5%), Triveneto (23,4%), Emilia Romagna (17%) e Piemonte (12,8%). Alla composizione del fatturato totale la Lombardia ha contribuito per il 36%, il Piemonte per il 27,5% e il Triveneto per il 22,1%. Le imprese di Piemonte e Lombardia vantano la più alta propensione all’export (pari all’81% a fronte del 79,8% della media di settore). Principale utilizzatore di macchine utensili è risultata l’industria dei prodotti in metallo – che comprende produzione e prima trasformazione dei metalli, contoterzisti, elementi da costruzione, altri prodotti diversi dai macchinari, (31,4%) –, seguita da quella automobilistica (24,1%).
Per quanto concerne la robotica, nel 2013 la ripartizione tra imprese di grandi dimensioni (fatturato superiore ai 5 milioni di euro), medie (fatturato compreso tra i 2,5 e i 5 milioni di euro) e piccole (fatturato inferiore ai 2,5 milioni di euro), è rimasta immutata, rispetto all’anno precedente. Nel complesso, il settore risulta essere dominato da grandi aziende (72%). Lombardia e Piemonte sono le regioni a più alta densità di imprese operanti nel settore della robotica: entrambi ospitano infatti il 31,3% delle imprese del comparto. È il Piemonte, però, ad avere la maggior percentuale di fatturato (68,9%) e di addetti (64,3%).
Industria italiana della robotica: ripartizione imprese per classi di addetti nel 2013 (quota sul numero totale delle imprese).
L’INDUSTRIA MONDIALE DI SETTORE
Al fine di un’analisi dell’andamento dell’industria mondiale della macchina utensile, Ucimu-Sistemi per Produrre fa riferimento alle informazioni rese disponibili dalle Associazioni Nazionali e alle classifiche internazionali di settore elaborate da Gardner Publications. Ormai da alcune edizioni l’analisi proposta dal Rapporto di settore integra i dati sopracitati con i dati ufficiali di commercio estero riferiti a un ampio range di paesi non indagati da altre rilevazioni. Per molti dei paesi considerati non sono disponibili i dati di produzione locale. Per questi paesi, nelle tabelle mondiali, la produzione è indicata con “zero”; per la stessa ragione, il dato di consumo indicato coincide con quello delle importazioni nette, non essendo possibile quantificare il valore delle consegne dei costruttori locali sul mercato interno.
Principali Paesi produttori di macchine utensili (dati in milioni di euro, variazioni, quote). Fonte: elaborazione su dati Gardner Publications e Associazioni Nazionali.
Nel 2014, la produzione mondiale di macchine utensili è aumentata del 2%, a più di 64.000 milioni di euro. Alla composizione del valore totale hanno contribuito l’Asia per il 56,7%, l’Europa per il 36,1% e le Americhe per il 7%.
Il consumo mondiale è rimasto stabile rispetto al 2013 (+0,8%), attestandosi poco oltre i 62.500 milioni di euro. Il mercato asiatico ha assorbito il 58% delle vendite complessive, a fronte del 25,9% acquisito da quello europeo e del 15,1% coperto da quello americano. Il restante uno per cento è stato appannaggio di altre aree (Africa e Australia). La domanda asiatica è cresciuta solo dell’1,4% e alcuni mercati hanno perso posizioni nella graduatoria mondiale di consumo.
Principali Paesi consumatori di macchine utensili (dati in milioni di euro, variazioni, quote). Fonte: elaborazione su dati Gardner Publications e Associazioni Nazionali.
I PAESI LEADER
Nonostante il calo della produzione scesa del 3,6%, a 17.910 milioni di euro, la Cina ha mantenuto il primato mondiale tra i costruttori. Analogamente, il leggero arretramento del consumo (-2,1%), attestatosi a 23.500 milioni di euro, non ha impedito al Gigante Asiatico di confermare la propria leadership anche nella classifica dei paesi consumatori, ben distanziando tutti gli altri paesi. La quota di consumo soddisfatta dalle importazioni è salita al 35%, per un valore di 8.150 milioni di euro (+7,5%). L’export è aumentato in misura significativa (+18,7%), a 2.550 milioni di euro, permettendo alla Cina di consolidare il quinto posto nella classifica mondiale degli esportatori.
La Germania si è mantenuta salda in seconda posizione tra i produttori nonostante il calo del 3,8%, a quota 10.720 milioni di euro. È risultato in calo anche il consumo tedesco sceso dell’1,9%, a 5.420 milioni di euro, così come le esportazioni la cui diminuzione del 2,6%, a 7.610 milioni di euro, ha determinato l’arretramento del paese in seconda posizione nella classifica mondiale di export. In controtendenza le importazioni che, aumentate del 5,2%, a 2.310 milioni di euro, hanno portato il rapporto import su consumo al 43%.
Tutti positivi gli indicatori economici registrati dall’industria di settore giapponese. La produzione, cresciuta del 22,4%, a 10.190 milioni di euro ha permesso al paese di mantenere il terzo posto nella classifica mondiale. In virtù del deciso aumento delle esportazioni (+18,9%), a 8.140 milioni di euro, il Giappone è tornato a occupare il vertice della classifica di export scalzando la Germania. L’incremento della domanda interna, salita del 31,5%, a 2.710 milioni di euro, è valso al paese del Sol levante il quinto posto nella graduatoria di consumo. Il mercato giapponese si è confermato ancora una volta difficilmente penetrabile dall’esterno: il rapporto import su consumo si è attestato al 24% e il valore delle importazioni è rimasto basso (660 milioni di euro).
L’Italia ha rafforzato il quarto posto tra i costruttori mondiali, grazie all’incremento della produzione (+8,1%) a 4.320 milioni di euro. Le vendite all’estero in calo del 3,7%, a 3.070 milioni di euro hanno confermato, comunque, l’Italia terzo esportatore mondiale alle spalle di Giappone e Germania. Le importazioni si sono attestate a 890 milioni di euro, in crescita del 22,8%. Il mercato locale è balzato al sesto posto nello scenario globale con 2.140 milioni di euro (+39,5%).
Nel 2014, è aumentata anche la produzione della Corea del Sud, pari a 4.240 milioni di euro (+6%). Bene le esportazioni, +2% a 1.730 milioni di euro, e la domanda interna (+7,4%). Il mercato coreano ha mantenuto la quarta posizione nella graduatoria mondiale, con 3.680 milioni di euro. Il consumo è stato soddisfatto per il 32% dalle importazioni, cresciute del 4%, a 1.180 milioni di euro.
Gli Stati Uniti, con un fatturato di 3.690 milioni di euro (-1,2%) si sono confermati sesti tra i paesi costruttori di macchine utensili. Tra i paesi leader, gli USA sono gli unici ad aver registrato un calo, seppur marginale, delle importazioni (-0,6%); nonostante la riduzione, il valore assoluto, risultato pari a 3.940 milioni di euro, ha garantito al paese il secondo posto dopo la Cina nella classifica degli importatori. Anche dal punto di vista del consumo, il mercato statunitense si è confermato il secondo più vasto, con 6.060 milioni di euro.
Taiwan ha registrato, nel 2014, incremento per tutti i principali indicatori: produzione +3,5%, consumo +1,8%, esportazioni +6,1%. Queste ultime, risultate pari a 2.820 milioni di euro, hanno assicurato al paese il mantenimento del quarto posto nella classifica mondiale.
Nel 2014, la produzione di macchine utensili in Svizzera è cresciuta a 2.560 milioni di euro (+8,2%). Poco meno del 90% delle macchine sono state vendute all’estero per un totale di 2.280 milioni di euro, che vale il sesto posto nella classifica degli esportatori mondiali.
GLI ALTRI COMPETITOR
La Russia è risultato il settimo mercato nel 2014, con un consumo di oltre 1.600 milioni di euro (+3,2%). Le importazioni hanno raggiunto i 1.500 milioni di euro. Nonostante l’incremento dell’11,1%, la produzione nazionale è rimasta bassa: 176 milioni di euro.
All’ottavo posto tra i consumatori si è posizionato il Messico, con 1.480 milioni di euro (-1,1%). La domanda messicana è stata quasi completamente (98%) soddisfatta dalle importazioni: il paese è il quinto importatore mondiale.
L’India è scesa al nono posto nella classifica dei mercati, con un consumo di macchine utensili di 1.430 milioni di euro (-5,8%). A fronte di una produzione pari a 486 milioni di euro, le importazioni hanno sfiorato i 1.060 milioni di euro (ottavo valore assoluto).
Con un valore di quasi 1.100 milioni di euro (+1,2%), la Turchia occupa l’undicesima posizione tra i paesi consumatori. La produzione locale ha raggiunto i 594 milioni di euro (-0,4%) e le importazioni sono state pari a 846 milioni di euro (+1,7%).
Il consumo di macchine utensili in Thailandia ha raggiunto i 1.090 milioni di euro, valore che ne ha fatto il dodicesimo mercato mondiale. A fronte di 1.410 milioni di euro di import, il paese asiatico ha esportato macchine per 319 milioni di euro.
Nel 2014, è proseguita la crisi del Brasile. Il consumo è crollato (-33,4%) a 729 milioni di euro, spingendo verso il basso il paese risultato al diciannovesimo posto della classifica. Forte calo anche per la produzione (-33,4%) e per le importazioni (-32,1%).
Un quadro decisamente esaustivo che ci introduce ad EMO Milano 2015.