La rivoluzione digitale produce una quantità enorme di dati provenienti da miliardi di dispositivi, sensori e sistemi connessi che devono essere ordinati, classificati e organizzati.
di Diego Manzocchi, Business and Digital Innovation Manager, Hoval Italia
La parola d’ordine è ormai “connessione”. L’IoT – acronimo di Internet of Things – è infatti diventato parte integrante della nostra realtà e sta forgiando una nuova era, pronto a rivoluzionare non solo il mondo delle imprese, ma anche ambiti sempre più ampi della nostra vita: la domotica, i vestiti interattivi, gli orologi e gli occhiali smart da tempo non sono più fantascienza. Cresce in modo esponenziale il numero degli oggetti interconnessi, in grado di dialogare tra loro per semplificare la gestione della nostra vita. Nel 2020 gli oggetti in rete saranno circa 25 miliardi e il numero delle carte SIM per connettere “cose” costituirà il 10% del totale che sfiorerà i 6 miliardi, pari quasi all’intera popolazione mondiale. Ogni giorno aumentano gli oggetti, i device, le piattaforme di storage connesse. La crescente capacità degli oggetti di operare in maniera intelligente ed autonoma impone nuove modalità di relazione per l’uomo, che mantiene il ruolo di interlocutore e moderatore di questa rete, con il compito di gestire, finalizzare e ottimizzare la complessità dei big data che ne risultano. Al punto che più che di Internet of Things sarebbe più corretto parlare di Internet of Behaviour.
Cresce in modo esponenziale il numero degli oggetti interconnessi, in grado di dialogare tra loro per semplificare la gestione della nostra vita.
Una questione di competenze
“Gli oggetti che diventano sempre più intelligenti” è solo uno dei fattori trainanti: l’intelligenza artificiale, l’IoT, il Big Data Management, il Cloud Computing, i Social Media costituiscono infatti una combinazione complessa di megatrend tecnologici destinati a trasformare la fisionomia delle nostre vite, del mondo del lavoro e dell’industria e a produrre conseguenze significative per lo sviluppo dell’economia. Sono megatrend di lungo periodo, globali e trasversali, perché riguardano tutti i maggiori Paesi industrializzati e si sviluppano in modo inarrestabile, coinvolgendo tutti i settori, più o meno indistintamente. Crollano alcune vecchie impostazioni strutturali, sostituite da nuovi modelli di business che occorre cavalcare e saper gestire con lungimiranza strategica e nuove competenze manageriali. La trasformazione digitale non è più quindi una questione tecnologica bensì la capacità di agire e di saper interagire con essa e, al tempo stesso, essere in grado di sviluppare nuove competenze e di trasferirle ai propri interlocutori.
La trasformazione digitale mette in gioco la capacità di sviluppare nuove competenze e di trasferirle ai propri interlocutori.
Business Intelligence e Big Data Management
L’oggetto intelligente impone nuove modalità di interazione, in un’ottica di convergenza, perché in ultima analisi la rivoluzione digitale produce una quantità incommensurabile di dati provenienti da miliardi di dispositivi, sensori e sistemi connessi che devono essere ordinati, classificati e organizzati. Tutto questo sarà una leva competitiva decisiva per i prossimi anni, che coinvolgerà tutti in modo trasversale, creando perlopiù nuove competenze e professioni “virtuali”. Le aziende si trovano quindi di fronte ad una grande sfida: promuovere l’evoluzione di procedure digitali efficienti, capaci di incrementare la produttività e trovare nuove fonti di business, creare nuovi servizi e nuove skill collegate al digitale. È proprio alle aziende che è richiesto uno sforzo di trasformazione per accettare questi trend, per formarsi e per affrontare in modo adeguato il cambiamento.
L’IoT è pronto a rivoluzionare non solo il mondo delle imprese, ma anche ambiti sempre più ampi della nostra vita, a partire dalla domotica.