La sede di R.F. Celada a Cologno Monzese, in provincia di Milano.
Celada Group, da sempre ai vertici europei nella vendita di macchine utensili, è la conferma che l’industria manifatturiera italiana ha reagito meglio del previsto alla crisi economica innescata dal virus.
di Simona Recanatini
Osservare attentamente il mercato e adeguarsi al mondo che cambia. Sembra facile, ma per poterlo fare è necessaria una competenza fuori dal comune. Ed è una qualità, la competenza, che certamente non manca a Celada Group, da sempre ai vertici europei nella vendita di macchine utensili, la cui forza, storicamente, è sempre stata la capacità di adattarsi nel tempo ai mutamenti dello scenario economico. E quando arriva una pandemia, ecco che adeguarsi al mercato e saperlo analizzare attentamente diventa fondamentale, al punto da potersi permettere di trasformare la minaccia in opportunità. Per capire come è stato affrontato il 2020 da Celada Group, ma soprattutto su quali asset punterà nell’immediato futuro, abbiamo rivolto alcune domande a Guido Celada, Presidente di Celada Group.
Guido Celada è il Presidente di Celada Group.
Dott. Celada, nonostante le enormi difficoltà generate dalla pandemia, qual è il vostro bilancio per l’anno appena passato?
Il 2020 è stato un anno istruttivo. Premesso che per noi l’anno fiscale si conclude alla fine di marzo, devo ammettere che il 2020 è partito in modo tranquillo: anche prima del Covid non c’era una grandissima vitalità da parte dei clienti, poi a marzo è arrivato questo cataclisma che ci ha lasciati completamente fermi fino al mese di luglio, quando abbiamo ripreso a vendere le macchine. Attualmente i clienti hanno ripreso a investire e il lavoro non manca. L’industria manifatturiera italiana ha reagito meglio del previsto alla crisi economica innescata dal virus. Certo, ci si muove con prudenza ma rispetto a quello che è successo in altri settori non possiamo lamentarci.
Cosa si aspetta dal mercato per i prossimi anni? Quali sono le sue previsioni?
Sono convinto che la pandemia abbia messo in luce la grave debolezza di un certo modo di intendere un sistema globale. Aziende che scelgono di commissionare dei lavori a società che stanno dall’altra parte del mondo solo perché i costi sono più bassi sono destinate a fallire. Avere un fornitore che sta a 100 km di distanza è un conto, averne uno che sta a 10mila è un altro: se dovesse succedere un imprevisto, per esempio se un cliente non riesce a produrre le automobili per colpa di un pezzo non idoneo o perché non arriva nei tempi previsti, si va incontro a dei costi enormi, altro che risparmio! Sono sempre stato convinto che l’Italia, dal punto di vista della qualità del lavoro, dalla progettualità alla realizzazione, sia un passo avanti agli altri. Avere un fornitore che parla la tua lingua e che può raggiungerti in poche ore se ci fosse qualche problema è davvero importante e non può che portare a risultare positivi. Oggi più che mai.
Avete lavorato molto sull’innovazione investendo su R&S e partnership strategiche, possiamo considerare il 2021 come l’anno del lancio di servizi e tecnologie che daranno nuovo impulso in Italia all’Industry 4.0?
Certamente abbiamo osservato un marcato interesse da parte dei clienti verso determinati sistemi di automazione e di tecnologie di frontiera. Ci sono mondi ancora tutti da scoprire come per esempio la tecnologia additiva. Credo che la parte più interessante sia la relazione tra quest’ultima e la lavorazione tradizionale, ovvero far lavorare insieme le due tecnologie. In Italia ci sono molte realtà nelle quali si usano ancora macchine manuali: c’è ancora parecchio da fare per automatizzare il Paese e portarlo al livello di una certa concorrenza europea. Ma qualcosa si sta muovendo: le aziende hanno voglia di essere sempre più al passo con i tempi. In generale noto che il mercato ha voglia di fare e gran parte del merito è degli imprenditori italiani che sono il grande punto di forza del nostro Paese. Spesso mi chiedono ‘chi te lo fa fare’ e la mia risposta è una sola: arrivare in azienda la mattina e incontrare le persone, sono loro il mio ‘chi te lo fa fare’.
L’IMPORTANZA DELLA R&S
Francesco Sortino, Responsabile dell’innovazione nel Gruppo Celada, rivela i progetti di Ricerca & Sviluppo e le partnership con il mondo accademico.
Francesco Sortino è Responsabile dell’innovazione nel Gruppo Celada.
Nell’ambito delle vostre attività di Ricerca & Sviluppo, avete avviato delle partnership strategiche con il mondo accademico. Cosa può raccontarci?
Abbiamo una relazione strategica con il dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano, con il quale abbiamo avviato, tra le tante cose, diversi seminari progetti di ricerca. Collaboriamo poi con il Polo Tecnologico di Pordenone e siamo partner del Progetto europeo Digiman 4.0 che, oltre al Politecnico di Milano coinvolge altre università europee. Siamo anche partner fondatori del Competence Center MADE, inaugurato di recente, nel quale cerchiamo di contribuire allo sviluppo tecnologico del “sistema Paese”. All’interno di MADE contiamo di poter formare, orientare e supportare le aziende verso i modelli di Industria 4.0 e, in aggiunta, è anche un modo per far scoprire alle aziende stesse le reali potenzialità dei macchinari che possiamo fornire loro o che magari hanno già acquistato: capita spesso, infatti, che le usino in modo superficiale, per esempio, senza sfruttare le funzioni che permetterebbero di risparmiare tempo e di ottimizzare il processo produttivo salvaguardando produzione e qualità.
E in questo scenario è fondamentale la formazione…
Come Gruppo Celada puntiamo molto sulla formazione: cerchiamo di dare una risposta concreta alle richieste che arrivano dai clienti, sia per i progetti di R&S sia per la formazione. Spesso i clienti ci richiedono un percorso di formazione completo, non solo per gli operatori delle macchine ma anche per altre figure professionali, e questo per valutare per esempio l’economicità dell’investimento. Se vogliamo che le nostre imprese risultino sempre competitive in un mercato globale dobbiamo dare loro un supporto per tutto il ciclo di vita del prodotto. Il nostro ruolo, come leader di settore, è anche quello di fornire un supporto nell’avanzamento tecnologico e informativo dei nostri clienti.
Avete realizzato anche un innovativo progetto di E-service. Di cosa si tratta?
Si tratta di un nuovo modo di intendere l’assistenza tecnica. Si esprime con un portale web, attraverso il quale l’utente può interfacciarsi con tutto il nostro mondo di assistenza. Permette di gestire tutte le richieste di manutenzione da remoto, h24, in qualsiasi punto del pianeta, ma è soprattutto la porta di accesso a servizi molto interessanti. Per esempio, da quest’anno sulle nostre macchine saranno presenti dei QR Code: inquadrandoli con l’applicazione dell’E-service, i clienti potranno aprire istantaneamente un ticket di assistenza tecnica su quella macchina, allegando video o immagini a supporto della richiesta. Insieme al Politecnico di Milano abbiamo sviluppato un motore di intelligenza artificiale per fare il riconoscimento automatico delle condizioni di errore che i clienti ci segnalano e fornire così una prima risposta istantanea al cliente che apre il ticket.
Avete in cantiere altri progetti di innovazione?
Certamente. Uno è il progetto europeo Digiman 4.0, per il quale stiamo lavorando a un configuratore automatizzato per le isole robotizzate. L’altro progetto è Di.P.Ma, sviluppato con Politecnico di Milano, Polo Tecnologico Pordenone e clienti partner: in questo caso stiamo sviluppando un sistema di machine learning, che vada ad apprendere automaticamente dalla macchina le condizioni di lavoro e i dati del processo per suggerire in automatico al cliente i migliori parametri per le nuove produzioni. Entrambi questi processi vedono il cliente come primo richiedente dell’innovazione tecnologica: noi siamo partner di sviluppo e possiamo mettere in evidenza la nostra competenza nella creazione di tecnologie che siano immediatamente fruibili dai clienti.
LA TECNOLOGIA ADDITIVA
Paolo Capelli, Product Manager del Gruppo Celada, si occupa di digital manufacturing ovvero progetti di digitalizzazione a corollario della macchina utensile. Tra questi, la tecnologia additiva, oggetto di una nuova business line.
In Celada la tecnologia additiva è oggetto di una nuova business line di prodotti firmati EOS.
Perché l’introduzione della tecnologia additiva nel vostro portafoglio prodotti?
Non potevamo non notare dei cambiamenti nelle dinamiche mondiali del “manufacturing”, che richiedono di implementare la tecnologia additiva nei processi di costruzione di componenti e attrezzature. Il nostro portafoglio prodotti, che già include la tecnologia additiva di tipo ibrido, aveva necessità di essere completata con la tecnologia additiva “pura”, che rappresenta il giusto completamento nella nostra gamma di prodotti, con l’obiettivo di crearne una vera business line.
Paolo Capelli, product manager del Gruppo Celada, si occupa di digital manufacturing.
Qual è il partner che avete scelto per entrare nel mondo della tecnologia additiva “pura”?
Il nostro partner è EOS, una delle aziende leader del mercato, in particolare per quanto riguarda la tecnologia di fusione delle polveri con il laser. EOS ha sviluppato una serie di infrastrutture dedicate al supporto dei processi, che sommata alla nostra esperienza, porta valore aggiunto ai clienti. EOS ha creato un ecosistema che coincide con alcune logiche che Celada ha sempre sostenuto: il supporto e il trasferimento di tecnologie, non solo macchine, verso il cliente.
EOS è una delle aziende leader del mercato, in particolare per quanto riguarda la tecnologia di fusione delle polveri con il laser.
E a proposito dei materiali?
Per quanto riguarda l’Additive Manufacturing, per i ‘polimeri’ si configurano come possibili sostituti dei metalli nei casi in cui non esiste la reale necessità di utilizzare un materiale metallico (metal replacement). La tecnologia dei polimeri dà delle possibilità diverse rispetto al metallo per poter, per esempio, assegnare caratteristiche specifiche dovute a questioni fisiche oppure per risparmiare peso. Ricordiamoci che i polimeri usati con la stampa 3D forniscono la massima espressione delle potenzialità della stampa 3D stessa. Inoltre, in particolare grazie a nuovi polimeri ad alta tecnologia, è possibile costruire componenti con proprietà fisiche uniche. La tecnologia additiva avrà sempre più applicazioni nel futuro grazie ai contenuti tecnici e di processo che può esprimere. Pensare che sostituisca la macchina utensile è impossibile quando si tratta di dover rispettare precisione e tolleranze. Ma avremo nel futuro macchine ottimizzate a processare pezzi fabbricati principalmente con l’additiva. Le due tecnologie diventeranno sinergiche. ©TECN’È
I polimeri usati con la stampa 3D forniscono la massima espressione delle potenzialità della stampa 3D stessa.
La tecnologia additiva avrà sempre più applicazioni nel futuro grazie ai contenuti tecnici e di processo che può esprimere.