“Ronde Around: un giro tra lande, stili e personaggi nella terra del Fiandre” è un progetto fotografico di Angelo Ferrillo che racconta il Fiandre come lo vivono i fiamminghi. La mostra apre il 6 luglio al Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo, tanto caro a Fiorenzo Magni, che ne fu Presidente e che il Fiandre lo vinse tre volte di fila, diventando Leone delle Fiandre. Nel 2013, va ricordato, ricorre il centesimo anniversario del Ronde van Vlaanderen, celebre in Italia come Giro delle Fiandre o semplicemente “il Fiandre”: una competizione imprescindibile, un mito nell’immaginario di ogni appassionato di ciclismo; tosto, anzi faticosissimo, dicono gli sportivi; quasi una religione per i Fiamminghi, e non soltanto per loro, dicono gli osservatori.
Per raccontare cosa sia il Fiandre oggi e che cosa rappresenti per chi nella regione ci vive, Turismo Fiandre (www.turismofiandre.it) ha chiesto ad Angelo Ferrillo di fotografare quello che succedeva in quei giorni. Il risultato sarà visibile nella mostra fotografica ospitata al Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo dal 6 luglio al 1 settembre 2013. Ferrillo commenta così il suo lavoro: “considero una circostanza molto favorevole l’aver concordato paletti sufficientemente ampi da permettermi di realizzare un reportage in cui potessi esprimere le mie scelte estetiche. Si voleva un racconto non istituzionale, e quindi –spero – non scontato del ‘pianeta Fiandre’, mentre andava in scena il rituale collettivo della gara. Io ho cercato di raccontare quello che vedevo guardandomi attorno a 360 gradi, anzi nel mio lavoro ai ciclisti e alle biciclette si arriva dopo aver confrontato case e strade, facce e boccali, balli, bandiere… ho cercato di evitare i clichè e l’‘effetto cartolina’ che tipicamente si rischia quando si lavora con un committente legato al territorio, specialmente in ambito pubblico”.
Rispetto all’esperienza sul campo, Ferrillo si dichiara innanzi tutto “stupito che, malgrado l’importanza dell’evento di scala mondiale e la mole della macchina organizzativa, si respirasse una calma quasi surreale, senza stress, nonostante tutti avessero mille cose da fare fino all’ultimo minuto. Una serenità che non vedo dalle nostre parti, alle nostre manifestazioni”. Ampliando il discorso alle persone “si vede che c’è una passione non comune per il Ronde, e questo è ovvio; ma si scopre anche che il senso di apertura, di ospitalità, la vaglia di tirare dentro nei festeggiamenti vanno oltre il ciclismo e coinvolgono la comunità in quanto tale, in modo molto inclusivo: molti giovani, pur non essendo appassionati, hanno condiviso con me – che ero pur sempre un estraneo – esperienze e momenti personali, intensi; anche fugaci, per carità, da semplici sguardi di complicità a una delle infinite, immancabili birre che scandiscono i cori, i balli e le feste. Ma la sensazione che rimane è di aver fatto parte di una comunione di persone amichevoli, sinceramente ospitali, festaiole”.
Alla domanda sul cosa si veda in mostra e se c’è qualcosa che fa parte delle Fiandre che ha vissuto, ma che la mostra non fa vedere, Ferrillo risponde dicendo che “è molto evidente la geometria pulita e armonica nei paesaggi, fusioni di rafforzamento e contrapposizione nei soggetti e una continuità tra gli elementi ripresi quasi come fossero collegati, che sono sì soluzioni funzionali, ma fino a un certo punto, perché poi questo è il modo con cui io vedo le cose, la realtà; si vede un rapporto con la bicicletta che è più rodato che da noi, e questo è risaputo; ma si vedono anche aspetti meno noti come le case, i paesaggi a volte pieni e altre vuoti, in breve quello che fa parte del rapporto delle persone con gli spazi dove vivono, che è un rapporto molto spontaneo e , trovo, ordinato”. Chiude Ferrillo affermando, rispetto alle Fiandre, un sentito “mi piacciono, ci vivrei”, e non sembra una dichiarazione di circostanza: lasciamo ai visitatori della mostra il compito di condividere o meno.