Ugo Ghilardi, Amministratore Delegato di Itema S.p.A. e membro del CDA di MICS, ridefinisce il concetto di innovazione durante una tavola rotonda del Made in Italy Innovation Forum, promosso da MICS. Il vero progresso consiste nel saper togliere quello che non serve.
Il CEO di Itema al Made in Italy Innovation Forum: “Tecnologia e identità, così il tessile resta competitivo e umano”.
di Fiammetta Di Vilio
Ugo Ghilardi, Amministratore Delegato di Itema S.p.A. e membro del CDA di MICS, ha lanciato una riflessione profonda sull’essenza dell’innovazione industriale durante la tavola rotonda “Innovare senza perdere l’anima”, in occasione del Made in Italy Innovation Forum. L’evento, promosso dal Partenariato Esteso MICS – Made in Italy Circolare e Sostenibile, ha trasformato Villa Erba a Cernobbio in un punto d’incontro strategico per imprese, università, centri di ricerca e istituzioni, riuniti per affrontare le grandi sfide della sostenibilità e della digitalizzazione nei settori chiave del Made in Italy.
AL CENTRO IL MADE IN ITALY, TRA MEMORIA E VISIONE
Il Made in Italy non è solo sinonimo di qualità produttiva, ma rappresenta anche una cultura del fare, una tradizione che va salvaguardata mentre si affrontano i cambiamenti imposti da automazione, intelligenza artificiale e transizione verde. Per Ghilardi, innovare significa interrogarsi su ciò che ci definisce come sistema industriale: “Il futuro non è solo nei dati e nei software. È in quello che sappiamo custodire mentre cambiamo”.
RADICI FORTI PER AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO
In un contesto globale in rapida trasformazione, Itema rappresenta un esempio di impresa che ha saputo tenere insieme avanguardia tecnologica e identità manifatturiera. “La sfida è doppia: investire nella ricerca e sviluppo, ma anche preservare il saper fare italiano”, ha affermato Ghilardi. Dietro le macchine tessili high-tech prodotte dall’azienda bergamasca, ci sono persone, idee, valori. “La trasformazione non è solo tecnologica, è prima di tutto umana”.
L’INNOVAZIONE COME SOTTRAZIONE
Per Ghilardi, innovare significa sottrarre, non aggiungere. “Dobbiamo liberarci di ciò che è superfluo. Non si tratta di accumulare tecnologie, ma di semplificare, ridefinire, alleggerire”. Un messaggio forte, in controtendenza rispetto alla narrazione dominante sull’Industria 4.0, che spesso rischia di diventare fine a sé stessa. “Serve il coraggio di abbandonare processi obsoleti e concentrarsi sull’essenziale”, ha spiegato.
“Innovare è ripensarsi. L’Italia ha una forza unica: qualità, estetica, esperienza. Ora serve la giusta postura per affrontare la sfida digitale e globale”, afferma Ugo Ghilardi.
IL RISCHIO DELL’ECONOMIA DEL DATO
Se da un lato la digitalizzazione porta efficienza, dall’altro può minacciare la differenziazione e l’artigianalità che hanno reso grande il Made in Italy. “L’economia del dato è importante, ma rischia di appiattire la creatività. Il nostro compito è usare il digitale per valorizzare, non omologare”. L’unicità del tessuto produttivo italiano, secondo Ghilardi, va protetta attraverso un uso consapevole delle tecnologie.
LA POSTURA GIUSTA PER COMPETERE
“Non si vince con la forza, ma con l’intelligenza. Bisogna essere i più bravi, non i più grandi”. È questa la filosofia competitiva di Ghilardi. Per affrontare le sfide della globalizzazione, le imprese devono diventare più agili, snelle e reattive. La tecnologia deve essere uno strumento a supporto della strategia, non un obiettivo. “Stiamo costruendo un nuovo stabilimento in Lombardia, perché crediamo nell’Italia. Investire sul territorio significa credere nel futuro”.
ASCOLTARE IL CLIENTE, RITROVARE L’ESSENZA
Uno dei passaggi più significativi delle considerazioni di Ghilardi riguarda il rapporto con il mercato. “Abbiamo smesso di ascoltare davvero il cliente. Ma è lui che ci dice come dobbiamo evolvere”. Secondo il CEO, la chiave per ritrovare rilevanza sui mercati globali è rimettere il cliente al centro, costruendo modelli produttivi su misura delle sue reali esigenze. Un approccio che richiede ascolto, flessibilità e coraggio di cambiare.
IL VALORE DELLA TRASVERSALITÀ MICS
Itema è parte attiva del progetto MICS, che per Ghilardi rappresenta un esempio di innovazione collaborativa. “È un’occasione per mettere in rete competenze diverse, per pensare trasversalmente”. Il manager ha ipotizzato un’evoluzione del progetto: “MICS può diventare una base infrastrutturale per il nuovo Made in Italy, una piattaforma per condividere strategie, dati, visioni”. Un’opportunità per costruire sistema, unendo settori spesso troppo frammentati.
Il Made in Italy, secondo Ghilardi, non è solo sinonimo di qualità produttiva, ma rappresenta anche una cultura del fare, una tradizione che va salvaguardata mentre si affrontano i cambiamenti della transizione digitale e sostenibile.
INVESTIRE NELLE PERSONE, COLTIVARE TALENTI
Ghilardi ha insistito anche sull’importanza del capitale umano. “Le tecnologie servono, ma da sole non bastano. Occorrono competenze, cultura, entusiasmo”. La formazione è per Itema un pilastro strategico. “Stiamo costruendo percorsi per accompagnare la transizione digitale, formando nuove figure professionali capaci di interpretare il cambiamento”. Il vero vantaggio competitivo, per Ghilardi, è “la capacità di attrarre e far crescere talenti”.
MADE IN ITALY TRA SFIDE GLOBALI E OPPORTUNITÀ
Guardando avanti, Ghilardi individua due priorità per il Made in Italy: digitalizzazione e apertura internazionale. “Il mondo cerca soluzioni che uniscano qualità, estetica, sostenibilità. E noi possiamo offrirle”. Il tessile italiano, se saprà evolvere, ha le carte in regola per giocare un ruolo chiave nei nuovi equilibri globali. “L’intelligenza artificiale è uno strumento straordinario: ci aiuterà a capire meglio i clienti, a ottimizzare le filiere, a innovare i prodotti”.
IL FUTURO È IDENTITÀ CHE EVOLVE
Infine, Ghilardi ha lanciato un messaggio alle nuove generazioni: “Non dimentichiamo mai da dove veniamo. Le radici non sono zavorra, sono trampolini”. È in questo equilibrio tra memoria e visione, tra tradizione e cambiamento, che si gioca il futuro del Made in Italy. Un’industria che resta umana e autentica, anche quando diventa digitale.
“Innovare senza perdere l’anima”, ha concluso il manager, “è possibile. Basta ricordarsi che le macchine devono servire le persone, non sostituirle. Solo così costruiremo un futuro che ci assomiglia”.
È una sfida complessa, ma anche una straordinaria opportunità per riscrivere il significato del Made in Italy nel XXI secolo. ©TECNELAB
La ‘filosofia della sottrazione’ ipotizzata dal CEO di Itema si traduce in scelte concrete per le aziende: rivedere i modelli di business, eliminare processi obsoleti, concentrarsi sull’essenziale.