Il nuovo data center Eni, inaugurato lo scorso ottobre, è un vero ‘campione’ di efficienza energetica e affidabilità.
Il cognitive computing è la nuova frontiera dell’Information Tecnhology: è quanto ha detto Gianluigi Castelli, CIO di Eni, durante il convegno “IBM Watson: la nuova frontiera del cognitive computing”, svoltosi lo scorso 27 febbraio a Milano. E Watson? Sarà il futuro browser intelligente di tutto il mondo Internet, secondo Nicola Ciniero, amministratore delegato e direttore generale di IBM Italia.
di Luca Bastia
Nato da un progetto di ricerca di IBM (www.ibm.com/it), avviato nel 1997, Watson è un sistema cognitivo sviluppato per dialogare con il linguaggio naturale e che funziona in base all’elaborazione e classificazione di informazioni non strutturate di pubblico dominio o private, sfruttando algoritmi di autoapprendimento. Utilizzando capacità di analisi del linguaggio con ontologie, categorie, semantica e, quindi, richiamando e scartando grandi quantità di dati sulla base della coerenza di contesto e dell’affidabilità, arriva a formulare risposte plausibili. Nel 2011, Watson ha raggiunto un’abilità sufficiente per battere concorrenti umani nel gioco televisivo ‘USA Jeopardy!’.
COGNITIVE COMPUTING
“Il cognitive computing esce dai laboratori e viene proposto alle aziende che desiderano utilizzare questa nuova tecnologia che ci consente di interagire con i computer in modo più immediato e naturale di oggi”, ha esordito Gianluigi Castelli, Executive Vice President ICT di Eni (www.eni.com), in apertura dei lavori del convegno “IBM Watson, la nuova frontiera del cognitive computing”, svoltosi lo scorso 27 febbraio a Milano. “La convergenza di tecnologie e soluzioni che ha portato Watson a competere con un linguaggio naturale con i campioni del gioco televisivo ‘USA Jeopardy!’ mi ha affascinato e mi ha spinto a chiedermi quali potessero essere le applicazioni possibili in ambito aziendale”, ha proseguito Castelli, “trovando, infine, una possibile collocazione anche in un’Organizzazione caratterizzata dall’impiego di ‘informatica classica’ qual è l’Eni”.
La tendenza verso la digital enterprise, la trasformazione dei processi aziendali in una logica sempre più digitale, la convergenza dei Big Data e del cognitive computing possono rappresentare – sempre secondo Castelli – le fondamenta per abilitare la trasformazione del modo di funzionare e di erogare servizi IT a una grande azienda.
“Nel corso dell’ultimo triennio”, ha evidenziato Castelli, “Eni ha dato vita ad un grande programma di trasformazione ICT al proprio interno. Il primo passo è stato effettuato con la realizzazione del nuovo data center, inaugurato lo scorso ottobre, un vero ‘campione’ di efficienza energetica e affidabilità, unico in Italia e secondo in Europa. È stata poi completamente rinnovata l’infrastruttura, con la decisione di non ‘traslocare’ il contenuto di altri data center, ma di progettare una nuova infrastruttura completamente standardizzata dal costo comparabile a quello del ‘trasloco’. Oggi l’azienda sta dislocando circa 2.000 server fisici e 3.000 server virtuali nella nuova infrastruttura. Nel corso della trasformazione, è stata colta l’opportunità per un roll out di un sistema High Performance Computing, utilizzato per le simulazioni sismiche, da tre petaflops, la più grande capacità di calcolo installata in Italia ed una tra le più grandi in Europa”.
“La nuova infrastruttura”, ha aggiunto Castelli, “ha imposto una riflessione sul come trasferire le applicazioni esistenti nel nuovo data center. Siamo così riusciti a realizzare un sogno che perseguivamo da tempo: razionalizzare il patrimonio applicativo, scendendo da 575 applicazioni a circa 400. Ragionando sull’infrastruttura ci siamo resi conto di avere un continuum di capacità di elaborazione che attraversa tutti i processori installati sui blade standard. Disponiamo di fatto di un Infrastrucure-as-a-Service, che ci ha indotto a sviluppare uno schema operativo per la gestione dinamica delle infrastrutture, battezzato eDI, Eni Dynamic Infrastructure, basato su componenti commercialmente disponibili”.
“Il cognitive computing è la nuova frontiera dell’Information Tecnhology”, ha detto Gianluigi Castelli, CIO di Eni, durante il convegno “IBM Watson: la nuova frontiera del cognitive computing”, svoltosi lo scorso 27 febbraio a Milano.
UN TRIENNIO D’INNOVAZIONI
Il piano per il triennio a venire – 2014-2017 – prevede una trasformazione incentrata su una logica di digital enterprise basata su tre fasi: digital corporate, digital marketing e digital industrial. “Ciascuna fase sarà sviluppata in diversi step”, ha spiegato il CIO di Eni, “la dematerializzazione, l’automazione dei processi, l’integrazione attraverso worklfow di processi aziendali eterogenei, fino ad una reale progettazione di processi che nascono digitali”.
Al fine di attuare quanto detto, gli abilitatori tecnologici individuati sono il mobile, il cloud, il social e i Big Data. “L’Infrastructure-as-a-Service declina la logica cloud all’interno di Eni”, ha affermato Castelli. “D’altro canto, il mobile è sempre più pervasivo anche in ambiti industriali, mentre il social è per noi essenzialmente interno, interpretato in un’ottica d’abbattimento di logiche organizzative e gerarchiche per una libera circolazione delle idee”. “Ma sono i Big Data che giocheranno un ruolo importante”, ha aggiunto Castelli. “Se fino ad ora ho avuto qualche perplessità sulla capacità di sfruttare i Big Data con gli strumenti analitici tradizionali, basati su schemi relazionali, la dimensione dei dati oggi disponibili, l’eterogeneità della loro natura, il fatto che gli stessi dati possano assumere significati diversi in funzione dei domini all’interno dei quali vengono collocati mi ha indotto a riflettere sul fatto che i Big Data richiedono un approccio più radicale e ricco dal punto di vista della capacità di costruzione di effettiva conoscenza. Ed è per questi ragioni che abbiamo pensato alla possibile applicazione del cognitive computing in Eni”. “La macchina intuisce il linguaggio naturale, per cui ha una capacità di comprensione anche di forme complesse e sintatticamente ambigue. Agendo come Advisor, interagisce e avanza la comprensione reciproca del problema, affina le classificazioni e le tassonomie che servono a raggiungere la migliore conoscenza possibile. Il cognitive computing rappresenta un salto quantico nell’IT”, ha sottolineato Castelli.
GRAZIE WATSON
“Grazie a Watson”, ha concluso Nicola Ciniero, amministratore delegato e direttore generale di IBM Italia, “andiamo a disegnare un paradigma dell’informatica completamente diverso da quello utilizzato nel passato. Siamo nell’era dell’interazione diretta, dove il valore aggiunto è proprio dato dall’interazione continua macchina-uomo. Il sistema sarà applicabile in numerosissimi campi: si apre così una nuova frontiera della gestione dei dati, della formazione delle persone, di come si farà business. È una rivoluzione destinata a lasciare un segno importantissimo alla nostra storia. Watson sarà il futuro browser intelligente di tutto il mondo Internet”.
Il cognitive computing, ritiene dunque IBM, può diventare la base di innovative applicazioni tra le quali l’Advisoring sanitario, bancario, assicurativo, e questo grazie alla capacità del sistema di aiutare i “colleghi” umani nell’ottenere risposte alle loro domande, analizzando, in tempi rapidissimi, l’enorme mole delle informazioni medico scientifiche, finanziarie e di rischio disponibili.
“Watson sarà il futuro browser intelligente di tutto il mondo Internet”, sostiene Nicola Ciniero, amministratore delegato e direttore generale di IBM Italia.