
Fujifilm Italia (www.fujifilm.eu/it) ha colto con entusiasmo la sfida del regista esordiente Fabrizio Bellomo di girare la sua opera prima con Fujifilm X10, che si è dimostrata all’altezza delle aspettative, tanto da essere uno strumento indiscreto sul set quanto un mezzo affidabile per la realizzazione cinematografica.
L’Albero di trasmissione (http://vimeo.com/101594694): l’esordio alla regia del barese Fabrizio Bellomo, film documentario interamente girato con Fujifilm X10, è la storia dei Ciliberti, una famiglia che inventa e realizza congegni meccanici, motori, opere d’arte nel quartiere San Cataldo di Bari, dove vive. Un film essenziale e profondo in cui Bellomo racconta tre generazioni di una famiglia, la cui genialità tecnico-meccanica diventa la protagonista, assieme alle tre figure maschili: il nonno Rocco e la sua creativa macchina d’avanguardia, costruita trent’anni addietro, pezzo per pezzo, ecologica; il figlio Simone e il suo cantiere pieno zeppo di oggetti di riciclo che lui trasforma in una sorta di museo d’arte, grezzo ma attraente; il nipotino Nicola e il suo smartphone con cui gioca, fotografa, videoriprende, sempre pronto a raccogliere le competenze di famiglia per imparare a riparare la sua bici.
Non a caso, per raccontare questo spaccato di vita quotidiana e lavorativa, è stata scelta dal regista Fujifilm X10, fotocamera compatta che realizza video full HD, che, grazie alle sue dimensioni ridotte, è servita a non snaturare le scene riprese, a non invadere i ritmi e gli spazi familiari, a non denotarsi come qualcosa di estraneo che si interponesse tra il vissuto e il raccontato cinematografico.
Prodotto da Amarelarte, con il sostegno di Apulia Film Commission e Fujifilm Italia, L’Albero di trasmissione sarà tra le 7 anteprime in concorso alla 55° edizione del Festival dei Popoli, rassegna internazionale del film documentario, partecipando alla sezione Panorama, vetrina della migliore produzione nazionale dell’ultimo anno. Dunque, grande attesa il 4 dicembre prossimo, quando il film documentario sarà presentato in anteprima in questa prestigiosa cornice, e poi il 6 quando sarà proiettato al Filmmaker International Film Festival di Milano.
Gli oggetti meccanici creati dalla famiglia Ciliberti diventano nel film metafora per raccontare i loro passaggi generazionali: si parte dalle geniali invenzioni del nonno Rocco, fino ad arrivare al telefonino che accompagna la vita del nipotino Nicola. Nel mezzo troviamo le strane sculture del figlio Simone, dove gli ingranaggi hanno una funzione più simbolica che funzionale. A ogni passaggio corrisponde infatti la perdita o la distorsione delle informazioni trasmesse dalla generazione precedente. Lo sfondo è il quartiere peninsulare di San Cataldo, a Bari, luogo che ha subito nei decenni una pesante stratificazione edilizia, stratificazione che ricorda gli scarti generazionali della famiglia. Il Faro rimane l’elemento più imponente del quartiere, anche se il più vecchio e datato; così come Rocco, il nonno, è la figura più ingombrante di tutto il film.