Sono diverse le imprese italiane che da qualche anno stanno rivedendo le decisioni che le avevano portate a realizzare una quota consistente della propria produzione, direttamente o ricorrendo a fornitori, nei paesi del Far East.
Dall’analisi condotta da un gruppo di ricercatori operanti negli Atenei italiani, alla quale aderisce anche l’Università di Bologna, è emerso che tra le motivazioni più frequentemente addotte per giustificare il riavvicinamento delle produzioni si riscontra la necessità di rafforzare il posizionamento della propria offerta attraverso l’affermazione dell’origine: aspetto non trascurabile soprattutto nei comparti nei quali il made in Italy costituisce un notevole elemento di valore.
C’è poi l’esigenza di assicurare una maggiore qualità del servizio, non sempre garantita dalle imprese localizzate in Estremo Oriente. Tra le motivazioni che stanno spingendo verso il back shoring c’è anche il venir meno dei differenziali di costo rispetto alla produzione nazionale. La causa è il rapido incremento del costo del lavoro in quelle aree in cui sono state localizzate le produzioni e la crescita delle spese logistiche, soprattutto per quanto riguarda il trasporto e lo stoccaggio, determinate dalla lontananza dai siti di produzione.
Se questa ricerca fosse ripetuta oggi, a seguito della diffusione del Covid-19, i dati farebbero emergere un’altra significativa causa del ripensamento del modello di approvvigionamento globale: i rischi insiti in una supply chain lunga e distante. L’emergenza che stiamo vivendo ha aperto a un processo di deglobalizzazione, mettendo in evidenza quanto sia importante riappropriarsi del controllo diretto delle attività per garantire la continuità produttiva.
Sono infatti molte le imprese che, in questi primi mesi del 2020, sono state costrette a ricorrere a un recovery plan per fare fronte allo shock manifatturiero causato dalla carenza di materiali provenienti da stabilimenti localizzati in quelle aree che per prime hanno conosciuto lo sviluppo del virus. Se in alcuni casi il mantenimento dell’operatività di queste aziende è stato possibile in tempi relativamente brevi e con aggravi di costo sopportabili, in altri ha determinano importanti crisi, riassorbibili presumibilmente solo nel lungo periodo. La pandemia globale ha reso dunque ancora più evidente quanto le operazioni di offshoring espongano a rischi più che a un ipotetico risparmio sulla produzione. E se in questo momento è senza dubbio inutile recriminare sul passato, possiamo sfruttare l’emergenza per prepararci al futuro e mettere a punto sistemi di gestione delle supply chain più vantaggiosi sul lungo periodo e soprattutto più resilienti.
Abbiamo però bisogno di risposte rapide ed efficaci anche nell’immediato. È necessario quindi attivare tutti i livelli della filiera operativa: a partire dal cliente finale e dal canale distributivo, devono essere riviste le previsioni di vendita così da riuscire a identificare con maggiore precisione le priorità e i fabbisogni reali. Solo in questo modo sarà possibile pianificare, insieme ai dealer, le possibili azioni di riequilibrio delle vendite.
Essenziale anche il dialogo con i fornitori per analizzare le capacità produttive disponibili e attivare ricerche per individuare nuove fonti, nelle aree meno colpite dell’emergenza, in grado di integrare la copertura dei fabbisogni. Il flusso dei materiali deve inoltre essere reso trasparente per far emergere le accidentali giacenze che solitamente si vanno accumulando come buffer cautelativi tra i diversi stadi, sia interni sia esterni, della filiera.
In una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo, infine, potrebbe rivelarsi utile l’utilizzo di materiali e componenti originariamente destinati al post-vendita per riuscire a continuare l’attività produttiva, salvo ricostituire al più presto le scorte per garantire la normale sicurezza della gestione.
Sia nello scenario attuale che in quello futuro, il Gruppo Varvel si propone come partner ideale per quelle aziende che vogliono poter contare su una supply chain affidabile e che sono spinte da esigenze di qualità e controllo del prodotto.
L’importante esperienza e la produzione 100% italiana sono i punti chiave dell’affidabilità del gruppo: non esiste problema che non si sia ancora presentato e a ognuno di essi il Gruppo Varvel ha saputo rispondere con professionalità. L’azienda ha una storia e una tradizione non comuni; sa quindi affrontare ogni imprevisto in modo responsabile e veloce, al fine di garantire al cliente ciò di cui ha bisogno per continuare la propria attività produttiva.