Microsoft ha presentato lo scorso 14 settembre i risultati della nuova ricerca “Le competenze dei dipendenti e il potenziale dell’IA” che ha coinvolto nei mesi scorsi 12.000 dipendenti e figure dirigenziali in tutto il mondo, di cui oltre 600 in Italia, per scoprire il livello di adozione dell’intelligenza artificiale e individuare i principali insegnamenti appresi dalle aziende che si trovano più avanti nel proprio percorso d’innovazione.
Tra le principali evidenze della ricerca, è emerso che le organizzazioni che traggono maggior valore dall’adozione dell’AI sono quelle che non puntano solamente sull’automazione e sull’efficienza operativa, ma anche sulla formazione, affinché l’ingegno umano possa elevarsi grazie alla tecnologia.
Secondo quanto emerso dall’indagine, in Italia, il 28,2% delle aziende ha già integrato l’intelligenza artificiale nella propria strategia aziendale o è in fase di implementazione, mentre il 38,8% sta valutando o sperimentando l’adozione di tecnologie intelligenti.
I comparti più virtuosi nell’utilizzo dell’AI sono il settore Oil & Gas (dove il 50% delle aziende è in fase avanzata di adozione), il mondo della tecnologia (46,6%) e il settore industriale (41,1%), mentre i mercati che si distinguono per una minore adozione dell’AI sono l’industria dei beni di consumo (17,4%), il settore Utilities (17,6%) e quello sanitario (17,8%).
Oltre a fotografare il livello di adozione dell’intelligenza artificiale nel Paese, l’indagine di Microsoft ha inoltre dimostrato l’importanza di affiancare all’implementazione dell’AI percorsi di formazione dedicati ai dipendenti, sia in ambito tecnologico sia per lo sviluppo delle soft skill.
Le imprese che sono in una fase avanzata di adozione sono convinte che l’intelligenza artificiale rappresenti un fattore complementare rispetto alle capacità delle persone e che sia fondamentale coltivare le competenze dei propri dipendenti in ogni ambito, dall’analisi avanzata dei dati al pensiero critico, dalla comunicazione alla creatività. Lo dimostrano i dati dello studio che sottolinea, ad esempio, come l’87,7% delle aziende intervistate abbia dichiarato di aver aumentato gli investimenti sulle competenze.
Quasi tutte le aziende (97,9%) più innovative – lo afferma sempre lo studio – stanno attivamente assumendo nuovi dipendenti con le competenze necessarie per un mondo “intelligente” o prevedono di farlo in futuro. I dirigenti delle imprese coinvolte nell’indagine prevedono che il numero di lavoratori con competenze in ambito AI raddoppierà nel corso dei prossimi 6-10 anni, passando dal 25,6% al 58% della forza lavoro.
Non solo – lo rileva la ricerca –: la totalità dei manager (100%) e il 54,2% dei dipendenti delle aziende più innovative apprezzano l’opportunità di avvalersi dell’intelligenza artificiale sia per svolgere i compiti più semplici sia a supporto dei processi decisionali e si considerano “lavoratori aumentati”. Quasi tutti i dipendenti (94,2%) coinvolti nell’indagine si sono, infatti, dichiarati entusiasti di approfondire le proprie competenze in ambito AI, un tema che considerano sempre più importante.
E ancora, secondo i dati della ricerca, la combinazione di competenze e soluzioni tecnologiche intelligenti sta aiutando le aziende ad avere successo: il 96,5% dei dirigenti delle imprese più mature sull’utilizzo dell’AI ha infatti dichiarato di averne già tratto un valore per il proprio business, rispetto al 66,7% degli intervistati presso le aziende che muovono in primi passi in questo campo.
“Ci troviamo in un momento cruciale per le imprese italiane che, negli ultimi mesi, hanno saputo accelerare i percorsi di trasformazione digitale a un ritmo precedentemente inimmaginabile. In risposta all’emergenza sanitaria, molte aziende hanno fatto leva sulla tecnologia per garantire la continuità del business e ora dovranno capitalizzare questa esperienza, continuando a investire in innovazione per crescere in mercati sempre più competitivi”, dichiara Barbara Cominelli, COO e Marketing and Operations Lead di Microsoft Italia.
“In questo nuovo mondo, il nostro obiettivo è aiutare le aziende e i loro dipendenti a sfruttare le tecnologie e le competenze necessarie per liberare il pieno potenziale dell’AI e ottenere l’agilità e la flessibilità utili per la fase di ripresa”, sostiene Barbara Cominelli.
“Il quadro di partenza descritto dal nostro nuovo studio ‘Le competenze dei dipendenti e il potenziale dell’IA’ è tutto sommato positivo, perché illustra una crescente consapevolezza del valore strategico dell’AI, sempre più prioritaria nelle scelte di investimento e formazione, ma è necessario fare di più anche nei settori meno maturi e l’attuale pandemia rischia di rallentare questo percorso”, spiega Barbara Cominelli.
“È perciò fondamentale fare squadra e aiutare le imprese a mettere in atto meccanismi apparentemente controintuitivi, ma in grado di dare avvio a un circolo virtuoso di rilancio. È proprio per questo che abbiamo recentemente presentato il nuovo piano di investimenti e iniziative Ambizione Italia #DigitalRestart”, conclude Barbara Cominelli.