Un momento dei due giorni di discussione del New Year’s Forum, tenutosi al Museo Maxxi di Roma il 17 e 18 gennaio scorsi.
Il Museo Maxxi di Roma ha ospitato, il 17 e 18 gennaio scorsi, l’edizione “numero zero” del New Year’s Forum. Un appuntamento promosso da parti importanti della società civile italiana per discutere del prossimo futuro del Paese e della sua industria, sulla base di dati reali e fact checking.
Un evento che intende coagulare le migliori forze della società civile per indirizzare il futuro del Paese, con particolare attenzione agli aspetti economici, industriali e geopolitici. Durante l’evento è stata presentata un’indagine sulle aspettative per il 2025 di esperti e imprenditori. Molte le valutazioni positive.
L’iniziativa è stata ideata e lanciata da società civile ed esperti, con un comitato scientifico composto da Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano; Bruno Siciliano, accademico ed esperto di robotica; Marta Dassù, politologa e analista; Francesca Cavallo, scrittrice, esperta di inclusione e imprenditrice; Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere, presidente della Fondazione Corriere della Sera; Vittorio Emanuele Parsi, politologo e accademico, Antonella Polimeni, rettrice de La Sapienza: il coordinamento è stato curato da Valeria Manieri, Le Contemporanee e Marco Bentivogli, Base Italia.
Ha avuto ampio risalto sui quotidiani nazionali, sia per l’invito del premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi a guardare al futuro dell’Italia sia per lo sprone di Pina Picierno, parlamentare europea, che ritiene giunto il momento per l’Europa di svegliarsi e di non restare “imbambolata” di fronte a tutto quello che sta succedendo nel mondo.
Un’indagine sulle scelte da fare
Dal nostro punto di vista, però, il NYF è interessante per la ricerca realizzata da SWG e FB&Associati, presentata durante i giorni della manifestazione, in cui 100 esperti del forum e 110 imprenditori hanno risposto sulle scelte forti da fare sul campo dell’innovazione e della formazione, ma anche del posizionamento geopolitico e della gestione dei mutamenti demografici in corso.
Secondo il rapporto, il 2025 sarà un anno positivo per la finanza (per il 58% degli intervistati) e negativo per l’industria metalmeccanica (78% di opinioni negative), chiamata a rispondere a una sfida di competitività e di innovazione che richiede una grande trasformazione dei processi produttivi.
Per oltre la metà degli esperti intervistati, l’anno a venire presenterà non poche difficoltà anche per quanto riguarda le democrazie occidentali (61% di opinioni negative), la tutela dell’ambiente (55%) e i rapporti USA-Europa (53%). Decisamente più ottimismo sul fronte del mercato del lavoro e della qualità della vita nel Paese, dove solo una minoranza esprime una visione negativa (42%).
Le principali sfide
Quali sono, invece, le sfide per il nostro Paese? In primis la gestione degli impatti del mutamento demografico, con un’attenzione massima sulla sostenibilità dei servizi di welfare (considerata una delle sfide prioritarie dal 45% degli intervistati), sul cambiamento demografico (34%). A seguire, poi, innovazione tecnologica (34%) e qualità della formazione (33%).
Gli esperti coinvolti nella ricerca sono concordi nel prevedere una forte crescita della domanda di assistenza sanitaria a cui si accompagna un ulteriore calo della natalità e il rischio di una sostanziale insostenibilità del welfare in prospettiva futura.
Questi fenomeni richiedono scelte strategiche che riguardano la riforma dei servizi territoriali e delle politiche di prevenzione, una rivalutazione del rapporto tra pubblico e privato, una serie di politiche mirate a garantire l’invecchiamento in salute.
Dall’altro lato, però la denatalità pone anche un problema serio rispetto ai sistemi produttivi e a una mancanza di mano d’opera che potrà essere sempre più significativa in futuro.
Abbandonare l’utopia per il pragmatismo
Così ha commentato Marco Bentivogli, che con Valeria Manieri ha coordinato la rete e l’edizione zero del NYF 2025: “Generalmente, nella collocazione tra ottimisti e pessimisti sulle prospettive, scompare sempre di più la necessità di costruire condivisione sui dati di tutti gli indicatori sociali e soprattutto gli impegni che ciascuno di noi vuole assumere per affrontare le sfide aperte”.
“Con questa rete vogliamo ragionare in modo trasparente e misurabile, sentendo però il ‘dovere’ di costruire non solo consuntivi veritieri, ma programmi realizzabili, almeno per l’anno appena iniziato”, ha aggiunto Bentivogli.
L’iniziativa ha visto la collaborazione del Parlamento europeo e della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, il supporto dell’Ambasciata di Francia in Italia, il patrocinio dell’Assessorato per le attività produttive e le pari opportunità di Roma Capitale, la partnership con La Sapienza Università di Roma, il Politecnico di Milano, ENEA e Women in Steam. (A cura di Giovanni Invernizzi)
Il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, tra gli intervenuti al NYF. A suo parere l’Italia manca di “programmazione a lungo termine sulla ricerca scientifica così come per l’economia. E all’Europa serve un centro di ricerca sull’intelligenza artificiale come il CERN”.
Marco Bentivogli, ideatore di Base Italia, è stato tra i promotori dell’evento romano. “Oggi”, ha osservato, “scompare sempre di più la necessità di creare condivisione sui dati degli indicatori economici. È sempre più necessario quindi creare consuntivi veritieri e definire programmi realizzabili”.
Ferruccio De Bortoli, già direttore responsabile del Corriere della Sera, è uno dei personaggi del comitato scientifico della manifestazione.