
La Leaf Community di Loccioni si estende sulle due sponde del fiume Esino, nelle Marche, in un tratto completamente messo in sicurezza dall’impresa. Costituisce una smart grid elettrica che autoproduce gran parte dell’energia utilizzata.
La stretta collaborazione tra Schneider Electric e Loccioni non parla solo di sostenibilità, ma anche di efficienza energetica, rinnovabili e transizione elettrica.
di Riccardo Oldani
Per quanto sostenibilità e green economy siano quotidianamente messe in discussione, non mancano esempi eloquenti dei tanti benefici che, invece, possono portare alle imprese in termini di crescita e di nuovo business. Uno di questi riguarda la collaborazione di lunga data tra Schneider Electric e Loccioni, due gruppi che hanno messo la sostenibilità al centro del loro agire: il primo è impegnato nello sviluppo di soluzioni per la gestione dell’energia e dell’automazione industriale; il secondo è un grande nome al 100% italiano nel campo della system integration, che realizza sistemi di misura e automazione, per il controllo qualità e il collaudo di fine linea o da laboratorio per diverse industrie, ma anche soluzioni di energy management, integrazione di rinnovabili e storage.
Tetto fotovoltaico su una delle coperture dei laboratori Loccioni. L’insieme dei moduli installati raggiunge una potenza di picco di oltre 3 MW.
UNA SEDE IN CUI VIVERE
Loccioni da sempre si serve di prodotti Schneider Electric per il controllo e la distribuzione dell’energia, ma il rapporto ha fatto un salto di qualità, rispetto a quello classico cliente-fornitore, a partire dal 2014. “Da quando”, ci dice Marco Piccinini, Digital Energy Manager di Loccioni, “abbiamo iniziato a progettare il nostro primo building ispirato a un nuovo concetto di sostenibilità, connettività ed efficienza energetica. È il Leaf Lab, costruito dopo che l’impresa ha messo in sicurezza, a sue spese, un tratto del fiume Esino, presso le cui sponde insistono anche gli altri laboratori. Un campus che si estende sulle due rive del corso d’acqua, cosa che pone problemi non banali di connessione”.
Per il cantiere del Leaf Lab, all’epoca, furono scelte tecnologie Schneider Electric per la distribuzione elettrica e per la gestione dell’edificio. L’idea, dice Piccinini, “era creare una comunità dove le persone potessero abitare, muoversi, lavorare e studiare in modo sostenibile. Realizzato il primo ‘laboratorio’ (con questo termine in Loccioni si intendono in realtà unità produttive dedicate a speciali progetti e tecnologie, ndr) abbiamo poi replicato quanto fatto anche per gli edifici realizzati in seguito e, a ritroso, per fare il revamping di quelli esistenti”.
Oggi la Leaf Community, come viene chiamato il campus Loccioni, comprende sei laboratori e alcune foresterie ed è una smart grid completamente elettrica e alimentata da energia rinnovabile prodotta in loco da quattro micro-centrali idroelettriche, per una potenza di 200 kW, e da una serie di impianti fotovoltaici (per più di 3 MW di picco), il più grande dei quali si trova a 10 km di distanza. Un’esperienza ante-litteram di comunità energetica rinnovabile, resa possibile non soltanto dall’hardware Schneider Electric ma anche dai software di gestione come la piattaforma EcoStruxure Building Operation, che raccoglie dati dai vari sistemi e impianti della community ed è in grado di gestirli, analizzare i consumi e capire come utilizzare al meglio l’energia autoprodotta. “Già oggi”, dice Piccinini, “con l’energia rinnovabile che produciamo compensiamo una quantità di emissioni di CO2 superiore a quella che generiamo. Siamo energeticamente autosufficienti per oltre sei mesi l’anno: primavera, estate e parte dell’autunno. Le bollette sono molto più leggere e la nostra rete di distribuzione non subisce stress, con benefici positivi anche per la sicurezza del sistema elettrico”.
Una delle quattro centrali micro-idro realizzate da Loccioni, per una potenza totale di 200 kW. Tutti gli apporti di rinnovabili che alimentano il campus sono gestiti con la piattaforma EcoStruxure Building Operation di Schneider Electric.
SPAZIO ALLE SPERIMENTAZIONI
Ora per la connessione all’impianto fotovoltaico a 10 km di distanza si pensa a una soluzione in corrente continua in media tensione. “Una sperimentazione”, dice ancora Piccinini, “che potrebbe aprire scenari nuovi e fornirci indicazioni concrete sui vantaggi di una soluzione del genere anche per connessioni più lunghe”.
In tutto questo, la sintonia con Schneider non è solo tecnica. “Questo tema della sostenibilità viene dalla nostra cultura contadina del non sprecare”, osserva Maria Paola Palermi, responsabile della Cultura d’Impresa di Loccioni. “Una scelta che, con il tempo, è diventata metodo. Ci siamo dati la linea guida di lavorare con i best in class. Con imprese importanti come Schneider Electric si impara, si sperimenta, ci si spinge insieme un passo più avanti”. A volte anche in anteprima: “Un anno fa abbiamo installato la prima colonnina EV Link Pro DC in Italia, che consente ricariche fast in corrente continua da 150 kW. In appena 20 min le batterie vengono portate all’80%. È stata la prima nel nostro Paese e il nostro contesto era ideale per testarla e misurarla”.
Auto elettriche in ricarica nel campus Loccioni. Sono 40 le stazioni di ricarica EV Link ProAC di Schneider Electric a disposizione del personale.
DALLA GESTIONE DELL’ENERGIA AI NUOVI BUSINESS
Nel mosaico di componenti, il ruolo di Schneider resta centrale. “Il coordinamento della gestione energetica della community avviene tramite la EcoStruxure Building Operation, punto di scambio con la rete dai misuratori sugli impianti fotovoltaici, fino agli storage. In questo sistema confluiscono anche le colonnine di ricarica, peraltro gestite da remoto con un altro sofisticato software, EcoStruxure EV Charging Expert. L’intreccio delle due piattaforme consente di capire quando caricare le auto elettriche con l’energia rinnovabile autoprodotta o con l’energia di rete per massimizzare i vantaggi”, prosegue Palermi.
La mobilità elettrica entra anche nelle abitudini aziendali. “Siamo in fase di conversione della flotta: oggi oltre venti mezzi per le trasferte e altri assegnati ai collaboratori. Inoltre, mettiamo a disposizione dei collaboratori un paio di auto elettriche per una settimana, per far vivere l’esperienza casa-lavoro e smontare le fake news da bar su guida e autonomia delle e-car”, continua Palermi. Un’alfabetizzazione pratica a questa nuova mobilità, accompagnata da comunicazioni interne, che torna utile anche come competenza di mercato: “Sviluppiamo sistemi di collaudo a fine linea per batterie, motori e inverter per i grandi player automotive. Alla fine, conoscere da vicino tematiche e problemi della mobilità elettrica ci aiuta anche a sviluppare nuova conoscenza e nuovo business”, afferma Palermi.
Stazione di ricarica EV Link Pro DC di Schneider Electric in corrente continua nella Leaf Community di Loccioni. È la prima installata in Italia.
UN CAMBIAMENTO CHE NON SI PUÒ IMPEDIRE
La chiave per immaginare il futuro è la conoscenza: “L’efficienza energetica”, dice Palermi, “è un filone enorme, per cui in Italia mancano le competenze. Ogni anno abbiamo circa 500 laureati in Ingegneria Elettrica, troppo pochi. Noi abbiamo cominciato a esplorare questi temi trent’anni fa, partendo da zero e affidando i vari progetti energetici a neolaureati, che però hanno avuto come guide maestri del calibro di Federico Butera, del Politecnico di Milano, e Thomas Herzog, architetto famoso in tutto il mondo per la sua attenzione alla sostenibilità. Una cultura che ci accompagna da sempre e che ci aiuta nei momenti di cambiamento, come quando l’automotive ha sterzato su batterie e inverter”.
Un esempio recente di questa traiettoria è il progetto PIONEER: uno storage da 10 MWh realizzato da Loccioni a Fiumicino in collaborazione con ENEL per Aeroporti di Roma. “Abbiamo integrato per la prima volta batterie second life di tre produttori di auto diversi, Mercedes-Benz, Nissan e Stellantis”, sottolinea Maria Paola Palermi, “omologandole con un software agnostico. Ogni batteria ha protocolli e connettività propri: metterle insieme è stato un salto quantico di competenza, che oggi ci consente di lavorare anche sull’integrazione di soluzioni di produttori diversi”. La lezione è che “raccogliere le sfide, sviluppare conoscenza e trasformarla in business conviene”.
Un insegnamento da non perdere per chi mette in discussione la transizione elettrica per partito preso. “Noi siamo contrari a qualsiasi approccio ideologico”, ricorda Palermi. “Abbiamo intrapreso questo percorso anni fa, spinti dall’esigenza di affrontare problemi concreti, e abbiamo trovato risposte e sviluppato lavoro e valore. Del resto, la transizione energetica è irreversibile, anche se va fatta mettendo sempre al centro la persona. Alla fine, conti alla mano, conviene, perché il fotovoltaico oggi è la fonte di energia più efficiente a nostra disposizione e quella che meno ci fa dipendere da altri, mentre le batterie stanno scendendo di prezzo e le possibilità di riuso aprono scenari sostenibili per lo storage stazionario”.
La sala di controllo per la gestione di tutta l’area Loccioni, attrezzata con la piattaforma EcoStruxure Building Operation di Schneider Electric. Controlla e gestisce tutti gli apporti energetici, dalla rete agli impianti di fonti rinnovabili, ai sistemi di accumulo.
A VELE SPIEGATE VERSO IL FUTURO
La collaborazione con Schneider Electric ha quindi consentito a Loccioni di procedere in modo innovativo verso la sostenibilità. “Con Schneider”, conclude Piccinini, “resteremo connessi sull’innovazione: quando escono nuovi prodotti o soluzioni ci confrontiamo per integrarli nei nostri building o nei nostri laboratori. Il prossimo cantiere è già avviato: nella Leaf Community sta nascendo un nuovo laboratorio interamente dedicato al settore avionico. Abbiamo posato la prima pietra e il risultato finale dovrà essere più efficiente e più connesso di quanto fatto finora”. ©ÈUREKA!

Uno dei sei “laboratori” della Leaf Community di Loccioni. Per oltre sei mesi l’anno il fabbisogno elettrico complessivo è coperto dagli apporti di energia autoprodotta degli impianti da fonti rinnovabili.





































































