Gli interblocchi elettromagnetici sono stati inseriti nella norma EN ISO 14119. Questa norma descrive i principi e definisce i requisiti relativi ai dispositivi di interblocco.
Sicurezza e disponibilità non sono una contraddizione. La nuova norma EN ISO 14119 lo dimostra e pone quale punto centrale l’elusione dei dispositivi di protezione, descrivendo in modo preciso come procedere nella scelta e nell’utilizzo dei dispositivi di interblocco di sicurezza, suddividendoli in varie tipologie: ecco come Pilz ha “classificato” i propri dispositivi.
di Margherita Lepri
Al fine regolare in maniera sicura l’accesso ad aree pericolose l’industria si avvale di appositi sistemi per ripari mobili. Rispetto alla norma EN 1088, la nuova norma EN ISO 14119 – che la sostituisce – prende in considerazione tecnologie supplementari come RFID o i bloccaggi elettromagnetici, classifica gli interruttori di interblocco e regolamenta in modo più definito i requisiti per l’installazione dei dispositivi di protezione. Questi regolamenti sono particolarmente significativi dal punto di vista della commutazione in serie e della protezione contro la manipolazione di dispositivi di protezione.
Al fine regolare in maniera sicura l’accesso ad aree pericolose l’industria si avvale di appositi sistemi per ripari mobili.
UNA CLASSIFICA DELLA SICUREZZA
La nuova norma EN ISO 14119 “Sicurezza delle macchine - Dispositivi di interblocco associati ai ripari - Principi per la progettazione e la selezione” ha come punto centrale l’elusione dei dispositivi di protezione. Come detto, la norma, che segue e sostituisce la EN 1088, descrive la scelta e l’utilizzo dei dispositivi di interblocco di sicurezza, e suddivide questi dispositivi in varie tipologie. Al tipo 1 e 2 appartengono i dispositivi di interblocco meccanici: gli interruttori di sicurezza a cerniera non codificati come PSENhinge di Pilz (www.pilz.it), ad esempio, sono classificati come tipo 1, mentre gli interruttori di sicurezza meccanici codificati sono classificati come tipo 2. Un attuatore codificato rappresenta un elemento di azionamento realizzato in maniera specifica per “appartenere” al rispettivo interruttore.
Gli interruttori di sicurezza meccanici, come ad esempio PSENmech di Pilz, controllano l’interblocco del riparo mobile fino al termine del processo di produzione pericoloso, e sono anche in grado di evitare l’interruzione della produzione a causa di un accesso non autorizzato.
Al tipo 3 appartengono ad esempio i sensori induttivi, che reagiscono a determinati metalli (conduttivi) e non sono codificati. Il sensore di prossimità di sicurezza PSENini di Pilz rileva senza contatto l’avvicinarsi di oggetti metallici. Il sensore induttivo trasmette i segnali di sicurezza necessari in relazione alla posizione dell’attuatore metallico, garantendo un processo produttivo omogeneo ed efficiente.
Il tipo 4 comprende gli interruttori magnetici codificati o con tecnologia RFID. Gli interruttori di sicurezza codificati PSENcode di Pilz, ad esempio, gestiscono il controllo del posizionamento dei dispositivi di protezione mobili e il controllo della posizione. Per poter operare una corretta distinzione la norma raggruppa i dispositivi di interblocco a seconda della relativa classe di appartenenza. La norma descrive prima gli interruttori come i dispositivi di interblocco elettromagnetici con bloccaggio. Questi dispositivi non sono soggetti a usura e vengono utilizzati sia negli interblocchi che nei bloccaggi. Un esempio di questo tipo di dispositivi sono i sistemi di sicurezza per ripari mobili PSENslock di Pilz.
Gli effetti dei componenti utilizzati sull’ergonomia e sulle opzioni di controllo sono notevoli. La standardizzazione di componenti affermati semplifica sensibilmente la scelta e la conoscenza dei componenti stessi.
POSSIBILITÀ DI COLLEGAMENTO IN SERIE
Spesso i macchinari sono equipaggiati con più ripari mobili, risulta quindi naturale collegarli in serie. Quando si procede al collegamento in serie, tuttavia, è necessario accertarsi che tutti i sensori dei ripari mobili siano correttamente funzionanti. Una specifica relazione tecnica inclusa nella norma EN ISO 14119 provvede a regolamentare il collegamento in serie di sensori con contatto. Quando si collegano in serie più sensori che controllano ripari mobili utilizzati frequentemente, la nuova norma – analogamente a quanto prescritto nella DIN EN ISO 13849-1 – prevede l’utilizzo di sensori con contatto in linea di principio solo fino al Performance Level (PL) “d” sotto determinate condizioni ristrettive. I sensori con contatto non sono in grado di verificare internamente la plausibilità dei segnali in ingresso. In caso di collegamento in serie, non è possibile riconoscere eventuali errori del circuito di ingresso in maniera affidabile. I costruttori possono comunque raggiungere un PL “e” utilizzando interruttori di sicurezza elettronici senza contatto oppure moduli di interfaccia supplementari.
Al gruppo di sensori con funzionamento senza contatto appartengono anche i dispositivi con commutazione dei segnali di uscita autocontrollati (OSSD). Questo tipo di sensore si trova solitamente negli interruttori senza contatto basati su tecnologia RFID in grado di rilevare internamente eventuali errori, ad esempio gli interruttori di sicurezza senza contatto codificati PSENcode, i sistemi di sicurezza per ripari mobili PSENslock e PSENsgate o gli interruttori di sicurezza di prossimità PSENini di Pilz. Tutti questi dispositivi possono essere collegati in serie fino a PL “e”.
In alternativa, per realizzare un collegamento in serie sicuro è possibile utilizzare dispositivi di interblocco meccanici di tipo 1 e 2 in combinazione con moduli di interfaccia per applicazioni fino a PL “e”. I moduli di interfaccia PDP20 di Pilz rappresentano una soluzione conforme alle normative per applicazioni di campo decentralizzate. I moduli di interfaccia vengono installati in piccoli box e vanno a integrare i sensori da collegare. Questo garantisce percorsi di segnale brevi per i sensori e un collegamento sicuro al quadro elettrico.
Grazie ai distributori passivi è inoltre possibile ottimizzare i costi relativi a installazione e cablaggio. La custodia in grado di protezione IP67 rende superfluo l’impiego di hardware supplementare e costoso e di un quadro elettrico in loco.
I sensori di sicurezza codificati con tecnologia RFID sono dispositivi di tipo 4. Questi sensori garantiscono molteplici vantaggi rispetto ai dispositivi di altri tipi, poiché possono essere montati liberamente. Solo l’attuatore deve essere provvisto di dispositivi di fissaggio non rimovibili.