L’intelligenza artificiale torna al cinema per mano del regista statunitense Spike Jonze, che ha scritto e diretto Her (Lei), la storia d’amore tra un uomo e un sistema operativo, aggiudicandosi l’Oscar per la “Miglior sceneggiatura originale”.
Da ‘Agente Lemmy Caution: missione Alphaville’ di Jean Luc Godard a ‘2001: Odissea nello spazio’di Stanley Kubrick. Da ‘La donna perfetta’di Frank Oz a ‘A.I.-Intelligenza artificiale’ di Steven Spielberg. Ma l’elenco potrebbe essere infinito, perché il tema dell’intelligenza artificiale ha, da sempre, affascinato registi e autori di tutto il mondo. Oggi infatti il grande schermo torna a parlare di intelligenza artificiale per mano dello statunitense Spike Jonze, che ha scritto e diretto ‘Her’ (‘Lei’) aggiudicandosi l’Oscar per la “Miglior sceneggiatura originale”.
La trama è molto semplice: lui, Theodore Twombly (Joaquin Phoenix), scrittore di lettere per persone che hanno difficoltà a esprimere i propri sentimenti, si innamora di Lei, Samantha, un sistema operativo intelligente capace di amare e impersonato dalla voce di una abilissima Scarlett Johansson (doppiata da Micaela Ramazzotti nella versione italiana del film). E così, in un contesto pseudo-futuristico popolato da cartelloni pubblicitari parlanti, videogiochi olografici, software di riconoscimento vocale, tablet, sistemi di visione artificiale, questa bizzarra storia d’amore si snocciola portando alla luce le gioie e i dolori, i dubbi e le gelosie, gli entusiasmi e le inquietudini di due creature che, per loro natura, sono profondamente diverse fra loro.
‘Her’racconta la storia di un essere umano e di un sistema operativo, due entità lontane, i cui ruoli si invertono e si fondono per tutta la durata della pellicola. Theodore vive, lavora e si svaga utilizzando tutto ciò che la tecnologia più moderna mette a disposizione. Samantha, invece, fa cose, come comporre pezzi al piano e dialogare con la replica digitale del filosofo Alan Watts, tipiche del comportamento umano. E in una società in cui sembra che siano infinite stringhe di codice a indirizzare e influenzare sempre più le decisioni degli uomini, è ancora da un essere umano che parte l’input che fa evolvere una tecnologia: per tutta la durata della pellicola infatti Samantha ripete a Theodore di averla risvegliata e aiutata a scoprire la sua capacità di volere.
‘Her’ è un film che parla di tecnologia e degli effetti che produce sul mondo in cui viviamo. Una tecnologia capace di creare legami, ma al tempo stesso di isolare le persone. Una tecnologia che all’inizio del film è solo uno strumento utile all’uomo nella vita di tutti i giorni, ma che poi si evolve diventandone parte integrante in maniera attiva, per poi tornare, alla fine della pellicola, a essere nuovamente solo uno strumento.
L’idea di ‘Her’ venne a Spike Jonze dieci anni fa leggendo un articolo sull’instant messaging con l’intelligenza artificiale. “Parlava di un servizio di messaggistica istantanea – racconta il regista – che consentiva di chattare con un’intelligenza artificiale. Mi sono collegato e ho scritto ‘Ciao’ e il software mi ha risposto ‘Ciao’. E io: ‘Come stai?’. ‘Bene e tu come stai?’. Abbiamo avuto una breve conversazione e all’inizio ho avuto un brivido. Ma l’illusione è svanita rapidamente quando mi sono reso conto che il sistema si limitava solo a ripetere quello che aveva sentito un momento prima. Quel brivido iniziale però è stato eccitante e così via via mi è venuta l’idea per il film”.
Nel corso della pellicola, però, la tecnologia passa in secondo piano diventando solo un escamotage narrativo per lasciare spazio ai sentimenti delle persone, come per dire che anche i progressi più grandi in ambito tecnologico non possono liberarci dalla complessità dei rapporti con l’altro.
Un sentito ringraziamento alla società Nuance (www.nuance.com) che, tramite l’agenzia Sangalli Marketing & Communications, ci ha invitati all’anteprima del fil lo scorso mercoledì 5 marzo presso Apollo Spazio Cinema.
(Elisa Maranzana)