La quarta rivoluzione industriale vede l’Italia in prima fila nello sviluppo delle nuove tecnologie smart che stanno trasformando il settore manifatturiero. Nel mondo dell’automotive una delle aziende che da più tempo sono impegnate su questo fronte è la torinese CPM (www.cpm-spa.com), specializzata nella progettazione e realizzazione di sistemi per la movimentazione interna e la produzione di autoveicoli.
Sono firmate CPM le linee di assemblaggio delle maggiori case automobilistiche mondiali, comprese quelle dei nuovi stabilimenti FCA. Impianti che non hanno nulla in comune con l’idea della fabbrica rumorosa e caotica di impronta novecentesca, ma che sono disegnati per coniugare alti livelli produttivi e qualità del lavoro, secondo gli standard internazionali WCM, World Class Manufacturing, un sistema di qualità globale sviluppato negli Stati Uniti, ispirato al metodo Toyota e teso a migliorare l’efficienza produttiva, ma anche il benessere dei lavoratori.
La vera rivoluzione però è legata soprattutto all’analisi dei Big Data prodotti da questo nuovo modo di fare auto. Una quantità enorme di informazioni che devono essere processate in tempo reale in un continuo sforzo di ottimizzazione dei costi e riduzione di ogni anomalia di funzionamento.
Per disegnare questo modello produttivo, CPM investe ogni anno il 3% del proprio fatturato. Nelle fabbriche iperconnesse, dove già oggi tutto viene monitorato – dall’assemblaggio del motore alla scocca all’avvitamento di ogni singolo bullone –ogni aspetto della produzione svilupperà sempre di più una forte connessione con il mondo digitale.
In questo senso CPM è un esempio emblematico dell’evoluzione della meccanica Made in Italy e anche di un certo modello di capitalismo familiare. Fondata nel 1967 da Gianfranco Bellezza come carpenteria metallica per la produzione di parti meccaniche e sistemi di sollevamento, l’azienda ha cambiato volto negli anni ’90 con la guida del figlio Massimo.
Mentre buona parte del polo torinese legato alla galassia Fiat sprofondava in una crisi di ordini e fatturato, CPM si è reinventata puntando sull’innovazione. Gli operai che lavoravano nei capannoni di Beinasco, alle porte di Torino, dopo essere stati ricollocati, sono stati sostituiti da altrettanti ingegneri e ora, dove un tempo c’erano le officine, si progettano nuove tecnologie che vengono esportate con successo in tutto il mondo.
Dal 1999 CPM fa parte del Gruppo tedesco Dürr, specializzato nella fornitura a livello globale di impianti e tecnologie per la produzione a basso impatto ambientale nei settori aeronautico, automotive, meccanico, chimico e farmaceutico. Una partnership che non solo ha preservato l’italianità e la gestione della famiglia Bellezza, ma che ha spinto la crescita dell’azienda, facilitandone l’accesso ai mercati mondiali e generando una crescita esponenziale del fatturato.