Produzione mondiale di autoveicoli. Trend 2011-2015: volumi in milioni di unità e variazione percentuale anno su anno. Fonte ANFIA.
Sono stati oltre 91 milioni gli autoveicoli globalmente prodotti nel 2015, di cui oltre la metà nel continente asiatico. A sottolinearlo è ANFIA, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, che, con 290 aziende associate, rappresenta l’intera filiera automotive italiana ed è una delle principali Associazioni di categoria del sistema Confindustria. L’Associazione, strutturata in tre gruppi merceologici – carrozzieri e progettisti, componenti e costruttori – nata a Torino il 20 marzo del 1912, svolge da oltre 100 anni la funzione di Trade Association come portavoce delle aziende italiane che operano ai massimi livelli nei settori della costruzione, trasformazione ed equipaggiamento degli autoveicoli per il trasporto individuale e collettivo di persone e di merci. Nel suo ruolo, rappresenta un driver relazionale strategico tra l’industria autoveicolistica e il contesto politico-istituzionale, italiano e internazionale. L’Italia – è stato evidenziato nel corso di un recente convegno dal suo Presidente Giuseppe Barile – è leader in Europa per immatricolazioni di auto ad alimentazione alternativa e per quota di vendite nel segmento small.
di Alberto Taddei
Alla fatidica domanda se il mercato automobilistico sia in crisi, Giuseppe Barile, Presidente del Gruppo Componenti di ANFIA (www.anfia.it), recentemente intervenuto nel corso di un convegno organizzato da ASSOFLUID (www.assofluid.it) e ASSIOT (www.assiot.it), ha provocatoriamente risposto snocciolando una serie di dati che, a ben vedere, lasciano intravvedere tutto fuorché scenari di stallo.
Nonostante il rallentamento della crescita globale e il permanere in alcune specifiche aree di una situazione di stagnazione, vedi l’Europa, il mercato degli autoveicoli nel 2015 ha raggiunto un nuovo record mondiale e non sembra intenzionato a mollare, con 91 milioni e mezzo di unità prodotte (+1,1% sul 2014).
Certo, la Cina si conferma quale primo produttore mondiale e l’Asia pesa sul totale complessivo per il 52,5%. Ma va anche detto che l’incremento produttivo registrato nel 2015 è stato determinato in particolar modo dai paesi UE (+7%), da quelli NAFTA (+3%) e dalla Turchia (+16%). Se si calcola che l’Europa pesa per circa un quarto sull’intera produzione mondiale, il che significa circa 22,5 milioni di autoveicoli, ben si comprende di quale entità è stato il contributo apportato dal Vecchio Continente nel 2015 al settore considerato nella sua globalità.
Parco circolante mondiale. Trend 2010-2014. Fonte: IHS.
E L’ITALIA?
Venendo all’Italia, anche se i dati si mantengono ancora di gran lunga al di sotto del valore di 1.284.312 unità prodotte nel 2007, l’anno ante crisi, il 2015 ha riservato buone soddisfazioni. Il totale della produzione nazionale, intendendo con ciò non solo le autovetture, ma anche i veicoli commerciali, gli autocarri e gli autobus, si è attestata su un valore complessivo di 1.014.223 unità, con un balzo del 45% sul 2014 (697.864 unità prodotte).
Va detto che una cospicua parte della produzione nazionale è destinata ai mercati esteri, con una punta che sfiora addirittura l’85% per quanto riguarda i veicoli commerciali leggeri. Segnali positivi stanno comunque arrivando anche dal mercato interno, tant’è che per il periodo gennaio-marzo 2016 ANFIA ha monitorato un incremento complessivo della produzione pari al 15%: il primo trimestre di quest’anno ha visto infatti le aziende del settore produrre 182.000 vetture e 94.000 veicoli industriali e commerciali, con un balzo sull’analogo trimestre dello scorso anno rispettivamente pari al +17% e al +10%.
Giuseppe Barile, Presidente del Gruppo Componenti di ANFIA.
GLI ITALIANI SONO I PIÙ “RISPARMIOSI”
Secondo le ultime stime, il parco delle vetture circolanti entro il 2023 sarà pari a 1,45 miliardi di unità. Ciò significa che il mercato andrà incontro a un deciso incremento, pari al 30%, visto che attualmente il parco circolante è stimato in 1,12 miliardi di vetture (Fonte IHS).
A fare da traino saranno le nuove economie, India e Cina in testa, visto che rappresentano il 37% degli abitanti del Pianeta e che la popolazione residente nelle economie avanzate è solo il 15% del totale: IHS stima che nel 2023 il numero di veicoli circolanti in Cina e in India raddoppierà. Ma non sarà solo l’effetto economie emergenti a trainare il mercato.
Le problematiche sempre più stringenti in materia regolatoria di emissioni ed efficienza stanno spingendo le case automobilistiche a lavorare in maniera massiccia per la messa in produzione di veicoli a basso impatto ambientale: e questo sarà un fronte che nei prossimi anni dovrebbe riservare buone soddisfazioni al mercato automobilistico dei paesi industrializzati.
Una sorpresa in questo senso arriva proprio da casa nostra. Con una percentuale del 13,48% contro una media europea del 4,5%, l’Italia è leader in Europa per autoveicoli ad alimentazione alternativa: su un mercato interno che nel 2015 è stato pari a 1.575.000 veicoli immatricolati, sono stati oltre 213.000 le immatricolazioni di modelli dotati di “altra motorizzazione”, di cui 2.300 con alimentazione elettrica. A ciò si abbina un'altra caratteristica di “risparmiosità” che contraddistingue gli utenti italiani, e cioè la propensione all’acquisto di autovetture di fascia bassa. In Italia il segmento small è infatti quello che va per la maggiore: con una quota pari al 46% dell’intero mercato, le autovetture di classe A e B dominano le immatricolazioni, che nel resto d’Europa, sempre per le stesse classi, pesa invece per il 31%.
Valore del mercato italiano. La domanda interna e l’export trainano la produzione del primo trimestre 2016. Fonte. ANFIA.
Sergio Carpentiere, Chief Procurement Officer di CNH Industrial.
NORMATIVE EU: SFIDA OD OPPORTUNITÀ?
Lo sforzo che le case automobilistiche stanno producendo per soddisfare i requisiti di tipo normativo che di anno in anno diventano sempre più stringenti, stanno dunque andando di pari passo con una sempre maggior consapevolezza che gli utenti sembrano dimostrare nei confronti della questione ecologica.
A confermare questa tendenza vi sono le affermazioni di Sergio Carpentiere, Chief Procurement Officer di CNH Industrial, che, sempre nello stesso convegno, ha parlato degli enormi sforzi che le case automobilistiche stanno producendo per contenere a un valore sopportabile i costi molto elevati che le innovazioni, pilotate essenzialmente dai vincoli legislativi in materia di sicurezza ed emissioni, introducono nei bilanci delle case automobilistiche. E ciò, a maggior ragione per l’Europa che, a differenza delle altre aree geografiche, è caratterizzata da una curva di abbattimento dei gas dannosi per l’atmosfera molto severa: per quanto riguarda la CO2, ad esempio, il livello delle emissioni entro il 2021 non potrà superare i 95 g/km.
La questione è particolarmente complessa da affrontare per i costruttori di autoveicoli, visto che non impatta solamente le attività di ricerca e i relativi costi diretti, ma anche il know-how, la gestione e la propensione all’innovazione che caratterizza la catena della subfornitura: nel caso di CNH Industrial, circa il 75% dei costi di un autoveicolo, ben i tre quarti del totale, è infatti da imputare alla componentistica che viene acquistata esternamente. E queste percentuali, al di là del comparto specifico in cui opera CNH, sono comunque da considerarsi un’indicazione significativa che caratterizza tutto il mondo automobilistico.
Assisteremo dunque a uno stritolamento in termini di costi/innovazione delle aziende subfornitrici da parte dei grandi colossi dell’auto? Potrebbe anche darsi. Sta di fatto però che i sempre più stringenti requisiti normativi a cui la produzione europea fa capo sembrano essersi tradotti in un fattore di competitività generalizzata per tutta la filiera automotive, che in molti nel vecchio continente davano già per spacciata e che invece gli ultimi dati ci dicono essere in buona salute. In Italia, secondo i dati ANFIA la componentistica automotive pesa per oltre 40 miliardi di euro (di cui 19,3 esportati) e impiega 165.000 addetti in 2.500 aziende, che contribuiscono alla bilancia commerciale nazionale con un saldo positivo di 7,5 miliardi di euro.
Immatricolazioni auto per tipo di alimentazione. Confronto Italia UE 28/EFTA. Dato 2015 in percentuale.