Francesco Perrini, Full Professor, Department of Management and Technology all’Università Bocconi e Associate Dean for Sustainability di SDA Bocconi School of Management.
La supply chain ha un ruolo ben definito nel percorso di transizione delle aziende, come specificato nello Scope 3 del GHG Protocol Corporate Standard. Con il Prof. Francesco Perrini dell’Università Bocconi siamo entrati più nel dettaglio.
di Andrea Pagani
Il concetto di sostenibilità è estremamente ampio e tocca innumerevoli tematiche. Pur essendo fondamentale concentrarsi sulla propria attività, è cruciale valutare anche l’impatto della propria supply chain. Anche perché in genere si è a propria volta parte della supply chain di altre aziende.
Districarsi in questo mondo può sembrare complesso, ma esistono strumenti e approcci dedicati. Ne abbiamo parlato con Francesco Perrini, Full Professor of Management and Technology all’Università Bocconi nonché Associate Dean for Sustainability di SDA Bocconi School of Management.
La sostenibilità è passata dall’essere etica a strategia di impresa che ne modifica il DNA: in che modo sta plasmando le aziende?
Le grandi sfide ambientali e sociali sono diventate questioni strategiche per le imprese di tutto il mondo e i nuovi piani di investimento comunitari hanno sempre più l’obiettivo di incrementare la sostenibilità e creare un’economia climaticamente neutra, competitiva e inclusiva. Tali sfide stanno influenzando le pratiche commerciali e stanno creando nuove opportunità e modelli di business spinti dalle nuove politiche ambientali, dalla crescente attenzione dei consumatori e dalle maggiori pressioni della comunità finanziaria. Questa trasformazione ha reso evidente che una strategia sostenibile non solo aiuta le imprese a crescere e prosperare, ma genera anche valore di lungo periodo a vantaggio di tutti gli stakeholder e delle generazioni future.
Le imprese dovrebbero essere lungimiranti e dovrebbero affrontare questo processo di trasformazione nel migliore dei modi, ovvero integrando il concetto di sostenibilità nel proprio DNA e dovrebbero realizzare un piano strategico guidato da criteri ESG (Environmental, Social and Governance). Ovviamente è necessario fornire ai manager e agli imprenditori le teorie, gli strumenti metodologici e le pratiche idonee per poter comprendere a fondo e agire con efficacia in questa nuova dimensione.
I green jobs, cioè tutte quelle professioni legate alla sostenibilità, al benessere e alla tutela del pianeta, rappresentano una nuova prospettiva d’impiego e richiedono professionalità dotate di conoscenze trasversali.
Alla luce della conformazione media delle aziende italiane, composta prevalentemente da PMI, quali sono le criticità da affrontare lungo il percorso verso la sostenibilità?
Le PMI costituiscono un pilastro dell’economia europea e delle catene globali del valore e, per tal motivo, giocano un ruolo fondamentale nella sfida verso la transazione alla sostenibilità. Senza il loro pieno coinvolgimento, infatti, la transizione semplicemente non si verificherebbe. D’altra parte, per le PMI tale sfida rappresenta un’incredibile opportunità per acquisire o consolidare il proprio vantaggio competitivo, non solo per la spinta innovativa che un approccio sostenibile produce, ma anche per garantirsi l’accesso a supply chain certificate, migliori condizioni di finanziamento, partnership strategiche con enti pubblici e privati.
Il Sustainability Lab di SDA Bocconi con il contributo di Assicurazioni Generali nell’ambito del progetto SME EnterPRIZE e il supporto di ricercatori provenienti dalle università di otto Paesi (Austria, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Spagna, Svizzera), ha effettuato uno studio fondato sull’analisi di oltre 3.000 articoli scientifici e di oltre 100 rapporti di istituzioni internazionali, uffici statistici, centri di ricerca pubblici e privati. L’analisi ha inoltre fornito nel dettaglio le criticità e le barriere all’adozione di un approccio strutturato alla sostenibilità. Per superare tali barriere, che impediscono alle PMI la transizione verso strategie di sostenibilità, sono indispensabili strumenti su misura, economici o no, sviluppati e gestiti da organizzazioni pubbliche o private o in partenariato.
Parlando di ROI, quali sono gli strumenti per la sostenibilità più interessanti per le imprese?
Lo studio prima ricordato ha identificato 15 grandi categorie di iniziative e strumenti per assicurare una giusta transizione delle PMI verso la sostenibilità, cioè una transizione che sia compatibile con le risorse e le capacità delle PMI. Tra queste: una migliore formazione sul tema della sostenibilità; una più ampia diffusione degli strumenti finanziari ESG; l’elaborazione di KPI standardizzati e su misura per misurare gli impatti e i rischi ambientali e sociali delle PMI e per fornire gli strumenti per valutare queste aziende rispetto ai criteri ESG; la promozione di strumenti per sostenere la domanda di prodotti e servizi ecologici; la presenza di criteri ESG nelle gare pubbliche o di nuovi strumenti di reporting.
Le imprese dovrebbero affrontare questo processo di trasformazione integrando il concetto di sostenibilità nel proprio DNA e realizzando un piano strategico guidato da criteri ESG (Environmental, Social and Governance).
Il ruolo della supply chain è ben chiaro nello Scope 3 del GHG Protocol Corporate Standard: quali conseguenze avrà nell’immediato futuro per le PMI e per le grandi aziende?
Le emissioni Scope 3 sono una categoria di emissioni di gas a effetto serra (GHG) generate da operazioni di business da fonti che non sono direttamente possedute o controllate da un’organizzazione, come la catena di fornitura, il trasporto, l’utilizzo o lo smaltimento dei prodotti. A causa della complessità e del volume di dati richiesti, il calcolo e la rendicontazione Scope 3 devono essere affrontati in modo sistematico per garantire che le imprese rispettino gli standard di divulgazione dei principali framework di reporting ESG. In particolare, le Scope 3 richiedono alle organizzazioni di cercare casi di emissioni di carbonio che non rientrano nella loro impronta di carbonio diretta e di quantificarli attraverso la catena del valore non soggetta al loro controllo diretto. Ciò include le emissioni incorporate nelle risorse o nelle materie prime consumate dall’organizzazione e le emissioni dei fornitori.
Una delle sfide principali per le imprese è quella di stabilire i confini per i dati Scope 3: determinare le categorie di emissioni da segnalare, i fornitori e i tipi di dati all’interno di ciascuna categoria. Una nota tecnica rilasciata da CDP contiene indicazioni sulle categorie relative a settori specifici. Divulgare con successo le emissioni Scope 3 può anche aiutare le imprese a soddisfare le aspettative dei propri stakeholder, poiché investitori, dipendenti e comunità sono sempre più interessati al monitoraggio delle emissioni e all’impegno per la mitigazione dell’impronta di carbonio delle organizzazioni.
In che modo una riorganizzazione della propria supply chain potrà contribuire all’incremento dell’efficienza operativa e, dunque, garantire maggiore competitività aziendale?
La prima regola per una gestione della supply chain di successo è la trasparenza. Avere una visione chiara di ogni fase della catena di approvvigionamento consente, infatti, di identificare inefficienze e implementare miglioramenti.
Inoltre, una comunicazione aperta e collaborativa è fondamentale. La supply chain, infatti, coinvolge spesso una rete complessa di fornitori, produttori, distributori e clienti. Le relazioni tra queste varie parti possono essere verticali, ad esempio tra fornitori di parti e materiali, produttori e rivenditori, o orizzontali, quando un’azienda si fonde o acquisisce un’attività simile che opera nella stessa fase della supply chain.
In aggiunta, anche implementare sistemi di gestione dell’inventario avanzati può aiutare a ottimizzare il flusso di merci, ridurre gli errori e migliorare la precisione delle previsioni di domanda.
Anche l’integrazione di tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale e l’automazione può portare la gestione della supply chain a nuovi livelli. Dalle previsioni di domanda predittive all’ottimizzazione dei percorsi di spedizione, l’uso intelligente della tecnologia può migliorare l’efficienza, ridurre i costi operativi e facilitare lo scambio di informazioni tra tutti gli attori della catena incrementando la tempestività delle risposte.
Infine, la gestione della supply chain non può trascurare l’aspetto della sostenibilità, che ormai rappresenta un imperativo etico e strategico. L’adozione di pratiche sostenibili non solo risponde alle crescenti preoccupazioni ambientali, ma può anche generare risparmi a lungo termine attraverso l’efficienza energetica e la riduzione degli sprechi.
Il concetto di sostenibilità è estremamente ampio e tocca innumerevoli tematiche. Pur essendo fondamentale concentrarsi sulla propria attività, è cruciale valutare anche l’impatto della propria supply chain.
Tutti questi cambiamenti impongono la creazione di nuove figure professionali specializzate: si tratta di un’ulteriore criticità da considerare o le nuove tecnologie saranno in grado di porvi rimedio?
Il mercato del lavoro è una realtà estremamente complessa e in continua evoluzione. I settori lavorativi del futuro saranno sempre più orientati alle innumerevoli opportunità di innovazione, offerte dalla diffusione delle nuove tecnologie digitali (IA, blockchain, Machine Learning ecc.) e dal progresso scientifico.
Allo stesso modo, un’attenzione sempre più crescente sarà rivolta ai mestieri emergenti nell’ambito della sostenibilità ambientale e dell’economia aziendale. I green jobs, cioè tutte quelle professioni legate alla sostenibilità, al benessere e alla tutela del pianeta, rappresentano una nuova prospettiva d’impiego e richiedono professionalità dotate di conoscenze trasversali.
Pertanto, offrono brillanti opportunità in vari settori, quali il manifatturiero, dell’agricoltura, delle costruzioni, dell’amministrazione pubblica e dei servizi, contribuendo in maniera decisiva a preservare la qualità e l’integrità dell’ambiente.
Diversi enti universitari e professionali stanno promuovendo corsi di formazione. SDA Bocconi è stata pioniera in tale campo, istituendo diversi corsi executive e master per fornire alle imprese e ai professionisti le competenze per comprendere e affrontare le grandi sfide ambientali e sociali, declinando la sostenibilità? all’interno del business e identificando e rafforzando le decisioni strategiche lungo l’intera catena del valore. ©TECN’È
“Il mercato del lavoro è una realtà estremamente complessa e in continua evoluzione. I settori lavorativi del futuro saranno sempre più orientati alle innumerevoli opportunità di innovazione, offerte dalla diffusione delle nuove tecnologie digitali e dal progresso scientifico”.