L’energy manager è la figura chiave per la gestione efficiente delle risorse in un’azienda. Può essere interno oppure un consulente esterno.
Dotarsi di un energy manager, condurre una diagnosi energetica, monitorare i consumi e decidere la strategia da seguire. Sono passi necessari per rendere sostenibile la propria azienda e per accedere a interessanti forme di incentivazione.
di Vittoria Viazzo
In Europa il concetto di “Energy efficiency first”, cioè di anteporre l’efficienza energetica a tutto il resto, è stato definito già da tempo. Questo principio sottolinea non solo la necessità di ridurre il consumo di combustibili fossili, ma anche l’importanza di diminuire la produzione di energia. Perché sia strategico essere virtuosi in materia energetica dovrebbe essere ormai chiaro a tutti, soprattutto dopo aver sperimentato i rincari delle tariffe, la fluttuazione dei prezzi e la situazione geopolitica che rende quanto mai necessario gestire al meglio l’energia prima ancora che produrla mediante fonti rinnovabili.
La necessità di puntare sull’efficienza energetica sta diventando prassi sempre più diffusa. Da quanto emerge dal report ISTAT sulle pratiche sostenibili delle imprese, nel 2022 il 59,5% delle imprese manifatturiere ha intrapreso azioni di sostenibilità con gli interventi più diffusi che riguardano l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, adottata dal 22,3% delle imprese, e il miglioramento dell’efficienza energetica nel 20,4% delle aziende del comparto.
“Ridurre i consumi energetici è il miglior metodo per risparmiare energia e di conseguenza è come se si producesse energia da fonte rinnovabile perché l’energia risparmiata viene trasferita al sistema e a eventuali altri utilizzatori”, spiega Claudio Ferrari, presidente di FederESCo, federazione che rappresenta le Energy service company.
Il risparmio di energia ha un forte impatto non solo a livello economico, ma anche in termini ambientali. Basti pensare che per ogni kilowattora di riduzione dei consumi energetici da fonte fossile si possono evitare più di 500 grammi di CO2 immessi in atmosfera. Intervenendo in modo mirato è possibile beneficiare di significativi risparmi energetici, ambientali ed economici. Ma quali sono i passi necessari per diventare virtuosi?
Misurare i consumi è di solito il primo passo da compiere dopo l’audit energetico, tappa fondamentale per capire dove si nascondono gli sprechi.
PARTIRE DA UN ENERGY MANAGER
Gli aspetti basilari per l’uso razionale e consapevole dell’energia nelle organizzazioni sono quattro. Il primo è l’individuazione dell’energy manager. “Si tratta di una figura cui delegare la gestione in continuo di tutto ciò che attiene l’energia e i consumi della organizzazione. È possibile individuare questa figura internamente, quindi tra i dipendenti, oppure scegliere un consulente esterno”, spiega Jacopo Romiti, energy efficiency specialist presso FIRE, la Federazione italiana per l’uso razionale dell’Energia. L’organizzazione si occupa delle nomine degli energy manager in collaborazione con il ministero dello Sviluppo economico e promuove lo sviluppo di questa figura essenziale, non solo per le aziende obbligate ad averlo, ma anche per tutte le imprese indipendentemente dalla loro dimensione.
LA DIAGNOSI ENERGETICA
Secondo importante passo è conoscere quanto si consuma, come e dove. La procedura necessaria per saperlo è l’audit energetico o diagnosi energetica, una procedura obbligatoria per le imprese energivore e le grandi aziende (con più di 250 dipendenti e un fatturato annuo maggiore di 50 milioni di euro), ma che diventa un presupposto essenziale per tutte le realtà imprenditoriali per capire dove e come intervenire.
Il vantaggio della diagnosi è dato dalla sua struttura, grazie alla quale ogni opportunità di efficientamento che viene suggerita è accompagnata da una pianificazione tecnica, economica e finanziaria che consente all’impresa di capire la sostenibilità economica di un investimento, anche in funzione della congiuntura sociopolitica ed economica che si sta vivendo.“Senza una diagnosi energetica puntuale non si possono certamente predisporre degli interventi mirati”, prosegue Ferrari.
IL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ENERGIA
Un passo ulteriore dopo la diagnosi è rappresentato dal Sistema di Gestione dell’Energia (SGE). È un insieme di strategie e regole da adottare da parte di un’organizzazione per gestire in modo razionale i propri vettori energetici, ponendo particolare attenzione al risparmio e all’efficientamento.
“SGE è il coronamento di tutte le buone pratiche di energy management all’interno di un’organizzazione, perché è un insieme di procedure standardizzate conformi a una norma tecnica come la ISO 50001, che consente all’organizzazione di implementare una procedura definita e attività documentali e di miglioramento continuo per le prestazioni energetiche”, evidenzia Romiti.
Lo stesso energy efficiency specialist sottolinea che, pur essendo la SGE una procedura complessa, ideale per imprese o enti con un minimo di struttura e che abbiano la possibilità di assegnare del personale a questo compito, vi sono norme specifiche, in primis la ISO 50005, che forniscono una linea guida per introdurla in maniera graduale nelle aziende, e in particolare nelle piccole e medie imprese.
L’uso dell’aria compressa è onnipresente nelle aziende produttive. Il suo impatto sugli sprechi energetici è spesso sottovalutato.
MONITORARE I CONSUMI
L’altro elemento strettamente collegato alla diagnosi energetica e altrettanto essenziale è il monitoraggio dei consumi, che offre la possibilità di avere un profilo in tempo reale per mezzo di specifiche soluzioni software. Non basta, infatti, avere una visione complessiva dei consumi: serve svolgere un’attenta valutazione nei diversi ambiti, settori e dei diversi impianti, dall’illuminazione alle linee di produzione. “In quest’ultimo caso, l’ideale è che ogni linea abbia i suoi punti di monitoraggio e di prelievo dei consumi. L’azione di monitoraggio assieme alla lettura della bolletta complessiva rappresentano gli elementi basilari per predisporre interventi di efficientamento il più possibile orientati agli obiettivi”, aggiunge il presidente FederEsco.
DECIDERE GLI INTERVENTI
All’interno di uno stabilimento vanno considerate diverse voci di consumo energetico e messe a fuoco tutte le generatrici di consumo e di eventuali sprechi. L’esempio portato è significativo: “uno dei punti sui quali si fa meno attenzione è la linea dell’aria compressa, immancabile in tutte le lavorazioni di qualsiasi tipo. Basta una minima perdita per provocare fuoriuscite di aria e causare la ripartenza o la partenza continua delle sale compressori, con evidenti problemi in termini di consumi”.
Una volta effettuato il monitoraggio e la diagnosi si passa alla valutazione degli interventi per risolvere i problemi di inefficienza. È uno degli aspetti più importanti e che meritano adeguata attenzione.
ACCEDERE AGLI INCENTIVI
Svolgere in modo efficace tutti questi passaggi permette di accedere al meccanismo incentivante dei Titoli di Efficienza Energetica (TEE), più conosciuti come Certificati Bianchi. Rappresentano il primo e più importante sistema di incentivazione all’efficientamento energetico. “Seppure negli ultimi anni abbiano conosciuto una flessione di richiesta, a causa delle procedure eccessivamente complesse, oggi hanno preso una direzione molto più attenta alle problematiche delle aziende. Stanno riprendendo a essere utilizzati con grande attenzione come strumento incentivante, ed è un bene”, sottolinea Ferrari.
I Certificati Bianchi sono titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento dell’efficienza energetica. Un certificato equivale al risparmio di una tonnellata equivalente di petrolio (tep). Costituiscono il principale meccanismo di incentivazione dell’efficienza energetica nel settore industriale, delle infrastrutture a rete, dei servizi e dei trasporti, ma riguardano anche interventi realizzati nel settore civile e misure comportamentali.
Le ESCo, con i loro esperti, possono rivelarsi preziose nello sfruttare tutte le opportunità di un percorso verso l’efficienza energetica.
IL MECCANISMO DEI CERTIFICATI BIANCHI
Il meccanismo dei TEE, entrato in vigore nel 2005, è il principale strumento di promozione dell’efficienza energetica in Italia. È legato al concetto di misura dei consumi ante e post. Il GSE (Gestore dei Servizi Energetici, società interamente partecipata del ministero dell’Economia e delle Finanze che opera per la promozione e lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica) riconosce un certificato per ogni tep di risparmio conseguito grazie alla realizzazione dell’intervento di efficienza energetica.
È bene evidenziare che la richiesta di accesso al meccanismo dei Certificati Bianchi può essere presentata soltanto da ESCo certificate UNI 11352, o da altri soggetti specializzati e in possesso dei requisiti previsti dalla norma, come le società con esperto in gestione energia (EGE), certificate UNI 11339, o le società con sistema di gestione certificato ISO 50001.
IL CONTRATTO DI PERFORMANCE ENERGETICA
Per le organizzazioni che vogliono puntare forte sull’efficienza energetica vale la pena citare anche l’EPC (Energy Performance Contract). Si riferisce a un tipo di contratto che stabilisce un accordo tra un’organizzazione (per esempio un’azienda, impresa commerciale, ente pubblico) e un fornitore di servizi energetici il cui obiettivo è migliorare l’efficienza energetica di un edificio o di un impianto e ridurre i costi energetici.
In un contratto di performance energetica, il fornitore di servizi energetici (ESCo) assume la responsabilità di identificare, implementare e garantire il raggiungimento di risparmi energetici predeterminati all’interno dell’edificio o dell’impianto considerato. Questo avviene attraverso l’adozione di misure di efficienza energetica, l’installazione di tecnologie più efficienti o altre azioni finalizzate al risparmio energetico.
“Si tratta di un’altra opportunità per eseguire interventi di efficientamento”, ricorda Romiti. “Il vantaggio è costituito dal fatto che il canone che il cliente finale deve riconoscere alla ESCo individuata dipende dalla prestazione: quindi, è interesse sia del cliente finale che della ESCo che gli interventi di efficientamento messi in campo siano efficaci”. ©ON ENERGY
Con i contratti di performance energetica le imprese affidano alle ESCo il compito di gestire al meglio edifici e impianti, con una formula win-win.