Vista interna dell’officina MT.
A tu per tu con Gianluca Marchetti, titolare di MT, storica realtà produttrice di portautensili motorizzati per torni.
di Andrea Pagani
Dalla fondazione da parte del padre Terenzio fino all’ingresso della seconda generazione, MT ha saputo mantenersi ben radicata sul proprio territorio pur vantando un respiro internazionale. Oggi competenze umane, tecnologia e innovazione progrediscono insieme per rispondere a mercati sempre più esigenti. Ne parliamo con Gianluca Marchetti, titolare di MT, storica realtà produttrice di portautensili motorizzati per torni.
Se ci si limita a uno sguardo superficiale, MT rientra a pieno titolo nell’affollata categoria delle PMI metalmeccaniche italiane. Ma basta scavare un po’ più a fondo per scoprire una realtà ben diversa. Al titolare Gianluca Marchetti piace infatti sperimentare e innovare: lo si capisce quando racconta del robot umanoide cognitivo presente in MT, il primo al mondo operativo in una azienda manifatturiera, o quando spinge i propri collaboratori a cercare nuove soluzioni a problemi tecnici sempre più complessi.
RoBee è il robot umanoide cognitivo presente in MT.
MT ha recentemente tagliato il traguardo dei 50 anni di storia: come si è arrivati all’azienda che conosciamo oggi?
MT ha una storia molto particolare: l’azienda è nata su iniziativa di mio padre nel 1972 per svolgere lavorazioni conto terzi e il primo contatto con gli utensili motorizzati è avvenuto nel 1996. All’epoca abbiamo acquistato un tornio decisamente accessoriato, realizzato da un importante costruttore e dotato appunto di alcuni utensili motorizzati. Dopo qualche mese di pratica abbiamo capito come usarli al meglio e ne abbiamo esaminato uno per provare a replicarne le funzioni. Dopo i primi 5 pezzi costruiti per nostro uso interno ne abbiamo compreso il potenziale e abbiamo cominciato a proporli sul mercato. Cinquant’anni dopo siamo diventati il quarto costruttore al mondo di queste attrezzature.
Ora siamo riconosciuti sul mercato per la qualità dei nostri prodotti e dei servizi: possiamo consegnare in sole 24 ore in America e in 48 ore in Giappone grazie a un magazzino ampio e ben fornito, che si arricchisce mediamente di 500 nuovi prodotti ogni anno. Oggi il catalogo conta circa 15.000 articoli, il 97% dei quali è disponibile in giornata.
Pur essendo una PMI, mostrate i tratti tipici delle grandi aziende: come si raggiungono simili risultati?
La nostra forza è la flessibilità e la capacità di trovare una risposta alle esigenze dei clienti. Parte del merito deriva dall’aver lavorato per molti anni come contoterzisti: se non conosci le necessità del tuo prossimo cliente, devi adattare di conseguenza il tuo modo di lavorare.
Abbiamo mantenuto questa attività, che contribuisce per il 25% circa del nostro business, perché ritengo sia stimolante e ci spinga a rimanere al passo con le nuove tecnologie. In altre parole, ci mantiene “vivi”.
Anche per questo mi piace fare innovazione all’interno della azienda: due anni fa siamo stati i primi al mondo a introdurre un robot umanoide cognitivo in produzione, mentre abbiamo abbracciato sin da subito, nel 2014, il concetto di Industria 4.0 e di macchine connesse. Oggi usiamo molto l’AI e il cloud, perché ci aiutano a gestire la grande quantità di dati che generiamo e per i quali, altrimenti, servirebbe un apposito team di ingegneri.
La digitalizzazione rappresenta dunque un’occasione unica per comprendere al meglio i processi e ottimizzarli. Qual è il vostro approccio in tal senso?
Sono convinto che i dati rappresentino una grande opportunità per le realtà manifatturiere. Le nostre attrezzature generano dati utili per comprendere il processo e per ottimizzarlo, oltre che per essere gestite meglio dal punto di vista manutentivo. Però sul mercato c’è un po’ di resistenza: le grandi aziende sono molto ben disposte, mentre con le PMI è più difficile perché non dispongono di personale dedicato a questa attività e, dunque, non percepiscono il vantaggio che ne deriva. Risolvere questo problema è la chiave: io stesso non saprei cosa fare se ogni mia macchina si limitasse a produrre una montagna di dati! Ho risolto scegliendo quali di questi raccogliere e come elaborarli in automatico, così ottengo eventi specifici, come statistiche, anomalie o trend. Propongo lo stesso approccio ai miei clienti, ma anche così è necessario che l’utilizzatore comprenda ciò che succede e compia un’azione specifica in funzione dell’esito voluto. Purtroppo, non sempre è presente una persona dedicata e dunque per alcuni da opportunità può diventare più una distrazione o persino un problema.
Eppure, al crescere della complessità dei mercati, opportunità e rischi si mescolano e ogni strumento può rivelarsi utile per raggiungere il successo. In MT come fate fronte a queste nuove condizioni?
Abbiamo la fortuna di vendere un prodotto che trova spazio praticamente in ogni settore e che, nella maggior parte dei casi, soddisfa le necessità di diversi ambiti applicativi. Dove necessario, poi, realizziamo anche soluzioni su misura per attività specifiche.
L’automotive, ad esempio, è tra i settori applicativi più in difficoltà al momento. Il paradosso è che nei motori endotermici buona parte dei componenti sono realizzati con centri di lavoro, mentre al contrario nei nuovi veicoli elettrici servono più pezzi realizzati di tornitura. I numeri sono diversi, ma in linea di massima quando ne cala uno bilanciamo grazie a un altro. Per dare un ordine di grandezza, nonostante il calo generalizzato accusato dai costruttori di macchine utensili, in MT abbiamo sofferto solo una leggera diminuzione di fatturato nel 2024.
Il portautensile motorizzato brocciatore di MT consente di realizzare direttamente sul tornio brocciature, dentature interne ed esterne e sedi chiavetta.
Per quanto ci si sforzi nel creare macchine e attrezzature evolute, il fattore umano resta imprescindibile. Eppure, è sempre più difficile trovare personale qualificato: come affrontate questa ulteriore sfida?
È un problema che sta assumendo dimensioni davvero preoccupanti. All’interno della mia azienda ho automatizzato molti processi, ma nel mio caso l’automazione serve per aiutare gli operatori nell’eseguire compiti ripetitivi o gravosi.
Abbiamo bisogno di persone con competenze ibride tra meccanica, elettronica e informatica. Facciamo molta fatica a trovare personale con queste caratteristiche, tanto che a volte accogliamo persone che non hanno le conoscenze di base e iniziamo con loro un percorso completo di formazione. Questo ha un costo notevole in termini economici e di tempo da dedicare: uno studente di un istituto tecnico in circa un anno può diventare autosufficiente, mentre per una persona che parte da zero possono servire anche tre o quattro anni.
Ecco perché l’automazione per noi è importante: ci permette di convogliare gli sforzi dell’azienda e le competenze del personale verso attività ad alto valore aggiunto. Il carico e scarico delle macchine lo lasciamo fare ai robot.
Oggi MT è il quarto produttore al mondo di utensili motorizzati per torni.
Un altro tema di grande attualità riguarda la sostenibilità. Il Piano Transizione 5.0 offre una ghiotta opportunità per le aziende che vogliono progredire da quel punto di vista. È sufficiente o, a suo parere, la sostenibilità va cercata anche altrove?
Abbiamo ottenuto la certificazione ISO 14001 diversi anni fa, un passo che ci ha portati a ragionare in maniera diversa all’interno dell’azienda. Siamo molto più attenti all’ambiente, alla scelta dei prodotti che usiamo in produzione e al relativo smaltimento. Cerchiamo inoltre di essere più autosufficienti sul fronte energetico e di sostenere nello stesso tempo la comunità che ci circonda: abbiamo costituito una delle prime CER (Comunità Energetiche Rinnovabili) in Emilia-Romagna al fine di ottimizzare l’uso delle risorse. Naturalmente abbiamo anche migliorato i nostri prodotti al fine di renderli più efficienti nell’uso quotidiano presso i clienti.
Poi sono convinto che il concetto di sostenibilità possa essere visto in molti modi: ad esempio, in MT cerchiamo di aiutare il nostro territorio attraverso diverse iniziative, in particolare quelle che coinvolgono i giovani.
Gli strumenti che lo Stato mette a nostra disposizione, come ad esempio il Piano Transizione 5.0, sono buoni nelle intenzioni ma complessi da applicare: purtroppo la burocrazia ne ostacola l’accesso e talvolta le regole vengono cambiate in corso d’opera, rendendo il tutto poco chiaro e decisamente aleatorio.
Al dott. Gianluca Marchetti, titolare di MT piace sperimentare e innovare: non di rado lo si trova infatti in officina, alle prese con nuove idee da mettere in pratica.
Ora uno sguardo al futuro: quali ritiene possano essere le principali criticità, ma anche le potenzialità, per il vostro settore?
È difficile fare previsioni in questo momento: i mercati sono ancora instabili, anche se mi aspetto un po’ di ripresa dopo la pausa estiva.
Qualunque sia il trend, uno dei miei auspici è che si cominci a fare gruppo. Se vogliamo essere competitivi sul mercato e crescere, non possiamo lavorare in maniera individualistica. Penso a forme di aggregazione così come all’accesso a fondi privati seri - e non speculativi - che possano aiutare le aziende in questo percorso di crescita, soprattutto verso l’estero. Non è necessario che un imprenditore rinunci alla maggioranza della propria azienda per raggiungere obiettivi importanti, perché tramite la cooperazione si possono ottenere benefici tangibili senza “farsi la guerra”.
Resta la questione del personale qualificato, soprattutto giovani. Coinvolgere i ragazzi e mostrare loro le reali opportunità di questo settore può aiutare a sbloccare la situazione: dal canto nostro ci stiamo già muovendo in questa direzione, ma raggiungendo una massa critica sufficiente si potrà fare sempre di più e meglio. ©TECN’È
Molte delle soluzioni di MT sono sviluppate per soddisfare esigenze specifiche dei clienti, dopodiché vengono inserite nel catalogo generale.