Acciaio, prodotti lunghi e piani a caldo (Fonte: Federacciai).
Mercati in ripresa e aumento della domanda si scontrano con difficoltà geopolitiche ed elevato costo dell’energia: il settore siderurgico si trova nell’occhio del ciclone, nonostante l’impegno delle aziende verso soluzioni più green e sostenibili.
di Andrea Pagani
Industrie come quelle della carta, della ceramica, del vetro e dell’acciaio stanno vivendo un momento particolarmente delicato: oltre alla situazione geopolitica difficile, comune un po’ per tutti i settori, in qualità di aziende energivore devono fronteggiare anche il problema del prezzo in costante ascesa dell’energia.
In particolare, nel mondo siderurgico Federacciai rappresenta le imprese siderurgiche italiane che realizzano e trasformano oltre il 95% dell’acciaio in Italia.
Un settore di spicco nell’economia nazionale, capace di dare lavoro a 70.000 addetti e di una produzione media di 23 milioni di tonnellate negli ultimi 5 anni, ma che si trova a dover fare i conti con sfide tecnologiche, economiche e congiunturali.
Con la pandemia sotto controllo, i consumi sono tornati a salire e la produzione di acciaio è tornata sopra le 24 milioni di tonnellate.
UN OTTIMO POTENZIALE DA SFRUTTARE
Se si osserva l’andamento della produzione degli ultimi 20 anni, il settore siderurgico ha vissuto due momenti particolarmente critici: la crisi del 2009 e la pandemia nel corso degli anni 2020 e 2021, in linea con quanto accaduto in molti altri ambiti.
Con la pandemia sotto controllo, i consumi sono tornati a salire e la produzione di acciaio è tornata sopra le 24 milioni di tonnellate. Una prospettiva apparentemente rosea per il 2022, ma l’entusiasmo si è ben presto raffreddato a seguito delle tensioni geopolitiche con la Russia, sfociate poi nel conflitto con l’Ucraina.
Il 2021 è stato infatti caratterizzato da un costante segno “più” nei confronti del 2020, ma lo scorso dicembre si è visto il primo, deciso segnale di rallentamento con un -7% sull’anno precedente. Tendenza confermata anche nei primi mesi del 2022, seppur con valori più contenuti.
Dopo un 2021 in costante recupero, il 2022 sta risentendo della crisi geopolitica ed energetica.
UN SETTORE DAVVERO CIRCOLARE
Delle 24 milioni di tonnellate di acciaio prodotte in Italia nel 2021, circa 20 provengono da rottami riciclati. Una quota decisamente alta, che mostra come questo materiale risponda alla perfezione al concetto di economia circolare e come il settore sia in grado di beneficiarne al meglio. L’Italia è infatti la prima nazione nell’Unione Europea per produzione di acciaio da rottame, grazie al processo di rifusione al forno elettrico, primo in Europa per quantità.
Negli ultimi mesi sono però subentrate le ben note problematiche legate al conflitto che vede contrapposte Russia e Ucraina e le relative sanzioni. È bene ricordare che l’Italia importa circa 2,5 milioni di tonnellate di acciaio sia dalla Russia, sia dall’Ucraina, prevalentemente sotto forma di semilavorati e materie prime (rottami).
Si è dunque fermata l’importazione di importanti risorse da questi paesi e, contemporaneamente, è cresciuto il costo dell’energia. Un binomio pericoloso per il settore, che ha portato a un incremento dei costi e a una minore disponibilità di materiale.
Delle 24 milioni di tonnellate di acciaio prodotte in Italia nel 2021, circa 20 provengono da rottami riciclati.
UNA SIDERURGIA PIÙ GREEN
Un altro tema di grande rilevanza è l’impatto energetico (e quindi ambientale) dell’industria siderurgica.
Pur essendo per ovvi motivi un settore energivoro, sono stati fatti considerevoli passi in avanti nel corso degli anni. Basti pensare che – come riporta il Rapporto di sostenibilità sul settore realizzato da Federacciai – dal 1990 a oggi è stata ridotta l’emissione di CO2 del 60%; nel solo 2020 si è avuta una riduzione del 21% di emissioni dirette rispetto all’anno precedente.
In calo anche i consumi: dal 1995, l’industria siderurgica ha mostrato un -36% sul totale.
MENO CONSUMI, MENO EMISSIONI
L’industria è responsabile di poco meno di un quinto delle emissioni globali di CO2 (il 18%, per la precisione). Un valore che, nell’ottica della decarbonizzazione, è destinato a scendere nei prossimi anni. Il mondo della siderurgia sta facendo il proprio dovere impiegando modalità di produzione più attente a consumi ed emissioni.
Sta avvenendo un graduale passaggio dalla produzione di acciaio con ciclo integrale a quello dell’elettrosiderurgia. La differenza in termini di emissioni è netta: si passa da circa 2.300 kg di CO2 per ogni tonnellata di acciaio prodotta con ciclo integrale a meno di 200 kg sfruttando gli elettroforni.
Quello della carbon neutrality entro il 2050 è un obiettivo estremamente sfidante per il settore e c’è ancora molta strada da fare per raggiungere il traguardo, ma i passi in avanti compiuti sono molti e il trend è ben delineato.
Pur essendo per ovvi motivi energivoro, nel corso degli anni il settore siderurgico ha compiuto considerevoli passi in avanti nell’efficienza e nei consumi.
IL PROBLEMA DEL COSTO DELL’ENERGIA
Gli aumenti delle bollette hanno toccato tutti, dai privati alle imprese. L’impatto sulle realtà energivore, però, si sta rivelando di difficile gestione.
Per mostrare un ordine di grandezza del problema, occorre tenere presente che a dicembre 2021 il prezzo del gas era pari a 115 euro/MWh, mentre quello dell’energia elettrica era di 281 euro/MWh. Oggi l’elettricità pesa circa 700 euro/MWh, cifra che ha messo in seria difficoltà sia chi produce il metallo, sia chi lo trasforma.
A conferma del dato, una stima di Confindustria vede la bolletta energetica del settore salire fino a 37 miliardi di euro nel 2022, contro gli 8 miliardi del 2019. Un extra che non potrà essere assorbito interamente dalle acciaierie e che, quindi, in parte ricadrà anche sull’intera filiera fino ai clienti finali.
Quali potrebbero essere valori ragionevoli per tornare a crescere e a competere al meglio sul mercato interno così come all’estero?
“Un prezzo calmierato per l’energia aiuterebbe a tenere sotto controllo i prezzi dell’acciaio e a riportare a pieno regime le aziende”, ha spiegato lo scorso marzo il Presidente in carica di Federacciai, Alessandro Banzato, “Il mercato comincia a mostrare i positivi segnali derivanti dal PNRR, ma la situazione è labile e occorre agire in fretta per ristabilire il corretto equilibrio”.
Banzato ha evidenziato inoltre con amarezza il paradosso di un settore dal grande potenziale di crescita, frenato però da fattori esterni.
“Da un lato stiamo vivendo un momento positivo: la domanda è alta e proveniente un po’ da tutti i settori manifatturieri, ma con questi costi diventa difficile produrre a prezzi accettabili per il mercato quindi le aziende si vedono costrette a rallentare la produzione o addirittura a fermarla”.
Il Governo sta mettendo in atto alcune iniziative volte a sostenere il settore, come misure di contenimento dei costi a favore delle imprese energivore (elettricità e gas). Ad esempio, fino a fine anno viene garantito il finanziamento di operazioni di acquisto e riattivazione di impianti dismessi situati nel territorio nazionale per la produzione di ghisa destinata all’industria siderurgica.
Importanti sostegni sono stati messi a disposizione anche del settore dell’autotrasporto, cruciale per lo smistamento dei materiali, ma il gap da colmare rimane ancora considerevole.
Le alternative ci sono, ma occorre lavorare affinché vengano messe in atto al più presto le misure utili a mitigare la situazione.
“Sicuramente sarà necessario accelerare l’estrazione di gas naturale nell’Adriatico e nel canale di Sicilia”, spiega Antonio Gozzi, Presidente designato di Federacciai in carica da giugno 2022, “Per quanto riguarda l’elettricità, è opportuno lavorare su forniture a prezzo calmierato e spingere ancora di più sulle rinnovabili, eolico e fotovoltaico in primis. Dal canto nostro, le aziende sono impegnate nell’aggiornamento delle tecnologie di trasformazione per offrire un prodotto che mantenga l’elevata qualità che ci contraddistingue e riduca nel contempo consumi ed emissioni. È però un percorso non breve, occorre tenere in considerazione una certa inerzia del settore e la necessità di continuare a lavorare per scongiurare un nuovo stop del mercato”.
FOCUS: RICONFERME AL VERTICE
Il Consiglio direttivo di Federacciai ha recentemente designato all’unanimità Antonio Gozzi, Presidente e Amministratore Delegato di Duferco Italia Holding, come prossimo Presidente della Federazione per il biennio 2022-2024.
Classe 1954, Antonio Gozzi è anche Presidente di Interconnector Energy Italia, rappresentante dei settori hard to abate di Confindustria e attuale vicepresidente di Federacciai.
Il suo è un ritorno al timone: ha infatti già ricoperto il ruolo di Presidente della Federazione Imprese Siderurgiche Italiane dal 2012 al 2018.
A conferma della sensibilità sul tema, Antonio Gozzi è da mesi al lavoro sui dossier della transizione energetica e dell’impatto che questa ha su interi settori strategici dell’industria italiana, come appunto quello siderurgico. ©TECN’È
Antonio Gozzi, Presidente designato di Federacciai in carica da giugno 2022.