L’approccio Smart Working presuppone il lavorare indipendentemente dal luogo, dall’orario e, soprattutto, per obiettivi.
Smart Working è flessibilità e modernità, ma non solo. Questo innovativo approccio al lavoro può anche far sorgere il problema della protezione dei dati aziendali. Lo specialista in IT di Praim spiega come gestire al meglio le preziose informazioni.
di Jacopo Bruni (*)
Quando parliamo di Smart Working i primi concetti che saltano in mente sono: flessibilità, libertà, modernità. Siamo proprio sicuri che siano le parole giuste per descriverlo? In quanti credono che lo Smart Working sia la svolta per poter crescere nel business? Letteralmente Smart Working significa “lavorare in modo intelligente, astuto”. Niente in contrario, ovviamente e, aggiungerei, menomale! Se contestualizzato, però, questo concetto può avere diverse sfaccettature, a seconda che se ne parli dal punto di vista del lavoratore, del datore di lavoro, dell’IT Manager e altri. È quindi opportuna un’analisi da vicino dei pro e dei contro dell’adozione di Smart Working in un contesto aziendale, partendo dalle principali caratteristiche di questo approccio, che presuppone il lavorare indipendentemente dal luogo, dall’orario e, soprattutto, per obiettivi.
Di conseguenza i principali benefici ottenibili (o che dovrebbero essere ottenibili) da questo metodo sono: avere maggiore autonomia, potersi responsabilizzare, alimentare un meccanismo meritocratico, limitare gli istinti omicidi nei confronti del collega insopportabile, dormire una mezzora in più la mattina ed evitare lo stress. Ma ci sono anche dei contro (e questi lo sono davvero) quali rischiare di lavorare in eccesso o troppo poco, perdere il controllo sulle attività, rischiare di non valorizzare correttamente il lavoro, ridurre la facilità di lavorare in team e la socializzazione, pagare bollette della luce più salate a casa e, scherzi a parte, creare eventuali problemi con la sicurezza aziendale.
PROTEGGERE IL DATO
Attorno a quest’ultimo punto, che risulta avere un serio impatto soprattutto sulle attività dell’IT Manager aziendale, ruota una delle principali criticità dello Smart Working: la salvaguardia delle informazioni. I dati sono la linfa vitale di ogni impresa, il vero capitale intangibile, l’asset più prezioso di qualsiasi realtà aziendale e, come si fa con i beni preziosi, andrebbe custodito e protetto in un’efficientissima cassaforte virtuale.
Ecco che vengono coinvolte tutte le competenze degli IT Manager, ma non solo. Il primo passo è quello di mettere quanto più in sicurezza il sistema informativo aziendale. Questo dovrebbe avvenire su numerosi livelli: internamente ed esternamente, a livello server e a livello client. La security, intesa come messa in sicurezza dell’infrastruttura IT, è un processo lungo e pieno di ostacoli, nel quale spesso (o almeno dovrebbe essere così) molti vendor dovrebbero entrare. Ecco che il primo pensiero è quello di adottare soluzioni di antivirus, anti-malware, antispam, firewall. Poi viene il turno dei backup, della replication, dell’alta disponibilità. Dopodiché si pensa all’adozione di soluzioni in cloud e, piano piano, i dati vengono davvero protetti. Ma, alla fine, si pensa anche alla miglior gestione dei dati? Anzi, si pensa effettivamente a come gestire tutta l’infrastruttura IT aziendale? In sostanza, con l’adozione dello Smart Working, in parte o nella sua totalità, si fa ancora più viva la questione della gestione e della disponibilità dei dati aziendali.
L’azienda diventa quindi il fulcro e deve garantire l’accesso al dato da parte di utenti interni ed esterni. Non solo, anche il mezzo cambia, dalla postazione classica di lavoro alla pletora di dispositivi sia aziendali che personali: PC, notebook, tablet, smartphone. Questo nuovo paradigma, allo stesso tempo più semplice e più complesso, implica una totale riorganizzazione delle risorse IT aziendali e non. Un gran lavoro, insomma, per chi si occupa di mettere in sicurezza i sistemi informativi. Potrà sembrare una banalità, ma il consiglio in ambienti complessi è quello di “normalizzare” il più possibile e, in particolare, di adottare sempre più, e in maniera più confidente, il cloud. Cercando di risolvere il problema della complessità, viene anche naturale pensare alla scelta e alla gestione degli endpoint giusti.
La salvaguardia delle informazioni è una delle principali criticità dello Smart Working.
UN ALLEATO PER IL DIGITALE
Praim si inserisce in un contesto come questo assicurando tre caratteristiche fondamentali: semplicità, centralizzazione e convenienza, e si propone come attore protagonista supportando agevolmente gli utenti nei vari processi di trasformazione tecnologica e digitale in corso. La società è inoltre esperta e ritenuta leader nella fornitura di sistemi completi per la creazione e gestione di postazioni di lavoro software e hardware Thin & Zero Client e, negli ultimi 10 anni, ha registrato un aumento progressivo del numero di clienti attivi, riscontri che l’hanno spinta a investire e a potenziare ulteriormente il supporto nella fornitura di soluzioni a prova di qualsiasi futuro.
Sono tre le macroaree all’interno delle quali Praim opera: Thin & Zero Client, soluzioni software endpoint e gestione centralizzata. Come fornitore di soluzioni Thin & Zero Client, l’azienda è da anni sul mercato italiano con soluzioni hardware-based sicure, efficienti, capaci di abbattere i costi di gestione e operativi ed anche accattivanti, con design essenziali, solidi ed eleganti. La parte più importante è dotare gli hardware di caratteristiche sempre più performanti, in modo da soddisfare ogni tipo di mercato e ogni tipo di cliente. Il mantra rimane invariato: “semplificare la vita dei clienti”.
PAROLA D’ORDINE: SEMPLICITÁ
Sempre in base a quest’ultimo concetto, Priam fornisce anche una serie completa di soluzioni software per gli endpoint che attualmente le consentono di gestire PC, notebook, thin client di terze parti e dispositivi Raspberry con un piccolo, ma potente componente software chiamato Agile. Ai fini pratici, entrambe le soluzioni software Agile (Agile4PC e Agile4Pi) condividono l’obiettivo di semplificare l’accesso e l’esecuzione delle risorse locali ed esterne e di facilitare l’utente attraverso un’interfaccia che garantisca una user-experience simile a quella di uno smartphone, comprensiva di possibilità di personalizzare risoluzione video e configurazioni quali lingua, mouse e tastiera.
Un altro componente software fondamentale che rende Praim riconoscibile è il ThinOX4PC, un sistema operativo Linux-based, completamente sviluppato da Praim, che consente di trasformare qualsiasi hardware (di qualsiasi marca) in un Thin Client Praim, interamente gestito dalla soluzione di management del Gruppo. Le soluzioni adottate da Praim assicurano molteplici vantaggi e permettono di semplificare il parco degli endpoint aziendali, uniformando i sistemi operativi, semplificare la gestione, amministrando tutti gli endpoint agevolmente con un prodotto di management centralizzato, e semplificare il complesso sistema di security aziendale.
Il concetto di “semplificazione” diventa praticamente “vision” nel caso di ThinMan Management Console, uno dei più potenti ed affidabili strumenti di gestione centralizzata degli endpoint presenti sul mercato. ThinMan è l’elemento chiave che permette di gestire centralmente i dispositivi Thin & Zero Client e PC e ridurre tempi e costi.
Sono tre le macroaree all’interno delle quali Praim opera: Thin & Zero Client, soluzioni software endpoint e gestione centralizzata.
CONTROLLARE GLI ACCESSI
Se la gestibilità è importante, nondimeno lo è garantire ai dispositivi un accesso sicuro. A tale scopo, nel corso dell’ultimo anno, Praim ha rilasciato la soluzione ThinMan Smart Identity, un add-on sviluppato per ThinMan Platinum Edition, con cui l’azienda vuole garantire un accesso controllato e ottimizzato degli utenti ai propri dispositivi tramite l’utilizzo di smart card. ThinMan Smart Identity permette sul piano funzionale e operativo di implementare una soluzione di autenticazione basata su più fattori, gestire gli accessi degli utenti e contribuire a rafforzare la postura di sicurezza complessiva dell’infrastruttura IT a partire dagli endpoint. Si aggiunge poi il supporto delle carte più diffuse, come la Carta Nazionale dei Servizi o il badge aziendale.
In conclusione, possiamo affermare che l’adozione di un modello che prevede lo Smart Working in azienda, in tutto o in parte, è un grande passo verso il futuro e tiene conto di una visione a largo raggio della gestione d’azienda. L’adozione di tale modello deve però tener conto di un’ampia serie di fattori, che creano opportunità minando la sicurezza aziendale e il sistema di protezione di una delle più fondamentali risorse: il dato. Quindi, sì allo Smart Working, ma con le dovute accortezze: prima fra tutte, l’attenzione particolare nel non cadere nelle frequenti “trappole” del controllo, della limitazione e dell’estremizzazione del lavoro da remoto. L’azienda, concepita proprio come luogo di lavoro, rimane un elemento fondamentale del quotidiano, della socializzazione e della crescita professionale, che è fatta di dati e di risultati, ma, prima di tutto, di relazioni. ©TECNeLaB
(*) Jacopo Bruni, Marketing Manager di Praim.
Jacopo Bruni, Marketing Manager di Praim.