Italia Startup è l’Associazione no profit e sopra le parti che rappresenta l’ecosistema delle startup italiane, allargato a tutti i soggetti, privati e pubblici – nuove imprese innovative, incubatori e acceleratori di startup, investitori, aziende ed enti – che ne agevolano la valorizzazione, la visibilità e la crescita, credendo nella creazione di un nuovo tessuto imprenditoriale italiano.
Quanti italiani vorrebbero lanciarsi in un’impresa imprenditoriale? Se ricevessero 200.000 € in dono, il 18,8% degli intervistati li investirebbe in una propria impresa o in una di amici e conoscenti; tra essi il 67,7% è disposto a investire metà o più del fondo e di questi il 40,9% ha un progetto concreto in mente: 11 italiani in età lavorativa su 1.000. Secondo un’indagine promossa da Italia Startup in collaborazione con Human Highway, il 13,7% aprirebbe un’attività nel settore servizi web, app e software, mentre il 21,9% preferisce la ristorazione e l’11% il settore manifatturiero. La mancanza di fondi blocca l’iniziativa del 67,2% di loro, mentre il 30,4% teme il momento economico non favorevole e il 12,5% non ha trovato le persone giuste con cui farlo.
di Leo Castelli
La crisi del lavoro, la necessità di reinventarsi e il fermento che si sta registrando nel mondo delle startup stanno generando un potenziale latente di imprenditoria che ancora non riesce a svilupparsi. “E le sue dimensioni sono notevoli: sono 300.000 gli italiani che non solo intendono creare una propria impresa o supportarne una, ma che hanno già un progetto in mente in un settore definito”, afferma Federico Barilli, Segretario Generale di Italia Startup (www.italiastartup.it).“Il 21,9% intende avviare la propria attività nel settore ristorazione, mentre le tecnologie digitali catturano l’interesse del 13,7% degli intervistati: in particolare il 7,4% intende investire in servizi web come e-commerce, comunicazione digitale e piattaforme di co-working, mentre il 6,3% punta alla progettazione software e allo sviluppo di app: è un segno evidente delle potenzialità offerte dalle tecnologie digitali nella creazione di opportunità lavorative”.
PICCOLI IMPRENDITORI CRESCONO
Questi dati, che emergono dalla prima ricerca condotta da Italia Startup, l’Associazione no profit che rappresenta l’ecosistema delle startup italiane, in collaborazione con Human Highway (www.humanhighway.it), mostra risultati su cui riflettere. Per individuare gli aspiranti imprenditori nel Belpaese, Italia Startup ha chiesto a un campione di 947 persone, rappresentativo della popolazione italiana, come intenderebbero investire un’inaspettata eredità di 200.000 € da un fantomatico zio d’America.
Le tre risposte che hanno ottenuto più consensi sono figlie della crisi economica: il 30,9% desidera avere la certezza della casa comprandone una, il 23,2% intende pagare i debiti oppure il mutuo, mentre il 20,9% sceglie la temporanea fuga di un viaggio o di una vacanza da sogno. Ma al quarto posto, con il 18,8% degli intervistati, si posizionano coloro che desiderano supportare un’iniziativa imprenditoriale: il 16,5% degli intervistati vorrebbero utilizzare i soldi per un proprio progetto imprenditoriale, mentre il 2,3% li impiegherebbe in un’impresa di amici e conoscenti. All’interno di questo 18,8%, però, il 32,4% sarebbe disposto a investire meno della metà o una parte limitata dei 200.000 €, mentre il 67,6% è disposto a rischiare una parte consistente del patrimonio: sono quei 3,5 milioni di italiani, il 12,2% degli intervistati, che rivelano una maggiore propensione all’imprenditorialità.
Per verificare la maturità di questa propensione, l’indagine ha poi analizzato la presenza di un’idea imprenditoriale negli intervistati e solo il 40,9% ha rivelato di avere un progetto abbastanza preciso (30,2%), ben definito (9,2%) o già avviato (1,5%). Infine, come ulteriore controprova dell’aspirazione all’imprenditorialità, è stata riscontrata la propensione a investire il proprio finanziamento in un settore specifico. L’82,6% ha rivelato di avere già identificato il settore: corrisponde all’1,1% degli intervistati, pari a circa 300.000 italiani.
Federico Barilli, Segretario Generale Italia Startup.
MODELLI DI RIFERIMENTO
Il principale modello di riferimento per il 31% di questi aspiranti imprenditori è il self-made-man all’italiana – da Ferrari a Briatore, da Berlusconi a Delvecchio –, che attrae preferenze soprattutto nel Nord Italia (55%) e tra coloro che investono nel settore commerciale (27%). Per il 29% il modello è invece costituito dalle grandi famiglie imprenditoriali italiane – Agnelli, Barilla, Ferrero – che raccolgono preferenze soprattutto al Sud e nelle Isole e tra coloro più propensi a investire nella ristorazione (21,3%) o nel turismo (21,4%).
Un giovane imprenditore su quattro è attratto invece dall’imprenditore dell’informatica e della new economy: tra i nomi più citati ci sono ovviamente Bill Gates, Steve Jobs o Mark Zuckerberg. Il 70,9% di questi aspiranti imprenditori sono uomini e il 49,4% ha un’età tra i 24 e i 35 anni, risiedono in gran parte nel Nord (52,6%) e, se avessero a disposizione 200.000 € li investirebbero nel 29% dei casi nel settore dei Software/Servizi Web, tre volte il dato complessivo.
Infine, il 18% ammira i manager-imprenditori alla Marchionne o De Benedetti. Sono in genere aspiranti imprenditori tra i 35 e i 44 anni (33,7%) che intendono puntare ai settori manifatturiero (34,1%) o commerciale (29%). Non è un caso che proprio l’ipotesi di ricevere una donazione di 200.000 € abbia scatenato il desiderio imprenditoriale degli italiani: tra i principali inibitori della libera iniziativa c’è proprio la scarsità di risorse finanziarie per dare corpo al proprio progetto. Per 8 aspiranti imprenditori su 10 questo è il principale ostacolo. Al secondo posto tra i fattori inibitori, nettamente distaccato dal primo, si classifica la difficile congiuntura economica, che blocca il 20,6% degli intervistati. Il mancato reperimento di amici o colleghi disposti a rischiare nel progetto ferma invece l’11,1% degli aspiranti imprenditori. È interessante notare come tra coloro che mostrano propensione all’imprenditorialità, ma non intendono rischiare la maggior parte dei 200.000 €, è meno diffusa la percezione della mancanza di soldi, che si attesta al 67,2% e trova più spazio la sfiducia generata dalla difficile congiuntura economica (30,4%).
“Sembra un paradosso, ma la crisi genera una delle risorse più importanti per l’economia italiana: il desiderio di imprenditorialità, di esprimere i propri talenti per creare nuove opportunità lavorative”, ha commentato Federico Barilli, Segretario Generale di Italia Startup. “Solo per 2 aspiranti imprenditori su 10 il momento economico sfavorevole è un limite; per la maggior parte di loro basterebbe trovare un adeguato finanziamento per creare una nuova realtà produttiva. Questa indagine diventa dunque un forte richiamo per le aziende consolidate, i settori maturi, soprattutto del Made in Italy, a investire nelle startup: è un invito a contaminarsi con i nuovi modelli di business offerti dalle tecnologie digitali, un vero e proprio asset competitivo per il nostro Paese, capace di attrarre l’iniziativa imprenditoriale dei più giovani”.
A SOSTEGNO DELL’INNOVAZIONE
Sempre in tema di attenzione alle problematiche delle startup, L’Associazione di riferimento dell’ecosistema delle startup italiane ha siglato un accordo di partnership con la principale community del settore: Italia Startup ha infatti stretto una partnership con Startupbusiness (www.startupbusiness.it), network che raccoglie oltre 4.000 tra nuove imprese innovative e interlocutori istituzionali e di mercato di questo vasto comparto.
“Italia Startup aggrega quanti si pongono l’obiettivo di rilanciare il nostro Paese, grazie allo sviluppo di nuova imprenditorialità innovativa”, commenta Federico Barilli, “riteniamo pertanto strategica la partnership con Startupbusiness, la community di riferimento per l’ecosistema delle startup italiane che da oltre 5 anni, quando questo settore era ancora nell’ombra, opera per riunire e far emergere coloro che credono concretamente nella voglia di intraprendere, che è sempre più diffusa in tutto il territorio nazionale. L’accordo siglato con il network ideato e coordinato da Emil Abirascid ci consente di ampliare il nostro raggio d’azione e di consolidare il nostro ruolo di riferimento, nazionale e internazionale, per il mondo delle startup italiane”.
“Italia Startup ha individuato Startupbusiness quale partner di valore”, aggiunge Emil Abirascid, ideatore di Startupbusiness. “sia per le attività che da anni conduciamo a supporto e a sostegno dell'ecosistema delle startup innovative, sia per la conoscenza approfondita e consolidata che abbiamo acquisito negli anni relativamente a questo comparto. Entrambi abbiamo l’obiettivo di far diventare l’Italia una ‘Startup Nation’. Convinti che in parte lo sia già e che pertanto sia necessario far emergere le tante eccellenze che già esistono sul territorio e che hanno bisogno soprattutto di essere valorizzate e messe a sistema. Chi meglio di Italia Startup lo può fare? Sono quindi lieto di poter dare una mano allo sviluppo dell’Associazione di riferimento del settore, che già oggi raccoglie tante persone e imprese di eccellenza e che, anche grazie a noi, potrà assumere un ruolo sempre più consolidato di guida e di coordinamento di un comparto strategico per lo sviluppo economico e sociale del Paese”.
L’accordo tra le due organizzazioni prevede, tra l’altro, che siano promossi incontri ed eventi in collaborazione, con l’obiettivo comune di valorizzare le giovani iniziative imprenditoriali, avvicinandole al consolidato mondo dell’industria italiana, del Made in Italy, ma non solo, oltre che agli investitori nazionali e internazionali. In tale contesto, un ruolo molto importante sarà giocato dalla comune collaborazione con Smau, la manifestazione che da anni guarda con grande attenzione al mondo delle startup e che agevola l’incontro, sul territorio, tra mondo delle imprese e nuove realtà imprenditoriali innovative.
Emil Abirascid, ideatore di Startupbusiness.