Mauro Rizzolo, Presidente FEDERTEC. È Deputy Country Manager di Schaeffler Italia.
La fusione tra ASSIOT e ASSOFLUID ha dato vita nel 2019 a FEDERTEC. Nel 2022 si è aggiunta FNDI, costituendo di fatto un’unica realtà che punta a dar voce all’industria italiana della componentistica per l’industria.
di Andrea Pagani
Il mondo associativo industriale ha vissuto una piccola rivoluzione nel 2019, quando ASSIOT e ASSOFLUID hanno dato vita a FEDERTEC. L’obiettivo è mettere a fattor comune potenzialità ed esigenze delle aziende che si occupano di componenti e sistemi per la potenza fluida, la trasmissione di potenza, l’automazione dei prodotti e dei processi industriali, con il fine di rappresentare l’intera filiera.
Un compito non semplice, ma sicuramente ricco di sfide e di opportunità. Ne abbiamo parlato con Mauro Rizzolo, Presidente di FEDERTEC.
FEDERTEC nasce dalla fusione di due associazioni storiche: ci può spiegare le ragioni di questa scelta?
Il concetto di base è che, in un contesto generale complesso come quello attuale, l’aggregazione rappresenti un valore aggiunto. Siamo convinti che, da sole, le aziende italiane mostrino importanti limiti nel raggiungere i propri obiettivi.
Questo non significa cancellare le qualità individuali: anche se può sembrare controintuitivo, fare rete è la chiave per mantenere la propria individualità e al tempo stesso cogliere occasioni che possano favorire lo sviluppo. FEDERTEC stessa ne è un esempio: siamo giovani, ma abbiamo unito gli oltre 50 anni di esperienza di ASSIOT per gli organi di trasmissione e di ASSOFLUID nel mondo dell’oleodinamica e pneumatica, e con la fusione del 2022, anche i 25 di FNDI, la Federazione Nazionale della Distribuzione Industriale.
Abbiamo compiuto a nostra volta una scelta di integrazione perché riteniamo che oggi sia il modo migliore per massimizzare le competenze dei singoli e raggiungere così anche gli obiettivi più sfidanti.
FEDERTEC ha raccolto l’eredità di oltre 50 anni di esperienza di ASSIOT e ASSOFLUID e di 25 anni di FNDI.
Come si è evoluto il vostro mercato tra prima della pandemia e oggi?
Da un certo punto di vista, la tempistica non ci ha favoriti: FEDERTEC è nata nel 2019, subito prima della pandemia che ha sconvolto gli equilibri globali. Si sono poi succedute altre crisi geopolitiche che hanno ulteriormente scosso i mercati.
Abbiamo però messo in atto nuovi modi di lavorare, di muoverci, di fare business e di strutturare le nostre realtà per resistere meglio. In una parola, ci ha resi più resilienti. Però ora vi sono nuove nuvole all’orizzonte: la supply chain globale è tornata a essere estremamente fragile, come dimostrano i recenti problemi legati al passaggio delle navi attraverso il Canale di Suez, al prolungamento dei percorsi e al conseguente aumento dei costi, dei tempi e con minore disponibilità di container.
Pur non essendo specializzati in questioni logistiche, l’associazione può comunque dar voce agli associati verso mercati, istituzioni o altre organizzazioni al fine di ottenere quei risultati che altrimenti, singolarmente, non potrebbero raggiungere.
Anche il mondo della pneumatica e dell’oleodinamica è rappresentato in FEDERTEC, grazie alle competenze di ASSOFLUID.
Automotive e veicoli industriali da sempre rappresentano una quota importante del business delle vostre associate. L’avvento della mobilità elettrica sta spostando il baricentro verso altri settori o non ha toccato questi equilibri?
Questa transizione sta sicuramente avendo un forte impatto sulla filiera della componentistica italiana. L’Italia è un mercato nel quale l’automotive rappresenta una voce importante per i bilanci delle aziende: tendenzialmente si tratta di costruttori di alto livello a supporto delle grandi case automobilistiche, in particolare tedesche, ma anche di fornitori per chi costruisce i relativi impianti industriali.
Ritengo però che questa trasformazione non rappresenti necessariamente un rischio per il sistema Italia: abbiamo le capacità per affrontare il cambiamento, a patto di farlo con la giusta consapevolezza. Ed è ancora una volta FEDERTEC che può farsi carico di questo passaggio, attraverso un percorso di informazione e formazione dei propri soci, identificando i principali cambiamenti e la direzione da prendere, così da aiutare le aziende a focalizzarsi sulle nuove tecnologie e a riallineare la propria offerta.
“La pandemia ci ha obbligati a mettere in atto nuovi modi di lavorare, di muoverci, di fare business e di strutturare le nostre realtà per resistere meglio. In una parola, ci ha resi più resilienti”, dice il Presidente di FEDERTEC Mauro Rizzolo.
Ormai da tempo il concetto di meccanica ha lasciato il posto a quello di meccatronica: che influenza ha avuto sui vostri prodotti e servizi?
Pur essendo nata a cavallo tra gli anni 60 e 70, in concreto è negli ultimi 20 anni che la meccatronica ha compiuto i passi più importanti, coronati dalla connettività portata da Industria 4.0. Quest’ultima ha aperto ulteriori possibilità per macchine e singoli componenti, ampliando la visuale, spingendosi fino alle nuove modalità di manutenzione e servitizzazione, che costituiscono il completamento dell’offerta.
A tal proposito, lo scorso settembre abbiamo siglato un accordo con A.I.MAN. (Associazione Italiana di Manutenzione) per sensibilizzare le imprese nei confronti di questo tema sempre più centrale per il nostro settore.
Ma non ci fermiamo qui: il prossimo step aggiunge un ulteriore livello di opportunità, ovvero quello della sostenibilità, dell’efficienza e del risparmio energetico. Un ideale concetto da sempre tenuto in debito conto dalle nostre aziende, ma che oggi rappresenta un criterio di scelta primario per i nostri clienti e, di conseguenza, un must per chi realizza componentistica.
La transizione verso l’auto elettrica, secondo Rizzolo, “avrà un forte impatto sulla filiera della componentistica italiana, che ha in sé, comunque, la capacità per affrontare il cambiamento”.
In effetti l’efficienza, insieme alla digitalizzazione, sono al centro di un’importante rivoluzione tecnologica; qual è il loro impatto sul vostro settore?
C’è molto da fare. Entro pochi anni tutte le aziende saranno obbligate a pubblicare un bilancio di sostenibilità: una attività non semplice, in particolare per le PMI, che però non va vista unicamente come un obbligo burocratico. Si tratta di una ulteriore opportunità per identificare ulteriori margini di efficientamento a favore dell’ambiente e dei conti delle aziende. Sapere cosa misurare, come farlo e in che modo pubblicarlo è innegabilmente un’attività complessa, e anche in questo caso vogliamo supportare le aziende organizzando iniziative concrete per i nostri soci, anche collaborando con altre associazioni.
Lo stesso vale per la digitalizzazione: non si tratta di trasformare un foglio di carta in un documento elettronico, ma di pensare, pianificare e agire in modo digitale attraverso una riorganizzazione dei processi.
È una questione di competenze, perché è innegabilmente un passaggio complesso che richiede personale opportunamente formato. A fronte dei numerosi vantaggi, è bene considerare il tutto in modo consapevole. Mi riferisco al tema della cybersecurity: non occorre “blindare” la propria azienda, ma è importante che ciascun collaboratore sia conscio di ciò che fa quando accede agli strumenti informatici.
Cultura e formazione rappresentano solide basi sulle quali pianificare l’evoluzione digitale della propria azienda. Poiché la digitalizzazione non è più una scelta, ma rappresenta ormai un passaggio obbligato, in FEDERTEC stiamo organizzando una serie di iniziative volte proprio a chiarire alcuni punti e fornire alle aziende gli strumenti per prendere le giuste decisioni.
Trovare personale qualificato è però sempre più difficile: come affrontate questa ulteriore sfida?
È un problema molto sentito dalle nostre aziende e, ad essere sinceri, non esiste un modo rapido o facile per risolverlo.
Occorre ricostruire il rapporto tra formazione scolastica e industria. Non punto il dito contro l’uno o l’altro, ma è innegabile che ci sia ancora troppa distanza tra queste entità. Quello che può fare un’associazione come FEDERTEC è contribuire a ridurre questo gap attraverso attività mirate e anche producendo e diffondendo cultura: c’è ancora la convinzione da parte di alcuni che questi lavori siano di “serie B”, mentre in realtà ormai i tecnici lavorano con strumenti avanzati, gestiscono impianti di grande valore, sviluppano soluzioni all’avanguardia, si interfacciano con aziende e persone di altri paesi e acquisiscono preziose competenze. Inoltre, per essere totalmente trasparenti, c’è anche una grande domanda da parte delle nostre aziende e questo li mette nella condizione di poter identificare le migliori opportunità. Non sono molti i settori nei quali ciò è possibile. ©TECN’È
Il tema delle competenze e dei talenti è centrale anche per FEDERTEC. “Non esiste un modo rapido o facile per risolverlo”, sostiene Rizzolo. “Occorre ricostruire il rapporto tra formazione scolastica e industria, ancora troppo distanti”.