L’ITIA, Istituto di Tecnologia Industriale e Automazione del CNR, ha recentemente presentato i risultati di un progetto biennale per un impianto automatico di recupero e riutilizzo di rifiuti elettronici.
L’ITIA, Istituto di Tecnologia Industriale e Automazione del CNR, ha presentato i risultati di un suo progetto biennale per un impianto automatico di recupero e riutilizzo di rifiuti elettronici. Battezzato Fideas è in grado di recuperare metalli preziosi, come rame, oro, platino e terre rare, dalle schede elettroniche. Con un impatto positivo sull’economia.
di Riccardo Oldani
È stato testato per due anni e ora è pronto per trasformarsi in un nuovo concetto di impianto industriale automatizzato, la cui funzione non sarà produrre, ma smontare prodotti giunti a fine vita. Si tratta di Fideas (www.fideas.industries/), la fabbrica intelligente per la deproduzione avanzata e sostenibile, sviluppata a Milano dall’ITIA, Istituto di Tecnologia Industriale e Automazione del CNR, e concepita per trattare le schede logiche contenute in prodotti elettronici, sia domestici come lavastoviglie, smartphone o televisori, sia industriali, come PLC o CPU, recuperando le parti ancora funzionanti e i materiali preziosi contenuti al loro interno, tra cui rame, oro, argento, platino e terre rare.
UN MERCATO RICCO
Al progetto, i cui risultati sono stati presentati lo scorso 14 dicembre a Milano, hanno partecipato una quarantina di ricercatori dell’ITIA-CNR, impegnati non soltanto a definire il layout e i sistemi di sicurezza e di collaborazione uomo-robot, ma anche previsioni di mercato e simulazioni per capire il reale impatto di un impianto di questo tipo sull’economia lombarda. In Lombardia, infatti, si sta ragionando sull’idea di creare piccoli centri automatizzati di trattamento dei rifiuti elettronici per recuperare le parti di valore riutilizzandole in nuovi prodotti o smaltire quelle da buttare. Il mercato del recupero di rifiuti elettronici è ricco ed enorme: una tonnellata di schede logiche destinate alla discarica può valere da 4.000 a 26.000 euro, ma solo il 35% di questo tipo di scarto, in Europa, prende vie “ufficiali”. Il resto alimenta un mercato nero che porta in Estremo Oriente, India e Africa le schede da disassemblare, spesso ad opera di bambini le cui manine sono abbastanza agili da maneggiare i chip e altri elementi elettronici.
Un ricercatore dell’ITIA-CNR illustra il funzionamento dell’ambiente di lavoro di una cella automatizzata dell’impianto, in cui robot collaborativi KUKA LBR e un robot Comau si muovono in un ambiente libero insieme con le persone.
RECUPERARE E SMALTIRE
Automatizzare questo tipo di lavoro non è semplice. “La difficoltà – ha spiegato Giacomo Copani di ITIA-CNR – sta nel trattare schede molto diverse tra loro e nel mettere a punto quindi un sistema, assistito da una forte dose di automazione, che sia al tempo stesso economicamente sostenibile ed efficiente”. L’impianto pilota creato dall’istituto si basa su tre tipi di celle, in cui uomini e robot lavorano insieme in un ambiente sicuro e in cui i pezzi sono movimentati su una linea intelligente che li porta alle diverse stazioni di lavorazione. Una cella ha il compito di dissaldare gli elementi montati sulle schede e, dopo averne verificato il funzionamento, di rimontarli su prodotti nuovi o di indirizzarli allo smaltimento. Un'altra cella, con robot KUKA LBR e un braccio antropomorfo Comau, assiste gli operatori nello smontaggio di pezzi meccatronici, separando la parte meccanica da quella elettronica. L'ultima cella svolge il lavoro di triturazione dei materiali di scarto e di separazione delle frazioni metalliche da quelle plastiche.
UN AIUTO ALL’ECONOMIA
Secondo le proiezioni di ITIA-CNR, l’apertura di un solo impianto tipo Fideas in Lombardia creerebbe 50 nuovi posti di lavoro diretti, 100 indiretti e un fatturato di 15 milioni di euro annui. Se poi prendesse vita un network di centri di trattamento di questo tipo significherebbe, in pochi anni si avrebbero 500 addetti diretti, 1.000 indiretti e 100 milioni di euro di valore prodotto.
Un robot KUKA LBR, montato su un carrello, nella cella 1 dell’impianto Fideas dell’ITIA-CNR di Milano, manipola dispositivi meccatronici per impianti frenanti aprendoli, per consentire all’operatore il recupero delle schede elettroniche.