Il 3DEXPERIENCE Forum di Dassault Systèmes è stato aperto da Chiara Bogo, Director of Marketing EuroMed di Dassault Systèmes.
L’appuntamento con il 3DEXPERIENCE Forum di Dassault Systèmes, svoltosi in Italia presso il Museo Alfa Romeo ad Arese, in provincia di Milano, ha permesso ai manager di Dassault Systèmes, a esponenti dell’industria e ad imprese di consulenza, tra cui Gruppo Prysmian, Pomellato, WestRock, Thales Alenia Aerospace e Roland Berger Italia, di soffermarsi sui valori della quarta rivoluzione industriale.
di Alviana Trudu
Chiara Bogo, che dallo scorso gennaio riveste la carica di Director of Marketing EuroMed di Dassault Systèmes - la regione che comprende Italia, Israele, Turchia, Grecia, Romania, Bulgaria e Balcani - ha aperto i lavori del 3DEXPERIENCE Forum di Dassault Systèmes (www.3ds.com), svoltosi per questa edizione in Italia.
Chiara Bogo ha annunciato la presenza di diverse aziende leader nei rispettivi comparti ed ha ringraziato clienti e partner per la partecipazione all’evento che ha permesso ad ognuno di loro di proporre interventi ricchi di contenuti.
“Questa giornata è un’occasione di condivisione e networking, nel segno del modello di business della connessione che mette cliente al centro”, ha detto Bogo, focalizzando il tema della sua relazione: la quarta rivoluzione industriale. “Nella visione di Dassault Systèmes, la quarta rivoluzione industriale si declina in quattro aree: collaborazione, smart production, customization e servitization. In Italia questa rivoluzione trova concreta attuazione nel Piano Industria 4.0 del Governo, che rappresenta un supporto concreto al processo di digitalizzazione delle imprese e un rilancio degli investimenti in tecnologie abilitanti”.
Modernizzarsi in tal senso è fondamentale anche per le piccole e medie imprese, tipiche del tessuto economico italiano. Ma, sottolinea Chiara Bogo, l’Industria 4.0 è una sfida complessa e molte aziende sono alla ricerca di risposte e conferme prima di avventurarsi in un mondo tutto da scoprire: devo investire o posso farne a meno? Devo investire adesso o è meglio aspettare? In quale direzione, in quale tecnologia devo investire? E soprattutto, dovrò cambiare modo di lavorare e stravolgere i processi aziendali?
Un momento del 3DEXPERIENCE Forum, dedicato in particolar modo alla quarta rivoluzione industriale.
DIGITAL TRANSFORMATION
La piattaforma 3DEXPERIENCE di Dassault Systèmes risponde proprio a queste domande, con una soluzione pensata anche e soprattutto per le PMI. “La nostra proposta è una piattaforma scalabile, che non stravolge l’attività di un’azienda, ma anzi la accompagna nel processo di Digital Transformation. Tutto ciò grazie a una soluzione disponibile sul cloud”, sottolinea Chiara Bogo, “caratterizzata da un’estrema facilità d’uso e di implementazione, accessibile sia economicamente sia tecnologicamente ad aziende di tutte le dimensioni e tutti i settori”.
Un altro fattore di criticità per le aziende è la velocità con cui la tecnologia si evolve e si trasforma, rischiando di superare la capacità di implementazione delle aziende stesse. “Per applicare efficacemente innovazione e tecnologie, servono competenze, formazione e cultura dell’innovazione”, osserva Chiara Bogo. “È quindi importante avvicinare concretamente le tecnologie alle aziende, con testimonianze, discussioni e casi reali come quelli che proponiamo ogni anno nel nostro forum. In particolare il nostro playground offre la possibilità di toccare con mano il valore portato dalle tecnologie, quest’anno con l’esperienza di Westrock, che ha investito sulla piattaforma 3DEXPERIENCE per gestire tutte le fasi di sviluppo del packaging, dal brainstorming iniziale, passando per il design e la simulazione, fino alla produzione”. Nel playground allestito da Dassault Systèmes, i partecipanti al Forum hanno trovato anche una postazione dedicata al cloud e alcune aree esperienziali con dispositivi di “virtualità immersiva”, cioè realtà virtuale e aumentata.
Chiara Bogo è poi tornata sul valore e sul contributo in termini di crescita e di successo offerto dall’ecosistema di partner di Dassault Systèmes, un network forte e competente composto da oltre 12.600 realtà. “Abbiamo partnership importanti nei nostri mercati più consolidati come l’industria automobilistica e aerospaziale, ma abbiamo investito anche in nuove direzioni, ad esempio nell’edilizia e nell’architettura (AEC) e nel comparto che noi definiamo EPU - energia, processo e utility -, per sviluppare soluzioni dedicate alle sfide specifiche di questi settori. Soluzioni per fare innovazione di processo, per rendere progetti più efficienti e, in ultima analisi, per supportare la Digital Transformation”, ha ribadito Chiara Bogo. “In questi settori caratterizzati da progetti capital-intensive, che comportano lo sviluppo e la gestione di impianti e infrastrutture sempre più complessi, Dassault Systèmes fornisce soluzioni per incrementare la produttività ed estrarre valore, come già fatto nell’industria manifatturiera”.
Dunque, spazio a questi “nuovi” settori nelle “track” dedicate del pomeriggio, dove Dassault Systèmes ha proposto per la prima volta in Italia anche una sessione specifica per le bioscienze. “Il settore Life Science, dalle nanomedicine ai farmaci personalizzati, ai nuovi materiali, è alla ricerca del giusto equilibrio fra qualità, innovazione e sicurezza”, ha sottolineato Chiara Bogo. “Gestione del laboratorio, continuità digitale, qualità, ricerca e sviluppo, analisi predittiva, modellazione ed eccellenza in produzione sono i temi caldi di questo settore”.
NON SOLO INGEGNERIA MA STRUTTURA SOCIALE
Dunque, tanti settori diversi, tante sfide diverse, ma un filo comune e un unico fondamento: la piattaforma. A Monica Menghini, Vicepresidente Esecutivo Responsabile della strategia di Dassault Systèmes, Chiara Bogo ha lasciato il posto sul palco e il compito di chiarire che cosa è realmente una piattaforma. “Le piattaforme sono ovunque senza che neppure ce ne accorgiamo”, ha esordito Monica Menghini, “si stanno letteralmente mangiando il mondo grazie a smartphone e app. Fino al 2012 le piattaforme erano essenzialmente circoscritte al mondo consumer, con i cosiddetti GAFA, Google, Apple, Facebook e Amazon. Ma da allora abbiamo assistito a una rapida evoluzione verso il mondo business, così anche il B2B è diventato terreno fertile per le piattaforme”.
Questo è avvenuto per alcuni motivi precisi. In primo luogo, il business è sempre più digitale e, secondo le previsioni degli analisti, entro il 2020 il 25% dell’economia mondiale sarà basata su applicativi. In questo contesto, il 75% delle aziende in ogni settore sta esplorando l’universo digitale per capire come trasformare il proprio business con il supporto delle tecnologie digitali. “L’esempio più eclatante e sotto gli occhi di tutti è l’industria manifatturiera”, osserva Monica Menghini. “Non esiste di fatto Paese al mondo che non abbia un piano per lo smart manufacturing, l’IoT industriale, la fabbrica del futuro o l’Industria 4.0, scegliete voi come chiamarlo”.
Le aziende più lungimiranti stanno quindi adottando un business model basato su piattaforme. Il 70% delle cosiddette Unicorn, cioè startup o comunque nuove realtà valutate oltre un miliardo di dollari (come Uber, Airbnb, Snapchat o Dropbox, per fare alcuni esempi noti a tutti) opera con un Platform Business Model, che ora si sta estendendo anche all’industria tradizionale. Un esempio italiano proposto da Monica Menghini è Technogym, che produce prodotti per il fitness, ma parallelizza e incrementa i ricavi con una piattaforma per la vendita di beni “intangibili”, qualificandosi come Wellness Solution Provider.
“La differenza fra un business model di prodotto e quello incentrato sulla piattaforma è l’uscita”, ha spiegato Monica Menghini. “Nel primo caso l’obiettivo è creare un prodotto e venderlo come piattaforma, nel secondo invece l’azienda punta a trovare partner per sviluppare e massimizzare le transazioni. Non si creano prodotti o servizi, ma un ecosistema di partner che creano prodotti e servizi”.
Inquadrato il contesto, Monica Menghini ha poi ritenuto doveroso “sfatare” i falsi miti che circolano sulle piattaforme, perché “è fondamentale capire che cosa è una piattaforma e che cosa non lo è, altrimenti un’azienda non riuscirà mai a cambiare il proprio business model”.
Secondo la stratega di Dassault Systèmes sono tre le “voci false” che girano sulle piattaforme. La prima è che le piattaforme servano per automatizzare i processi operativi. “Implementare tecnologie digitali per fare le stesse cose che vengono già fatte in analogico significa semplicemente eliminare la carta, continuando a operare nello stesso modo”, dice Monica Menghini, “invece si dovrebbe trasformare la propria attività, sfruttando i dati per capire come fare. Una piattaforma dovrebbe quindi essere information-intensive e sfruttare i big data per individuare e implementare il processo ottimale”.
Numerose sono le imprese che hanno investito nella piattaforma 3DEXPERIENCE di Dassault Systèmes.
La seconda “leggenda” è che qualsiasi soluzione sia o possa diventare una piattaforma. “Nelle favole, la rana diventa un principe, ma nella realtà non è così”, ha osservato Monica Menghini. “Aggiungendo strumenti di collaborazione a un software CAD, non aumento la capacità di conoscere e di gestire, e quindi non trasformo il mio business. Si tratta semplicemente di una soluzione addizionata o potenziata. Una piattaforma, invece, permette di collegare i puntini e di mettere in collaborazione tutte le discipline, perché l’innovazione non può essere fatta da uno o due reparti, deve essere alimentata da tutta l’organizzazione, altrimenti non è possibile realizzare un nuovo modello di creazione del valore”.
Il terzo e ultimo mito da sfatare riguarda l’innovazione: non è vero che qualunque piattaforma è innovativa! “Ho dedicato due anni per discutere con gli analisti sul concetto di sistemi di innovazione”, ha raccontato Monica Menghini. “Tutti perseguiamo l’innovazione, ma come si fa innovazione? La verità è che l’innovazione non è lineare, non esiste un solo modo di pensare, non c’è la ricetta magica: si tratta di un mix di capacità manageriali, skill e sistemi. La chiave è la capacità di gestire un processo di innovazione olistica, nel quale tutti i reparti siano chiamati a contribuire ai processi di innovazione. Non c’è un unico reparto in grado di inventare un’offerta economica più attraente, semplicemente perché, come abbiamo detto prima, non si tratta più di vendere prodotti, ma di offrire esperienze. Abbiamo quindi creato la definizione di Innovation Platform, che potremmo considerare la nuova frontiera del PLM, che non necessariamente porta innovazione, semplicemente aiuta a gestire l’attuale. Per realizzare esperienze veramente impattanti serve un supporto differente, costituito appunto da una piattaforma di innovazione. Questa definizione è stata coniata da Dassault Systèmes, pertanto va da sé che ancora non esistano piattaforme equivalenti. Dunque, se i nostri clienti adottano precocemente questa tecnologia, si assicurano un vantaggio competitivo non indifferente”.
Riepilogando il proprio intervento e cinque anni di 3DEXPERIENCE Platform, Monica Menghini ha concluso sottolineando come l’impresa sia oggi una “struttura sociale” composta da una comunità di diverse persone. In questo contesto, la piattaforma costituisce da un lato il sistema operativo dell’azienda e dall’altro il suo business model. “Come sistema operativo, la piattaforma consente di gestire l’attività aziendale a tutti i livelli; come business model, la piattaforma consente alle imprese di uscire dalle loro quattro mura per entrare nel mercato virtuale grazie all’accesso a un ecosistema di partner che forniscono servizi di ingegneria, marketing, stampa 3D e altro, tutto garantito da Dassault Systèmes”.
La 3DEXPERIENCE Platform non è solo ingegneria, ma la struttura sociale