Loccioni Group è un gruppo internazionale, fondato nel 1968 da Enrico Loccioni, che opera al servizio dell’industria manifatturiera per la misura e il miglioramento della qualità di prodotti e processi.
Grazie al contributo di Teamcenter e Solid Edge, la “Open Company” creata da Enrico Loccioni ha realizzato un ecosistema per l’innovazione. Il Gruppo Loccioni, che opera a servizio dell’industria manifatturiera per migliorare la qualità di prodotti e processi, ha scelto Teamcenter per automatizzare diverse fasi del ciclo di sviluppo dei prodotti, abbattendo tempi ed errori con l’eliminazione di molti processi manuali.
di Luigi Ortese
Enrico Loccioni ha sempre pensato a come risolvere problemi. È nato così il Gruppo Loccioni (www.loccioni.com), che dal 1968 si propone come “impresa al servizio dell’industria”. Un’impresa fatta di collaboratori che ricevono fiducia e lavorano alla realizzazione di progetti sempre diversi, su misura per ciascun cliente. Il core business di Loccioni è la misura, o m+eglio, la valorizzazione del dato misurato, come spiega Sonia Cucchi, Public Relations Manager Loccioni, accogliendoci nella sede di Angeli di Rosora, a pochi chilometri da Ancona. “Risolviamo i problemi dei grandi gruppi industriali, migliorando sia la qualità dei loro prodotti e processi sia la sostenibilità dei loro edifici”, afferma. “Il nostro cliente tipo è la grande azienda leader nel proprio comparto, solitamente fra i primi a livello mondiale, capace di guidare l’evoluzione e l’innovazione nel mercato di riferimento”.
Loccioni è strutturata in cinque linee di business – energy, environment, industry, humancare e mobility –, ciascuna delle quali ha un proprio reparto di ricerca e sviluppo che lavora con una visione a tre-cinque anni per sviluppare soluzioni che nascono su iniziativa della stessa impresa o in risposta a richieste ed esigenze del cliente. “Il mercato ci riconosce un’alta barriera tecnologica abbinata a una grande flessibilità”, sottolinea Sonia Cucchi. “Nel perseguire la linearità e la pulizia del processo, molte aziende spesso diventano rigide e seguono regole fine a sé stesse. Ma quando si realizzano progetti di mesi o anni, le esigenze e le situazioni possono cambiare: affidandosi a Loccioni, il cliente può cambiare idea e arrivare comunque alla soluzione ideale. L’insegnamento di Enrico Loccioni è che le aziende sono fatte di persone e l’impegno a risolvere sempre un problema è un valore che rimane intangibile nella persona beneficiata, ritornando magari dopo molti anni come relazione e opportunità di business”.
DALL’AGRICOLTURA AL MEDICALE
L’avventura di Enrico Loccioni comincia negli anni sessanta quando, non ancora imprenditore, realizza un sistema per portare l’acqua nelle stalle in cui il padre alleva mucche, per evitare continui spostamenti quotidiani per abbeverare il bestiame. I primo vero cliente sarà però Merloni, che alla fine degli anni sessanta aveva già sette stabilimenti e migliaia di dipendenti nella zona. Loccioni inizia una stretta collaborazione con le imprese Merloni dapprima legata all’impiantistica elettrica poi al controllo della qualità degli elettrodomestici; competenza che negli anni Ottanta trasferisce anche nel settore auto. Nei decenni successivi la sua impresa estende il proprio raggio d’azione all’ambiente, all’energia e al medicale, realizzando grandi innovazioni, come il primo sistema al mondo, “Apoteca chemo”, che prepara automaticamente il mix di farmaci necessari per la chemioterapia con la piena tracciabilità fra reparto di cura, farmacia ospedaliera e paziente.
IL BENEFICIO DELLA CONDIVISIONE
La filosofia di Loccioni ruota attorno al concetto di “condivisione” come veicolo di benefici per tutti coloro che vi partecipano, senza alcuna eccezione: collaboratori, clienti, fornitori, comunità locale, scuole e università, territorio. Gli esempi spaziano dall’efficientamento energetico di tutti gli edifici del gruppo con il coinvolgimento diretto della scuola materna locale, alla costruzione di una foresteria con i sistemi di building automation più evoluti, all’adozione di un tratto di due chilometri del fiume Esino, restituito al suo alveo originale, protetto con nuovi argini e arricchito di nuova vegetazione e una pista ciclopedonale. “Il nostro obiettivo è essere un’impresa giovane, internazionale e profondamente legata al territorio. Da sempre sviluppiamo progetti che possano creare opportunità diffuse. La stessa scelta di aprire sedi estere in Germania, USA e Cina e di lavorare in oltre 40 paesi nel mondo è la dimostrazione della volontà di portare ricchezza e benefici sia ai nostri clienti sia al territorio”, dice Sonia Cucchi.
“Per questo motivo assumiamo solo neodiplomati e neolaureati provenienti dalle scuole e università della zona. Ci piace definirci una ‘Play Factory’, come suggeritoci da Isao Hosoe, ma non trascuriamo le competenze di chi ha lunghi anni di carriera alle spalle. Con il progetto Silver Zone, ad esempio, portiamo nella nostra organizzazione persone che hanno concluso la loro carriera professionale ufficiale, ma possono condividere esperienze e doti importanti con ragazzi anagraficamente più giovani. Posso citare un esempio tra tanti nella linea di business mobility, dove abbiamo affidato il progetto di realizzare uno strumento per misurare lo spruzzo in massa degli iniettori per autoveicoli, il Mexus, a un neolaureato di 28 anni affiancato da un ex-direttore di Alfa Romeo di 80: dal valore aggiunto di questa relazione è nato un nuovo brevetto registrato a nome dei due creatori.”
LEADER CHIAMA LEADER
Il flusso di lavoro in Loccioni parte solitamente da un’esigenza per la quale il cliente deve essere aiutato a trovare una definizione chiara, sviluppando insieme le specifiche del progetto, come conferma il responsabile della progettazione meccanica Danilo Ruffini. “Nella prima fase c’è un grosso lavoro del nostro offertista, un tecnico-commerciale molto esperto che arriva a formulare un’ipotesi di soluzione. Acquisito l’ordine, il progetto viene preso in carico da un project manager che coordina un team di progettisti meccanici, elettrici e informatici. Passando attraverso le fasi di progettazione, approvvigionamento dei materiali con l’acquisto di parti commerciali o la realizzazione di parti a disegno presso officine esterne, e assemblaggio finale, si arriva al collaudo interno in presenza del cliente e, dopo l’accettazione, alla consegna e installazione”.
I tempi di attraversamento variano molto in base alla tipologia e alla complessità della soluzione proposta. La progettazione meccanica costituisce una parte rilevante del ciclo di sviluppo in tutte le aree, in particolare nelle linee di business mobility e industry, dove Loccioni realizza soluzioni per linee automatiche e laboratori. “La meccanica si è sviluppata in maniera importante dagli anni Duemila”, racconta Ruffini. “Dopo la prima fase di informatizzazione, con l’adozione di un software CAD bidimensionale con il relativo PDM, dalla metà degli anni 2000 abbiamo puntato decisamente sul 3D con l’introduzione di Solid Edge di Siemens PLM Software (www.plm.automation.siemens.com/it), seguito a breve distanza da Teamcenter”.
La scelta di Loccioni è stata orientata nella fase iniziale dal marchio Siemens, in linea con l’imprinting di Enrico Loccioni che seleziona da sempre clienti e fornitori nella cerchia dei leader di mercato. “Nel caso specifico, Siemens svolge entrambi i ruoli di cliente e fornitore”, sottolinea Ruffini. “Abbiamo naturalmente fatto valutazioni tecniche su diversi prodotti, provando varie soluzioni su un progetto concreto. Inizialmente cercavamo un semplice database, ma la soluzione di Siemens PLM Software ci garantiva un’ottica e una visibilità di lungo termine”. “Abbiamo apprezzato molto l’approccio di Siemens di porsi non solo come fornitore di licenze, ma come partner”, commenta Ruffini. “Negli ultimi anni abbiamo fatto un grande lavoro di brainstorming insieme a Siemens PLM Software. Le nostre esigenze sono in continua evoluzione e, ogni volta che chiediamo a Siemens di supportarci, loro rispondono mettendoci a disposizione personale molto competente”.
Teamcenter ha consentito a Loccioni di formalizzare e riutilizzare al meglio l’esperienza accumulata negli anni, affinché non vada dispersa o resti chiusa nella mente di singole persone.
UN PATRIMONIO DA SALVAGUARDARE
Il contributo di Teamcenter è stato determinante per strutturare il processo in una realtà complessa come Loccioni, dove ogni collaboratore ha sempre lavorato in piena autonomia ma, in assenza di strumenti evoluti per la gestione dei dati, sviluppava ogni nuovo progetto senza guardare all’enorme patrimonio di conoscenze accumulato dall’organizzazione nell’arco di alcuni decenni.
“Quando si passa da una gestione ‘a cartelle’ a un sistema strutturato, c’è un primo impatto inevitabile in termini di velocità e flessibilità, che viene però rapidamente assorbito quando gli utenti capiscono l’approccio più corretto ed efficiente a uno strumento sofisticato come Teamcenter”, afferma Ruffini. “In Loccioni non sviluppiamo prodotti standard, ma altrettanto difficilmente partiamo da un foglio bianco, pertanto per noi è fondamentale formalizzare e riutilizzare al meglio l’esperienza accumulata negli anni, affinché non vada dispersa o resti chiusa nella mente di singole persone. Il più grande valore aggiunto di Teamcenter è legato proprio al grosso lavoro di catalogazione del nostro patrimonio di conoscenze e all’adozione di un nuovo ordine mentale”.
Loccioni ha integrato Teamcenter con altri strumenti informatici a monte e a valle per automatizzare alcune fasi di lavoro. “Per mantenere una filiera corta, vogliamo che ogni collaboratore possa svolgere diverse attività”, spiega Ruffini.
“Il progettista, ad esempio, è coinvolto anche nelle procedure di produzione. Questo approccio, oltre a offrire il vantaggio di essere più flessibili e snelli, ci ha stimolato ad automatizzare procedure che diversamente sarebbero svolte da risorse dedicate”. Ruffini cita alcuni esempi concreti, a partire dall’automazione della distinta base (BOM), per la quale sono stati sviluppati strumenti su Teamcenter che hanno ottimizzato alcune attività, ad esempio il passaggio dalla BOM alla distinta di produzione. “Oggi le richieste di acquisto vengono generate automaticamente e rapidamente dalla BOM”, dice Ruffini. “Per le lavorazioni meccaniche in esterno, abbiamo creato un sistema integrato con Teamcenter grazie al quale, quando una lavorazione viene assegnata a un fornitore, parte un workflow automatico: il fornitore prescelto riceve una notifica per scaricare disegni, si apre una trattativa online nella quale il fornitore inserisce la sua offerta sul portale e, una volta concordato il prezzo, i disegni vengono trasferiti al terzista senza alcun intervento manuale. Grazie a Teamcenter, la manualità di molti processi e passaggi è stata ridotta al minimo, con un notevole diminuzione di tempi ed errori”.
Nella fase finale, quando il progetto è ultimato e consegnato, la soluzione deve essere accompagnata da una corposa documentazione, per la quale Loccioni sta approntando un portale collegato a Teamcenter e aperto a fornitori e clienti per ricercare materiali e documenti di vario genere.
NON SOLO PER INGEGNERI
Attualmente Teamcenter è accessibile solo ai progettisti, che trasmettono i dati a laboratorio, project manager e clienti con la classica posta elettronica. La condivisione dei progetti è uno dei fronti sperimentali aperti da Loccioni, con l’obiettivo di arrivare a un punto di accesso ai dati comune per tutti ed eliminare la carta nei laboratori consentendo l’interazione diretta sui dati 3D. “Abbiamo già alcune licenze di visualizzazione per i laboratori e i responsabili di progetto”, conferma Ruffini, “e su questo fronte stiamo lavorando per estendere l’utilizzo di Teamcenter e dare fruibilità del mondo CAD anche ad altri reparti. In particolare, stiamo ragionando sull’utilizzo del formato JT per uscire dall’ufficio tecnico, coinvolgendo anche il service”. L’indotto rappresenta per Loccioni un’altra frontiera da esplorare nell’ottica dell’integrazione e dell’ottimizzazione del processo. “In linea con la filosofia di promozione del territorio e della comunità locale, abbiamo molte collaborazioni con consulenti esterni, studi tecnici, liberi professionisti, fornitori e imprese di vario genere, ciascuno dei quali utilizza sistemi e metodi diversi”, spiega Ruffini. “Ora, il lavoro di tutte queste entità viene raccolto e classificato in Teamcenter a scopo di riutilizzo, come accaduto lo scorso anno per il progetto di una linea di assemblaggio di pompe per iniezione carburante. La commessa ha richiesto per alcuni mesi fino a 40 progettisti meccanici esterni: impartendo le necessarie indicazioni per la preparazione dei file, siamo riusciti ad approntare il progetto nei tempi richiesti, raccogliendo tutti i materiali in Teamcenter con un’importazione snella. In pochi mesi abbiamo fatto confluire in Teamcenter l’opera di tutti i progettisti, interni ed esterni, gestendo una mole di lavoro impensabile per la nostra struttura. Oggi, per lavori simili, possiamo pensare di riutilizzare questa conoscenza grazie a Teamcenter. Per noi lo storico ha un valore inestimabile”.
Grazie a Teamcenter, la manualità di molti processi e passaggi è stata ridotta al minimo, con un notevole diminuzione di tempi ed errori.