Il rover IDEFIX in fase di assemblaggio nella camera pulita del CNES a Tolosa, in Francia.
Phobos è uno dei due piccoli e misteriosi satelliti di Marte, gli unici, oltre alla Luna, nella parte interna del Sistema Solare. Un piccolo robot autonomo, IDEFIX, sviluppato da un team franco-tedesco, nel 2026 atterrerà sulla sua superficie.
di Anna De Marco
Tra i tanti robot progettati per le esplorazioni spaziali, i rover, veicoli autonomi a quattro ruote in grado di muoversi sui terreni più accidentati, sono quelli che storicamente hanno mostrato la maggiore affidabilità ed efficienza. L’esempio più eclatante è quello di Spirit e Opportunity, i due veicoli gemelli inviati nel 2004 dalla NASA su Marte. Progettati per missioni che avrebbero dovuto esaurirsi in 90 sol (il sol è il giorno marziano, molto simile a quello terrestre, di cui è 39 minuti più lungo), in realtà hanno operato sul Pianeta Rosso molto più a lungo, rispettivamente 6 e 14 anni, fermati soltanto da tempeste di sabbia che hanno reso inefficaci i loro pannelli solari.
LE LUNE DI MARTE
Ora, un altro rover robotico, realizzato questa volta in Europa e non negli Stati Uniti, ha lasciato i laboratori dove è stato assemblato per iniziare il processo di integrazione nella navicella spaziale che lo porterà, anche questa volta, in direzione di Marte. Si chiama IDEFIX ed è frutto di un progetto congiunto tra DLR, il centro aerospaziale tedesco, e CNES, l’agenzia spaziale francese.
IDEFIX farà parte della missione MMX, Martian Moons Exploration, organizzata sotto la guida dell’agenzia di esplorazione aerospaziale giapponese JAXA per studiare le due lune di Marte, Deimos e Phobos, e capire come si sono originate. In particolare, il nuovo rover verrà depositato sulla superficie di Phobos, dove avrà il compito di prelevare campioni di roccia che poi verranno riportati sulla Terra dalla navicella madre. Il lancio della missione è programmato per il 2026.
Il rover franco-tedesco pronto per la consegna alla JAXA, in Giappone. Si notano due ruote ripiegate sulla struttura.
LEGGERO E ROBUSTO
La caratteristica principale di IDEFIX, rispetto ad altri rover spaziali come Spirit e Opportunity, è la sua compattezza. Un robot di appena 25 kg dotato di tutte le attrezzature necessarie per i suoi obiettivi scientifici. “La leggerezza è un aspetto essenziale per garantire la sopravvivenza del mezzo all’impatto con il suolo di Phobos”, spiega Markus Grebenstein, Project Manager di IDEFIX al DLR.
L’assemblaggio del rover è stato completato nel luglio 2023 ed è stato seguito da una serie di impegnativi test per verificare le sue prestazioni nello spazio, riguardanti sia le funzionalità sia la capacità di resistere alle vibrazioni durante il lancio della navicella sia alle estreme variazioni di temperatura su Phobos, comprese tra un massimo di -4 °C e un minimo di -112 °C. Phobos non ha una sua atmosfera e ha un diametro di appena 27 km. Le sue origini, insieme a quelle della più piccola Deimos, e la forma irregolare restano tuttora un mistero per gli astronomi, che la missione MMX punta a comprendere meglio.
I DETTAGLI DELLA MISSIONE
La navicella MMX, che porterà IDEFIX a destinazione, dovrebbe completare il tragitto verso Marte in circa un anno. Composta da un modulo esplorativo, uno di ritorno e da una capsula per la conservazione dei campioni raccolti, entrerà in orbita intorno al Pianeta Rosso e inizierà a mappare la superficie dei due satelliti con gli otto strumenti scientifici di cui è equipaggiata. Il rover verrà inviato su Phobos in caduta libera da un’altezza compresa tra 40 e 100 m e, una volta giunto a destinazione, sarà impegnato per tre mesi.
“Dovrà condurre molte operazioni”, spiega Stéphane Mary, Project Manager di IDEFIX allo CNES, “a partire dal suo spiegamento dopo l’atterraggio, che verrà condotto in modalità completamente autonoma, indispensabile per la sopravvivenza del robot. Il quale non potrebbe essere operativo se dovesse aspettare i comandi in arrivo dalla Terra”. La latenza dei segnali inviati dal nostro pianeta a Marte è, infatti, di una ventina di secondi.
Una volta pienamente operativo, il rover si muoverà sulla superficie di Phobos per analizzare aree di interesse scientifico. Questo avverrà grazie a soluzioni tecnologiche davvero pionieristiche. L’attrazione di gravità sul piccolo satellite è meno di un millesimo di quella terrestre e nessuno veicolo a ruote ideato dal genere umano si è mai mosso in condizioni di questo tipo.
La navicella MMX raggiungerà l’orbita di Marte nel 2027, dopo circa un anno di viaggio nello spazio.
COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE
La missione MMX è il frutto di un convergere di competenze di vari istituti, strategia sempre più perseguita per le missioni spaziali. In questo ambito DLR e CNES hanno condiviso la leadership nello sviluppo del rover IDEFIX. L’istituto tedesco, in particolare, si è occupato della realizzazione della scocca, rinforzata con una struttura in fibra di carbonio e anche del sistema di connessione e separazione dalla navicella madre. Ha inoltre fornito uno spettrometro Raman e un radiometro per una parte degli esperimenti scientifici che contribuiranno ad analizzare la composizione del suolo e la conformazione della superficie di Phobos.
Il CNES, a sua volta, si è impegnato nello sviluppo dei sistemi a telecamera impiegati per orientare il rover nello spazio e per esplorare la superficie e ha anche messo a punto gli strumenti per lo studio delle proprietà meccaniche del suolo. Ha anche progettato il modulo centrale di servizio del robot mobile e il sistema di alimentazione e di comunicazioni.
UN SODALIZIO DI SUCCESSO
La missione MMX è anche la prosecuzione ideale della collaborazione tra JAXA, CNES e DLR, che già ha dato vita alla missione Hayabusa2, con cui, nel 2018, una sonda è stata fatta atterrare sull’asteroide Ryugu, inviando a terra immagini spettacolari. Hayabusa ha raccolto campioni del suolo del piccolo corpo celeste, caratterizzato da un paesaggio roccioso e quasi completamente privo di polveri, e li ha riportati a terra nel dicembre del 2020 dopo oltre due anni nello spazio. © WE ROBOTS
Marte con le sue due lune. Deimos, in alto, con un diametro di appena 15 km, e Phobos, sotto, del diametro di 27 km. Oltre alla Luna sono gli unici due satelliti nella parte interna del Sistema Solare.