Spirito d’innovazione e capacità di migliorare continuamente l’offerta, garantendo ai clienti strumenti sempre più efficienti e competitivi, sono i fattori determinanti del successo di Renishaw.
Dalle parole di Roberto Rivetti AD di Renishaw emerge il profilo di una realtà dinamica, globale, capace di rispondere ad un mercato in continua evoluzione con soluzioni tecnologiche avanzate e con personale esperto.
di Fiammetta Di Vilio
Un Gruppo internazionale con headquarter nel Regno Unito. Fondato nel 1973, ha più di 70 sedi in 35 Paesi, oltre 4.000 dipendenti e un palmares di 18 Queen’s Award. Attivo nello sviluppo e costruzione di sistemi di misura, nel controllo del movimento, nel settore medicale, nella spettroscopia e nella produzione. Quando si tratta di progetti scientifici, Renishaw (www.renishaw.it) sa guardare lontano e declina la propria leadership tecnologica anche in comparti in piena evoluzione come quello dell’Additive Manufacturing. Spirito d’innovazione e capacità di migliorare continuamente l’offerta, garantendo ai clienti strumenti sempre più efficienti e competitivi, sono i fattori determinanti del suo successo. Ed è proprio dall’Italia, inesauribile serbatoio di tendenze e incubatrice di progetti, che arriva l’esempio concreto a confermare una volta di più che il “possibile” a volte coincide con il “reale”. Dalla sede di Pianezza, alle porte di Torino, la filiale di Renishaw opera sul mercato dal 1989 con un team di specialisti di prodotto, venditori e tecnici, tutti esperti, con una particolare attenzione verso il cliente. Alla sua guida Roberto Rivetti, Amministratore Delegato, che ci delinea un quadro complessivo sui principi e i criteri della gestione dell’impresa e i programmi di espansione per il prossimo futuro.
Roberto Rivetti, Amministratore Delegato di Renishaw S.p.A.
D. La vostra storia è fatta di impegno e dedizione nei confronti della ricerca e ingegnerizzazione e siete certamente un paradigma con il quale le imprese competitive devono confrontarsi. Quali sono le vostre caratteristiche distintive?
R. La nostra filosofia organizzativa s’incentra su un sistema di valori fondato su ricerca e innovazione. Questo modo di pensare l’impresa sottende una logica che si esplicita nella continua analisi di opportunità per sviluppare le conoscenze e le competenze atte a conservare una superiore capacità di servire il cliente.
Offrire prodotti avanzati tecnologicamente che permettono di ottimizzare l’efficienza produttiva: è una visione imprenditoriale che indirizza tutti gli sforzi verso il conseguimento di un traguardo di eccellenza. “Applichiamo l’innovazione” per garantire al cliente un vantaggio competitivo in termini di efficacia e miglioramento continuo. Non dimentichiamo il fatto che, in ottica di Digital Transformation, i sistemi interconnessi comunicano tra loro, unificando i vantaggi dei vari step: oggi è possibile fare pezzi buoni già nella fase prototipale e proseguire poi in maniera ripetibile nelle produzioni di serie piccole, medie o grandi.
Il messaggio che vogliamo lanciare agli utilizzatori di macchine è la necessità di conseguire maggiore redditività ottenendo il massimo da ogni fase del ciclo produttivo. È la produzione la parte critica del processo: contenere i tempi per passare dall’idea al pezzo con risultati replicabili è determinante per il successo.
“Non siamo solo un partner tecnologico: oggi, grazie agli spazi rinnovati della nostra sede di Pianezza, mettiamo a disposizione un’area dedicata anche all’AM, le macchine, il materiale e la nostra competenza per permettere a chi è interessato di capire concretamente se questa lavorazione è indicata alle sue specifiche necessità progettuali”.
D. Per la smart factory, qual è la differenza più evidente tra le tecnologie di Additive Manufacturing e quelle di asportazione?
R. L’Additive Manufacturing (AM) è una tecnologia abilitante, ovvero sviluppa soluzioni e miglioramenti attraverso esperienze di ricerca capaci di rivitalizzare il sistema produttivo. In quanto tale ha rilevanza sistemica, perché alimenta il valore della catena di fabbricazione e ha la capacità intrinseca di innovare complessivamente processi, prodotti e servizi. Anche la 31.BI-MU ha sapientemente creato il giusto spazio per l’AM. Detto questo, superata l’euforia iniziale del pensare di avere una macchina che ha le virtù di una bacchetta magica, si sono ora create le condizioni per una maggiore consapevolezza di utilizzo delle innovazioni tecnologiche, con l’obiettivo migliorativo di fare cose che prima non si potevano fare. Noi continuiamo a contribuire a diffondere la cultura dell’approfondimento scientifico intorno ad alcuni temi: perché è importante informare in modo corretto, e senza false illusioni, su ciò che l’AM è in grado di fare realmente. Buona parte dei processi sono già ottimizzati per le tecnologie attuali e difficilmente potrebbero diventare più vantaggiosi se portati, senza modifiche, sulla tecnologia di produzione additiva. Solo dopo aver interiorizzato il cambiamento di mentalità necessario per adottare con profitto questa tecnologia, si possono ottenere risultati che non sono conseguibili con le tecnologie tradizionali.
D. L’AM è quindi una sorta di rivoluzione nel mondo della lavorazione dei metalli?
R. È una rivoluzione all’interno del processo produttivo, perché è un tassello che si va ad aggiungere per migliorare l’intero ciclo di vita del prodotto.
È una tecnologia abilitante, nuova, ma complementare con le altre, il cui fine è l’ottimizzazione dei processi per costruire in maniera efficace ed efficiente qualcosa che prima non si riusciva a costruire.
D. E da un punto di vista dei servizi, dato che l’AM prevede un nuovo approccio, cosa offrite ai clienti?
R. Soprattutto perché è una tecnologia nuova necessita di un livello di supporto maggiore, non tanto nel trasferimento delle performance, ma nell’accompagnare il cliente verso la trasformazione del suo processo produttivo. Non siamo solo un partner tecnologico: oggi, grazie agli spazi rinnovati della nostra sede di Pianezza, mettiamo a disposizione un’area dedicata anche all’AM, le macchine, il materiale e la nostra competenza per permettere a chi è interessato di capire concretamente se questa lavorazione è indicata alle sue specifiche necessità progettuali.
D. Qual è la vostra visione, tecnologica e di mercato, del mondo della macchina utensile e del manifatturiero in generale?
R. Finalmente, dopo anni, si è tornati a rivolgere l’attenzione alla macchina in sé e al suo potenziale; perché la macchina, di qualunque tipo sia e qualunque tecnologia utilizzi, fa comunque la differenza. Il rinnovo degli impianti (legato anche agli incentivi del piano Industry 4.0), sicuramente non più adeguati al tipo di produzione richiesta oggi dai mercati, è un dato di fatto, come lo è il conseguente sviluppo tecnologico. Una priorità condivisa dai nostri clienti è proprio l’ottimizzazione dei processi (fare le cose prima e meglio): ognuno cerca di scegliere la tecnologia migliore per il tipo di lavorazione da eseguire, mantenendo tuttavia una certa forma di flessibilità. In generale le aziende italiane sono tecnologicamente molto cresciute, e, pur non avendo ancora fatto un salto significativo dal punto di vista del fatturato o del numero di addetti, si presentano anche alle multinazionali come partner d’eccellenza. Nelle imprese manifatturiere del nostro Paese c’è una specializzazione spinta ed è in atto un ulteriore innalzamento del livello qualitativo delle soluzioni proposte.
La presenza di Renishaw S.p.A. alla 31.BI-MU 2018 spazia su diverse linee di prodotti ed è caratterizzata da un’attenzione particolare all’interconnessione tra le varie soluzioni di controllo di processo.
D. Questo significa dotarsi di nuove tecnologie, come l’AM, ma anche delle persone capaci di trasformarle in una risorsa…
R. Sono due elementi strettamente legati e complementari. La tecnologia può poco senza le figure professionali capaci di sfruttarla. Mi riferisco a specialisti in grado di dialogare con gli addetti delle diverse funzioni del processo industriale; li definirei “tecnologi”, mediatori, preparati a confrontarsi allo stesso modo con i progettisti e con gli operatori della produzione, garantendo così una visione integrata dei processi e delle diverse discipline che li sottendono.
Noi stessi siamo tecnologi: con i nostri prodotti ci siamo sempre posti in modo trasversale a tutti i settori e a tutti i tipi di applicazione, anche se la macchina utensile unitamente alla macchina di misura (oggi si completano a vicenda) rappresentano per noi un mercato fondamentale. Cos’è cambiato rispetto al passato? Il flusso di dati e informazioni che parte dal progettista e arriva a chi esegue il collaudo a fine linea deve essere il più breve possibile e soprattutto non si deve interrompere in nessun modo, in un mondo che si muove molto più velocemente e anche molto più correttamente rispetto a prima. Oggi grazie a un processo logico si arriva alla fine con risultati garantiti; le variabili sono state cancellate e tutto ciò che può creare problemi o scarsa ripetibilità del processo è eliminabile con gli strumenti tecnologici adeguati.
D. E la vostra idea di qualità?
R. Per un’impresa che, come Renishaw, opera secondo la cultura della qualità, il miglioramento continuo è l’essenza stessa dei processi operativi. La qualità per noi è un concetto pervasivo, globale, non la vediamo solo nella buona riuscita di un pezzo o in un risultato eccellente ma parziale. La ricerchiamo in ogni fase del processo e in ogni fase del lavoro delle persone. Soltanto un lavoro fatto bene è un lavoro finito. Anche in questo caso c’è uno scambio molto fitto tra macchine e persone, in atti di trasferimento di informazioni molto simili tra loro: nelle macchine si usano le sonde per correggere le derive, nel lavoro delle persone si utilizzano elementi di controllo, anche individuali, per capire se si stanno facendo le cose bene. Tutto ciò per ottenere una prima esecuzione completa e senza errori, quindi replicabile oppure correggibile e immediatamente ripetibile. È una questione di “tempi e metodi”, concetto che deve tornare ad essere centrale nel processo produttivo. Non si tratta di ritornare al passato, ma di acquisire una nuova idea di perfettibilità: prima c’era qualcuno che calcolava anticipatamente le operatività necessarie e non c’era altro mezzo per capire. Oggi esistono gli strumenti adeguati per poterlo fare, a conferma dell’inevitabilità di adottare una procedura di verifica costante per l’efficienza complessiva dei processi.
La filiale di Renishaw opera sul mercato dal 1989 con un team di specialisti di prodotto, venditori e tecnici, tutti esperti, con una particolare attenzione verso il cliente.
D. Quali idee per il futuro?
R. Da un punto di vista economico stiamo vivendo un momento di crescita al quale seguiranno altri cicli e nuove fasi. Ritengo che il futuro ci riservi prospettive interessanti perché si sta consolidando l’introduzione di tecnologie, allo studio da vent’anni, finalizzate a ottimizzare i processi industriali. Assistiamo ad un’evoluzione molto importante in un tempo ristretto: ciò mi fa pensare che potremmo riuscire a non farci più condizionare dagli andamenti ciclici e fisiologici del mercato. Potremmo perfino tentare di compensare eventuali fasi negative per effetto dell’implementazione delle tecnologie abilitanti e del conseguente cambiamento che ogni industria manifatturiera dovrà mettere in atto per restare al passo con i tempi. Poiché la credibilità di una teoria organizzativa si fonda anche su un dato sperimentale importante, ovvero la sua applicazione nella realtà, tutto ciò non può che stimolare ulteriormente la nostra creatività. La produzione è un processo ripetitivo e apparentemente la creatività non vi trova spazio, ma non è così: la tecnologia ci rende liberi di usare l’estro personale e professionale per trovare risposta a problemi rimasti insoluti. Con la stampa 3D, per esempio, abbiamo liberato la creatività del progettista: mentre nel passato poteva ideare solo a partire da alcuni vincoli, oggi progetta per ottenere il meglio possibile di ciò che pensa di fare, e da qui “l’immaginazione che risolve” procede a cascata, in un circolo virtuoso, verso tutte le funzioni e i livelli del processo. Con queste premesse il futuro sarà meravigliosamente complesso e sfidante.
FOCUS: LE PROPOSTE DI RENISHAW ALLA 31.BI-MU
La presenza di Renishaw S.p.A. alla 31.BI-MU 2018, stand C46 al padiglione 9, Fiera Milano, spazia su diverse linee di prodotti ed è caratterizzata da un’attenzione particolare all’interconnessione tra le varie soluzioni di controllo di processo e le relative interfacce uomo-macchina. Obiettivo dichiarato è il miglioramento dell’accessibilità alle procedure di controllo senza concedere alcun compromesso all’accuratezza delle misure. Nel dettaglio delle novità presentate spicca (proposta in anteprima per l’Italia) la RenAM 500Q, una macchina per la stampa 3D dei metalli dotata di 4 laser, capaci di fondere contemporaneamente sull’intera superficie di lavoro, ed equipaggiata con automatismi interessanti che ne migliorano la produttività. Si tratta di una macchina performante che apre le porte dell’Additive Manufacturing alle produzioni di serie anche in nuovi settori, con valore aggiunto inferiore rispetto a quelli che tipicamente hanno utilizzato questa tecnologia finora.
Passando alle fasi di controllo, si passa dall’ispezione del pezzo in macchina con la sonda RMP400, in grado di effettuare misure di controllo o di impostazione del punto zero con accuratezze inferiori al micron, al nuovo SupaTouch, una routine integrata nel software Inspection Plus di Renishaw che ottimizza in modo intelligente i cicli di ispezione nella macchina utensile e consente di ridurre i tempi ciclo delle macchine CNC anche del 60%. Completano la proposta gli strumenti di presetting utensile quali RTS e NC4.
Anche il controllo in produzione vede importanti novità: Equator™ 500 è il nuovo calibro flessibile con dimensioni maggiorate che rende ancora più ampio il panorama di aziende che potranno fruire della facilità e precisione del controllo di processo, con il vantaggio di ispezionare pezzi senza subire l’influenza delle variazioni termiche. L’abbinamento con il software IPC ottimizza lo scambio di dati con il controllo della macchina utensile e permette poi di intervenire sui correttori utensili in tempo reale, aumentando sia l’interconnessione macchina-macchina sia quella uomo-macchina.
Sono in mostra anche strumenti per la calibrazione come ballbar QC20-W, che permette di diagnosticare in pochi minuti gli errori di posizionamento e di servocontrollo di una macchina utensile. Questa operazione, fatta prima della lavorazione e della successiva ispezione del pezzo, riduce i rischi di scarti e i tempi di inattività e, di conseguenza, i costi di lavorazione.
L’area calibration è completata dal software CARTO 3.0, che permette di abbinare il sistema laser multiasse XM-60 con le prestazioni del sistema di calibrazione XR20-W per assicurare la massima semplicità e rapidità di acquisizione e analisi dei dati degli assi rotanti.
Non mancano le soluzioni per la sala metrologica: dalla testa di misura a 5 assi punto-punto PH20 al sistema a scansione continua a 5 assi REVO, fino alla testa di misura senza contatto RVP, tutte abbinabili ai sistemi di fissaggio modulari Renishaw.
Molto interessante anche la parte dedicata ai nuovi encoder incrementali della serie QUANTiC, facili da installare e pensati per le attività produttive. Questi encoder producono un segnale digitale direttamente dal lettore, eliminando la necessità di ricorrere a interfacce esterne. ©TECN’È
Quando si tratta di progetti scientifici, Renishaw sa guardare lontano e declina la propria leadership tecnologica anche in comparti in piena evoluzione come quello dell’Additive Manufacturing.